Critpto, oggetto “politico”

Critpto, oggetto “politico”

Più che fenomeno economico, le criptovalute sono strumento di speculazione, rapidi guadagni e traffici di ogni genere senza controllo, svelati anche da recenti inchieste giornalistiche


Silvano Toppi
Silvano Toppi
Critpto, oggetto “politico”

Non passa giorno, ormai, che non si ritrovino, nei siti informativi di tutto il mondo, notizie perlomeno inquietanti relative all’attività del mondo delle criptovalute, in particolare di Tether, cui è legata fra l’altro, in un discusso rapporto di collaborazione, anche la città di Lugano. La nota agenzia Reuters ha pubblicato proprio recentemente una notizia concernente implicazioni di Tether nel nascondere denaro utilizzato per finanziare traffico di esseri umani. Più che fenomeno prettamente economico la tecnologia blockchain, con l’emissione e l’utilizzo di criptovalute, mostra insomma di essere uno strumento utile alla criminalità organizzata e uno strumento “politico”, come afferma Silvano Toppi nella nota che qui pubblichiamo [ndr]

All’ottima e soprattutto chiara intervista al professor Sergio Rossi sulle criptovalute (intervista di Aldo Sofia, qui apparsa) non c’è niente da aggiungere. Due interrogativi rimangono però come in sospeso. L’uno generale, emerso comunque come logica considerazione-domanda nell’intervista: stando così le cose e “nonostante”, come mai ci si affida ancora alle criptovalute? L’altro, più diretto e “nostrano”: come mai, e sempre per iniziativa di esponenti di ben determinati partiti (Udc-Lega), sia a livello cantonale (Gran Consiglio), sia a livello comunale (Città di Lugano) si riesce anche a legittimare istituzionalmente e ad esaltare politicamente / finanziariamente / economicamente le criptovalute quasi fossero la controparte del tramontato “sol dell’avvenire”?

Per i due interrogativi forse c’è una risposta unica: le criptovalute (o anche, si dice, i “criptoattivi”, assimilati a titoli in Borsa) non sono tanto un fenomeno economico o finanziario, ma sono un “oggetto politico”, nati in un contesto politico particolare, espressione di una visione del mondo. Lo dimostra e spiega molto bene una esperta giornalista economica-finanziaria in un libro da poco apparso (Nastasia Hadjadji, No Crypto. Comment Bitcoin a envoûté la planète, Ed. Divergences, 2023).

Spesso presentati come il massimo della tecnologia (la tecnologia del blockchain o, per dirla in termini semplici semplici, la rete informatica che permette le transazioni senza che sia necessario un controllo centrale), come strumenti finanziari rivoluzionari e un modo per liberarsi dal potere monetario degli Stati, quegli “oggetti” hanno anche una storia politica. L’autrice ne descrive il percorso intellettuale-ideologico, partendo dalla fusione, negli anni 1980, tra il movimento tecno-anarchico e i libertari statunitensi (fautori radicali e intransigenti di una libertà politica vicina all’anarchia). Un accoppiamento che ha conosciuto una affermazione notevole dopo la crisi del 2008, attribuita dai liberisti estremisti agli interventi dello Stato e delle Banche centrali, di cui occorreva quindi liberarsi.

Un percorso iniziatosi e fiorito a destra e sull’estrema destra. Che finisce tuttavia, strada percorrendo, di dimenticare, da un lato, le sue ambizioni anarcoidi per integrarsi invece speculativamente e a suon di balzi e sbalzi miliardari nel sistema finanziario esistente; d’altro lato, di tentare di porre qua là i paletti, anche tecnologici, per esercitare un suo potere, una vera politica di conquista (neocoloniale, la definisce l’autrice).

Aberrazione ecologica (per l’enormità di energia che consumano nel processo di “mining”, il processo informatico che gli permette di funzionare), le cripto non sono ancora riuscite a dimostrare la loro utilità economica. Hanno però attirato le attenzioni di chi punta soprattutto sulla speculazione e sul guadagno rapido, sulla facile scappatoia da ogni controllo pubblico, sulla liberazione, di fatto, da ogni responsabilità sociale.

Le contraddizioni sfociano sempre più (sostiene e dimostra l’autrice) sia in comportamenti di difesa violenta nei confronti delle critiche che crescono e degli allarmi, anche dei settori finanziari, sia soprattutto in una simbiosi emblematica e sempre più evidente e presente con una destra ed un’estrema destra identitaria, affascinate dal pensiero “libertariano”(massimizzare le voglie individuali, scartavetrare tutto quanto è autorità pubblica).

Nell’immagine: “Alla conquista del tempo e dello spazio”, una relazione (piuttosto ambiziosa) dell’edizione 2022 del Plan B Forum di Lugano

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