Berlinguer, il nome non è una garanzia
Dopo decenni la nota giornalista e conduttrice ha lasciato la Rai per andare a Rete 4, passando dalla tv governativa alla tv… filogovernativa
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Dopo decenni la nota giornalista e conduttrice ha lasciato la Rai per andare a Rete 4, passando dalla tv governativa alla tv… filogovernativa
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Dopo decenni la nota giornalista e conduttrice ha lasciato la Rai per andare a Rete 4, passando dalla tv governativa alla tv… filogovernativa
Con un nome così ingombrante è impossibile non cadere, anche scherzando, nello stereotipo secondo cui la signora Bianca può solamente essere comunista. Non per forza: siamo nel 2023, definirsi comunisti a qualcuno può creare qualche imbarazzo, oggi, oltre che risultare anacronistico.
Beninteso: la giornalista, come ogni essere umano, è libera di fare ciò che desidera, di avere le idee politiche che vuole – pure di cambiarle – e di scegliersi l’editore che più le aggrada. Ciò che però risultava difficile da prevedere, nel “calciomercato” dei palinsesti, era il passaggio di una professionista notoriamente tanto schierata a sinistra (con decenni di militanza alla RAI) alle reti Mediaset. Quelle dei “nemici”, quelle del padrone che si lamentava quando veniva da lei intervistato a “Cartabianca” (“Lei mi ha interrotto troppe volte. La televisione, secondo me, non si fa così”, disse il Cavaliere ad una puntata del 2019).
Indiscrezioni giornalistiche (il più informato sembra essere il quotidiano online Open di Enrico Mentana) parlano di liti con l’azienda di servizio pubblico per il budget del programma, e per le molte critiche a cui si è esposto. Berlinguer non si sarebbe più sentita protetta, oltretutto Berlusconi junior avrebbe offerto più soldi – da 240 mila Euro, massimo consentito dalla RAI, lo stipendio dovrebbe passare a oltre 500 mila Euro – per farla lavorare su Rete 4.
Evidentemente una mossa del genere è win-win sia per lei sia per Mediaset, che può contare su un personaggio di successo e smentire di assumere solo persone di destra o centro-destra. Insomma, Bianca è passata da una tv governativa ad un’altra tv… filogovernativa.
Dal mio punto di vista non sarà, giornalisticamente, una grande perdita. “Cartabianca” sembrava un programma condotto come se fosse la sagra degli spaghetti all’amatriciana. Mezz’ora di insopportabile teatrino con Mauro Corona, alpinista, scrittore e opinionista, presenza fissa in virtù non si sa bene di cosa, per poi passare ad ospiti (perlopiù gli stessi ad ogni puntata) tra politici (ad esempio Alessandro Di Battista), colleghi giornalisti (ad esempio Paolo Mieli e Andrea Scanzi) e ospiti discutibili come il “filoputiniano” professore Alessandro Orsini. Una trasmissione con la Berlinguer che urla come una lavandaia, mentre gli invitati, in studio o in collegamento, sovente e volentieri si aggrediscono.
I miei maestri alla RSI e ai corsi di giornalismo m’hanno insegnato che gli interlocutori e gli intervistati vanno il più possibile variati, non si devono continuamente chiamare le stesse persone. E che per ragionare non occorre che si urli, anzi.
L’Italia è un paese di 60 milioni di abitanti, è mai possibile che in tanti programmi o talk (come quello della Berlinguer) si vedano quasi sempre le stesse facce? (Ho pensato le stesse cose a proposito di “Che tempo che fa”…). Insomma, nel panorama massmediatico italiano tutto si interseca, si somiglia, in qualche modo si collega. E il denaro, ovvio, non ha mai cattivo odore. Neanche se ti chiami Berlinguer.
Ah già, sono stereotipi!
Nell’immagine: Berlinguer era lui
Per i richiedenti l’asilo, nuovi centri di raccolta – chiusi, situati in zone poco abitate, costruiti dall’esercito, supercontrollati , praticamente delle carceri a cielo aperto:...
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