“La Costituzione stabilisce le basi su cui la democrazia può evolvere in pace”
In occasione del 175mo anniversario della nostra Costituzione lo storico e giurista vodese Olivier Meuwly ne ricostruisce la storia in un volume appena pubblicato
Filtra per rubrica
Filtra per autore/trice
In occasione del 175mo anniversario della nostra Costituzione lo storico e giurista vodese Olivier Meuwly ne ricostruisce la storia in un volume appena pubblicato
• – Redazione
Nel messaggio per una nuova Legge delle scuole dell’obbligo, fissate le dimensioni minime perché un istituto scolastico possa dirsi tale
• – Adolfo Tomasini
L’invasione dell’Ucraina ha costretto le due milizie a diventare alleate ma presto potremmo assistere a uno scontro frontale – Estratto dell’ultimo articolo pubblicato da Elena Milashina, giornalista brutalmente aggredita a Grozny
• – Redazione
Il presidente di Greenpeace Italia: “L’accusa di ambientalismo ideologico significa rovesciare la realtà”
• – Redazione
Nuove strategie ed escalation nello scontro israelo-palestinese; ma soprattutto un ulteriore impulso all’annessione della Cisgiordania con la costruzione di numerose nuove colonie ebraiche
• – Aldo Sofia
Eppure continua a rappresentare un’utopia necessaria, perché senza solidarietà si cade nella barbarie
• – Lelio Demichelis
Da una barella è più facile apprezzare i pregi di un sistema solidale e democratico sempre più minacciato
• – Redazione
Di Mattia Feltri, La Stampa Le rivolte delle banlieue sono spiegate meglio nelle pagine che non trattano delle rivolte. Il Consiglio di Stato ha dato ragione alla Federazione...
• – Redazione
Gli argomenti con cui la Lega contesta ufficialmente, anche come partito, la nomina di Lorenzo Erroi a responsabile del Dipartimento Cultura e Società della RSI
• – Aldo Sofia
La privatizzazione che anche in Russia ha interessato l’esercito, all’origine della forza non solo economica del ribelle Prigozhin
• – Yurii Colombo
In occasione del 175mo anniversario della nostra Costituzione lo storico e giurista vodese Olivier Meuwly ne ricostruisce la storia in un volume appena pubblicato
Di Olivier Pauchard, Swissinfo.ch
Non molti libri per il grande pubblico trattano la storia costituzionale svizzera. L’ultima opera di riferimento – Petite histoire constitutionelle de la Suisse, del politico e giurista neocastellano Jean-François Aubert – risale alla metà degli anni Settanta.
Dopo un’attesa di quasi mezzo secolo, una sintesi più moderna è ora disponibile. Dalla penna dello storico e giurista vodese Olivier Meuwly, Una breve storia costituzionale della Svizzera (Une brève histoire constitutionnelle de la Suisse), fa la sua comparsa in occasione del 175esimo anniversario della Costituzione del 1848, documento che ha segnato la nascita della Svizzera moderna. L’abbiamo intervistato.
Ci si potrebbe aspettare che la sua storia costituzionale cominci con la Costituzione del 1848, ma invece ci porta ancor più indietro nel tempo. Perché?
Olivier Meuwly: Non voglio dire che esista una continuità quasi meccanica tra le “Landsgemeinde” dell’antica Confederazione e le costituzioni dell’epoca contemporanea. Non è il caso. Tuttavia, il periodo precedente allo Stato federale del 1848, o anche alla Repubblica elvetica del 1798, merita di essere studiato. Sul piano istituzionale, molti aspetti sono stati introdotti sotto l’Ancien Régime e anche nel Medioevo.
Certe problematiche erano già presenti: l’equilibrio dei poteri e delle culture tra città e campagna e tra protestantesimo e cattolicesimo. Queste divisioni, che avrebbero potuto essere la tomba della Svizzera, sono state anche un fattore strutturante per il nostro Paese e hanno sollevato domande che non sono molto lontane da quelle che ancora oggi ci poniamo.
I primi trattati siglati tra i Cantoni non hanno naturalmente nulla a che vedere con la Costituzione attuale. Ma nel corso della storia, c’è stata sempre questa volontà di associare elementi disparati che a priori non hanno nessuna ragione di vivere e lavorare insieme.
Guardando alla storia, si potrebbe avere l’impressione che le grandi opere costituzionali arrivino sempre dopo periodi turbolenti. È davvero così?
Non per forza, come si è visto in questi ultimi anni con la grande ondata di revisioni costituzionali nei Cantoni. Tuttavia, è vero che è spesso un periodo di instabilità obbliga a riflettere sulle fondamenta su cui si vuole ricostruire la stabilità.
La Costituzione del 1848 ha permesso di integrare la parte sconfitta della guerra del Sonderbund al nuovo Stato federale. La revisione totale del 1874 ha trovato il modo di sfociare in una maggiore centralizzazione, con la soluzione geniale di trasferire al popolo una parte dei poteri tolti ai Cantoni. La revisione del 1999, invece, è stata pensata nel contesto della crisi economica, finanziaria e morale degli anni Novanta.
Questo sguardo retrospettivo permette anche di rendersi conto che la ricerca del consenso è una costante della storia costituzionale svizzera.
La necessità di scongiurare la minaccia della disgregazione è sempre esistita. Risale al Medioevo ed è un elemento permeante della storia elvetica. Ci sono sempre stati fattori dissolutori o perlomeno delle forze centrifughe con potenziale distruttivo. Le varie costituzioni hanno sempre funto da risposta a queste minacce.
Ci stiamo dirigendo anche adesso verso una revisione costituzionale di peso?
Non mi sembra il caso. Anche l’ultima grande revisione del 1999 non aveva nulla di rivoluzionario. Si trattava essenzialmente di una toelettatura e di un adattamento alla giurisprudenza svizzera e soprattutto internazionale. Il sistema di democrazia diretta permette già di assorbire le grandi mutazioni e di gestirle più o meno bene. La Costituzione viene adattata di continuo e non vedo dunque l’utilità di una revisione fondamentale al momento.
Una delle conseguenze delle iniziative popolari federali è l’iscrizione nella Costituzione svizzera di articoli che non figurerebbero mai in quella di altri Paesi. Nel 2018, se la proposta non fosse stata respinta in votazione dal popolo, nella nostra Costituzione avremmo potuto avere un articolo che proibisce… di tagliare le corna delle mucche. È un problema?
Non credo. L’esempio delle corna delle mucche in realtà è molto serio. Pensiamo al dibattito sul veganismo e lo statuto degli animali. Quello sulle corna era un argomento molto al passo con i tempi. Malgrado sia all’apparenza un po’ folkloristica, questo tipo di democrazia ha permesso di discutere di una questione concreta – che rappresentava una preoccupazione per molte persone – e di fornire una risposta. Sento spesso ripetere questa critica, ovvero che l’iniziativa popolare è un fattore di populismo. Ma in realtà è il contrario. Se il populismo è meno cancrenoso in Svizzera rispetto ad altri Paesi europei, è proprio perché osiamo mettere sul tavolo determinate tematiche sensibili e le affrontiamo.
Alcune voci chiedono la creazione di un tribunale costituzionale che impedisca l’inserimento nella Costituzione di articoli che potrebbero essere considerati contrari ai diritti fondamentali. Lei cosa ne pensa?
A titolo personale, sono contrario. Questa questione era già stata affrontata durante la revisione totale della Costituzione nel 1874 e l’idea di una giurisdizione costituzionale era stata chiaramente respinta, adducendo che i giudici non potessero sostituirsi al popolo. Credo che questo ragionamento sia ancora corretto. Ma sapere come trattare le iniziative popolari potenzialmente pericolose resta una grande problematica. Dal mio punto di vista, è uno dei temi costituzionali più caldi del momento, perché attraversa anche l’ambito politico. È un argomento che tornerà sicuramente un giorno sul tavolo e avrà bisogno di risposte precise.
Talvolta si designa la Costituzione con il termine “legge fondamentale” dello Stato. Ma sembra un concetto piuttosto astratto. Lei come spiegherebbe l’importanza della Costituzione oggi come oggi?
In una democrazia la gente ha dei diritti che devono essere formalizzati da una costituzione. Una costituzione deve essere la raccolta di queste libertà, dei diritti fondamentali. Oggi, la democrazia non è al massimo della forma. In Svizzera sta meglio che altrove grazie agli strumenti di cui dispone, ma bisogna stare all’erta. Ai giorni nostri, vediamo che l’essenza dello Stato costituzionale è in pericolo; è quindi importante avere un testo di base che stabilisca i rapporti di potere, che indichi chi fa cosa e chi deve organizzare la vita in società. La Costituzione getta le fondamenta su cui la vita politica può evolvere in pace.
Traduzione di Zeno Zoccatelli
Un importante studio sul cambiamento climatico ci avverte: sta per accadere qualcosa di sconvolgente
A cento anni dalla nascita dello scrittore Luciano Bianciardi - Di Laura di Corcia