NAUFRAGHI/E

Navigazione
  • Chi siamo
  • Contatto
  • Tutti i messaggi
  • Archivio per data

Rubriche



  • #SwissCovidFail 48
  • Balla coi lupi 13
  • Festival Diritti Umani 5
  • Il meglio letto/visto per voi 279
  • La matita nell'occhio 203
  • L’immaginario in viaggio 22
  • Macerie - Idee di democrazia 25
  • Naufragi 845
  • Onda su onda 17
  • Ospiti e opinioni 116
  • Piazza... federale 57
  • Testi e testimonianze per Giorgio Orelli 10
  • Tre domande a... 108
  • Vento dell'Est 12
  • Visti dal largo 15

Seguici con


Copyright © NAUFRAGHI/E. 2022 • All rights reserved.

Hydra WordPress Theme by EckoThemes.

Published with WordPress.

Dal nostro archivio

Filtra per categoria

  • Naufragi(845)
  • Il meglio letto/visto per voi(279)
  • La matita nell'occhio(203)
  • Ospiti e opinioni(116)
  • Tre domande a...(108)
  • Piazza... federale(57)
  • #SwissCovidFail(48)
  • Macerie - Idee di democrazia(25)
  • L’immaginario in viaggio(22)
  • Onda su onda(17)
  • Visti dal largo(15)
  • Balla coi lupi(13)
  • Vento dell'Est(12)
  • Testi e testimonianze per Giorgio Orelli(10)
  • Festival Diritti Umani(5)

Filtra per autore/trice

  • Aldo Sofia Aldo Sofia (236)
  • Alessandra Bonzi Alessandra Bonzi (1)
  • Andrea Vosti Andrea Vosti (5)
  • Andrea Ghiringhelli Andrea Ghiringhelli (2)
  • Antonio Ferrari Antonio Ferrari (1)
  • Antonio Prata Antonio Prata (1)
  • Aurelio Sargenti Aurelio Sargenti (1)
  • Benedetto Antonini Benedetto Antonini (1)
  • Boas Erez Boas Erez (1)
  • Bruno Giussani Bruno Giussani (2)
  • Bruno Balestra Bruno Balestra (1)
  • Carlo Lepori Carlo Lepori (1)
  • Cesare Bernasconi Cesare Bernasconi (2)
  • Christian Marazzi Christian Marazzi (14)
  • Cristina Kopreinig Guzzi Cristina Kopreinig Guzzi (2)
  • Cristina Foglia Cristina Foglia (3)
  • Daniele Piazza Daniele Piazza (56)
  • Daniele Finzi Pasca Daniele Finzi Pasca (1)
  • Delta Geiler Caroli Delta Geiler Caroli (2)
  • Eleonora Giubilei Eleonora Giubilei (10)
  • Elvira Dones Elvira Dones (1)
  • Enrico Lombardi Enrico Lombardi (124)
  • Fabio Dozio Fabio Dozio (4)
  • Fabrizio Triulzi Fabrizio Triulzi (5)
  • Federica Alziati Federica Alziati (1)
  • Federico Franchini Federico Franchini (17)
  • Filippo Rossi Filippo Rossi (3)
  • Francesco Bonsaver Francesco Bonsaver (1)
  • Françoise Gehring Françoise Gehring (2)
  • Fulvio Poletti Fulvio Poletti (2)
  • Gabriela Giuria Tasville Gabriela Giuria Tasville (2)
  • Gianni Beretta Gianni Beretta (15)
  • Gino Driussi Gino Driussi (4)
  • Giulia Petralli Giulia Petralli (2)
  • Giusfin Giusfin (9)
  • Giorgio Noseda Giorgio Noseda (3)
  • Gianluca Verga Gianluca Verga (4)
  • Jacques Pilet Jacques Pilet (4)
  • Katia Accossato Katia Accossato (1)
  • Lelio Demichelis Lelio Demichelis (24)
  • Libano Zanolari Libano Zanolari (28)
  • Lisa Boscolo Lisa Boscolo (1)
  • Loretta Dalpozzo Loretta Dalpozzo (18)
  • Lucia Greco Lucia Greco (5)
  • Marcello Lorrai Marcello Lorrai (4)
  • marcosteiner_marcodanna marcosteiner_marcodanna (22)
  • Marco Züblin Marco Züblin (94)
  • Marco Marcacci Marco Marcacci (1)
  • Redazione Redazione (528)
  • Mario Casella Mario Casella (1)
  • Mario Conforti Mario Conforti (5)
  • Martino Rossi Martino Rossi (3)
  • Mattia Pelli Mattia Pelli (1)
  • Maurizio Corti e Enrico Lombardi Maurizio Corti e Enrico Lombardi (2)
  • Maurizio Chiaruttini Maurizio Chiaruttini (2)
  • Maurizio Corti Maurizio Corti (1)
  • Maurizio Solari Maurizio Solari (3)
  • Michel Venturelli Michel Venturelli (1)
  • Nadav Tamir Nadav Tamir (1)
  • Natasha Fioretti Natasha Fioretti (2)
  • Nelly Valsangiacomo Nelly Valsangiacomo (4)
  • Nicoletta Vallorani Nicoletta Vallorani (3)
  • Olmo Cerri Olmo Cerri (12)
  • Paola Pronini Medici Paola Pronini Medici (1)
  • Paolo Storelli Paolo Storelli (1)
  • Paolo Rossi Paolo Rossi (1)
  • Paolo Favilli Paolo Favilli (6)
  • Paolo Tognina Paolo Tognina (1)
  • Patrizio Broggi Patrizio Broggi (16)
  • Pepita Vera Conforti Pepita Vera Conforti (7)
  • Pietro De Marchi Pietro De Marchi (1)
  • Pietro Montorfani Pietro Montorfani (15)
  • Raffaele Morgantini Raffaele Morgantini (1)
  • Riccardo Fanciola Riccardo Fanciola (52)
  • Riccardo Bagnato Riccardo Bagnato (11)
  • Roberto Antonini Roberto Antonini (4)
  • Roberto Porta Roberto Porta (1)
  • Rocco Bianchi Rocco Bianchi (27)
  • Ruben Rossello Ruben Rossello (1)
  • Sarah Parenzo Sarah Parenzo (4)
  • Sergio Roic Sergio Roic (12)
  • Silvano Toppi Silvano Toppi (58)
  • Simona Sala Simona Sala (25)
  • Spartaco Greppi Spartaco Greppi (2)
  • Tommaso Soldini Tommaso Soldini (1)
  • Franco Cavani Franco Cavani (205)
  • Virginio Pedroni Virginio Pedroni (5)
  • Willy Baggi Willy Baggi (1)
Mostra tutti i messaggi
Chi può fermare Putin? Il popolo ucraino e il popolo russo
Il meglio letto/visto per voi

Chi può fermare Putin? Il popolo ucraino e il popolo russo

Secondo il filosofo Étienne Balibar, per evitare una “ricostituzione dei blocchi” va aiutata la resistenza del popolo ucraino (anche consegnando armi) e quella del popolo russo dissidente

• 12 Marzo 2022 – Redazione

Ipotesi per l’ultima spiaggia, dove l’arte ha il dono dell’ubiquità
Ospiti e opinioni

Ipotesi per l’ultima spiaggia, dove l’arte ha il dono dell’ubiquità

Il contributo di un artista che da anni dipinge il mondo come oggi ci pare evidente che sia

• 12 Marzo 2022 – Redazione

Ticino, terra di oligarchi
Naufragi

Ticino, terra di oligarchi

Russia e Ucraina sono grandi esportatori di acciaio: e in Ticino, importante piazza delle materie prime, hanno una delle loro piattaforme preferite; le sanzioni e la crisi del settore

• 11 Marzo 2022 – Federico Franchini

Il virus della guerra, l’antidoto della memoria
Il meglio letto/visto per voi

Il virus della guerra, l’antidoto della memoria

L’Europa non invii armi agli ucraini, per evitare lutti e sofferenze maggiori alla popolazione, e per sottrarsi alle politiche imperiali di Russia e Nato

• 11 Marzo 2022 – Redazione

Elvezia nelle braccia della NATO
Naufragi

Elvezia nelle braccia della NATO

Difesa nazionale, la Svizzera da sola non potrebbe resistere per più di due settimane a un attacco militare da est: e non lo dice uno qualsiasi

• 11 Marzo 2022 – Fabio Dozio

Nel Nicaragua di Ortega in carcere le donne che fecero la rivoluzione
Naufragi

Nel Nicaragua di Ortega in carcere le donne che fecero la rivoluzione

Niente festa dell’8 marzo, e carcere per diverse protagoniste della lotta per la democrazia e la libertà

• 11 Marzo 2022 – Gianni Beretta

Sergio Rossi – Sanzioni, consumi e speculatori
Tre domande a...

Sergio Rossi – Sanzioni, consumi e speculatori

La guerra e l'ultima sanzione USA contro la Russia provocano l'aumento del costo del petrolio, volato a 120 dollari al barile; ma è scorretto l'immediato e forte aumento del prezzo della benzina: un esempio di inflazione + speculazione

• 10 Marzo 2022 – Aldo Sofia

Scricchiolii fra putiniani e militari
Il meglio letto/visto per voi

Scricchiolii fra putiniani e militari

Si avverte sullo sfondo un tintinnio di carri armati che rivolgono il loro volto minaccioso al Cremlino? Chi sa parli.

• 10 Marzo 2022 – Redazione

Dalla Russia con onore
Il meglio letto/visto per voi

Dalla Russia con onore

Pur rischiando il carcere, quindicimila medici, infermieri e operatori sanitari russi sottoscrivono un documento contro la guerra di Putin

• 10 Marzo 2022 – Redazione

Neutralità vo’ cercando
Ospiti e opinioni

Neutralità vo’ cercando

Quante volte Berna ha eluso spirito e lettera degli impegni previsti per la neutralità svizzera

• 10 Marzo 2022 – Redazione

Vai ai messaggi più recenti
Chi può fermare Putin? Il popolo ucraino e il popolo russo
Il meglio letto/visto per voi

Chi può fermare Putin? Il popolo ucraino e il popolo russo

Secondo il filosofo Étienne Balibar, per evitare una “ricostituzione dei blocchi” va aiutata la resistenza del popolo ucraino (anche consegnando armi) e quella del popolo russo dissidente


Redazione
Redazione
Chi può fermare Putin? Il popolo ucraino e...
• 12 Marzo 2022 – Redazione
Se ti piace quello che facciamo dacci una mano a continuare – Clicca qui per sapere come

Di Mathieu Dejean, da “Pop off”

Tra i libri che riempiono l’ufficio parigino di Etienne Balibar, un busto di Karl Marx fissa l’orizzonte. Nella sua immagine, il filosofo 79enne, espulso dal partito comunista francese nel 1981 per averne criticato l’atteggiamento durante la guerra d’Algeria, dice che sta “cercando una bussola” per capire l’attuale guerra in Ucraina e le sue implicazioni.
Sostenitore del federalismo europeo come definito dal comunista italiano Altiero Spinelli nel “Manifesto di Ventotene” (1941), non prevedeva che l’Europa si sarebbe trovata sulla china della militarizzazione che oggi sembra inevitabile. Come fece all’epoca dell’invasione americana dell’Iraq nel 2003, in L’Europe, l’Amérique, la guerre : réflexions sur la médiation européenne (La Découverte, 2005), Étienne Balibar propone delle prospettive per pensare oltre la guerra.
Rifiutando l’idea di una “ricostituzione dei blocchi”, il filosofo, i cui scritti sono stati pubblicati da “La Découverte” in diversi volumi (‘Histoire interminable’, ‘Passions du concept’, e presto ‘Cosmopolitique’), invoca un internazionalismo che includa il sostegno alla resistenza del popolo ucraino, ma anche quella del popolo russo dissidente. Perché è davvero una “guerra europea” quella che è in gioco. E, come tale, è necessario evitare a tutti i costi “di mettere una cortina di ferro morale tra noi e loro”, spiega.

D. L’invasione russa dell’Ucraina ha riportato in auge parole del passato, senza che si sappia se corrispondono realmente alla situazione attuale: guerra fredda, guerra mondiale, guerra imperialista… Che guerra pensa sia iniziata?
R. Questa non è una domanda facile, dato che non sono un esperto militare o geostrategico in nessun grado. Ma, come molte persone della mia generazione, e anche di generazioni più recenti, ritengo che tutti gli eventi politici in Europa e nel mondo, che coinvolgono questioni vitali come la guerra e la pace, la democrazia e la dittatura, sono inevitabili.
Quando si è cittadini europei e si professa di riflettere sul mondo in cui si vive, non ci si può nascondere dietro la propria incompetenza.
La mia risposta, quindi, è che questa è una guerra europea. Non solo perché si svolge in un territorio che può essere considerato come appartenente all’Europa o alla sua frontiera, ma perché è una guerra che si svolge all’interno dell’insieme storico, culturale e politico che chiamiamo Europa. E tutto questo include la Russia.
Questo non vuol dire che la Russia e il suo attuale regime, una sorta di “petro-oligarchia” autocratica, ultra-militarizzata e sempre più sorvegliata, nostalgica dell’impero russo, non siano il nemico del momento. Sono il nemico degli ucraini e, di conseguenza, il nemico di tutti coloro che considerano, come me, che la priorità è sostenere la loro resistenza.
Ma è molto importante considerare, contro una certa evidenza, che questa non è una guerra tra l’Europa, ridotta a “piccola Europa”, e una potenza che sarebbe esterna per definizione, una guerra tra “noi” e “loro”. È una guerra che si sta svolgendo all’interno del nostro spazio europeo, ma che potrebbe ancora espandersi, questo è un rischio evidente.

D. Come definisce questo spazio europeo? Quali sono i suoi limiti?
R. Questo presuppone che si abbia una definizione e una visione ampia dello spazio europeo. Penso a quello che Gorbaciov chiamava la “casa comune”. Ho anche in mente il famoso libro di Keynes pubblicato dopo la prima guerra mondiale: ‘Le conseguenze economiche della pace’ (1919). In quel libro, ci sono temi di Keynes che vanno contro l’ovvio: per esempio, l’idea che se avessimo cercato di schiacciare i tedeschi, questo ci si sarebbe ritorto contro. E diceva ai suoi lettori, in sostanza: “Vi sorprenderà che un inglese si dica così preoccupato per quello che succede in Europa, ma io mi sento europeo”. Penso anch’io che abbiamo bisogno di una definizione aperta dell’Europa, in accordo con la sua storia. Ecco perché dico che la Russia fa parte dell’Europa, come l’Inghilterra o la Turchia. L’Europa storica è divisa, a volte violentemente, da frontiere interne, ma non ha frontiere esterne in quanto tali, né a sud, né a ovest, né a est, se non nel senso delle zone di contatto con altre civiltà.

D. Lei include la Russia, ma nel suo discorso del 21 febbraio 2022 che annunciava la sua offensiva, Vladimir Putin è arrivato a negare l’esistenza stessa dell’Ucraina. Il suo imperialismo aggressivo non ostacola questa visione dell’Europa?
R. Putin ritorna ossessivamente a qualcosa che non può non colpirmi, perché nella mia memoria c’è anche tutta la storia del comunismo. È l’idea che Lenin sia responsabile di questo, perché ha commesso un errore irreparabile quando ha accettato, al momento della fondazione dell’Unione Sovietica nel 1922, dopo la guerra civile, che un’entità nazionale, chiamata Ucraina, costituisse una repubblica autonoma all’interno dell’URSS.
Putin dice che Lenin ha fatto una concessione disastrosa al nazionalismo ucraino, e che se questo non fosse stato il caso, al momento della caduta dell’Unione Sovietica, non ci sarebbe stata alcuna indipendenza per l’Ucraina, poiché le terre ucraine sarebbero state considerate dagli stessi abitanti come parte della Russia. Questo equivale a prendere posizione per Stalin, contro Lenin.
Certo, penso che Lenin avesse ragione nella famosa “questione delle nazionalità”. Era ossessionato da quello che chiamava “Grande sciovinismo russo”. Ma ciò che seguì dimostrò che i nazionalismi, grandi e piccoli, erano fin troppo desiderosi di emergere attraverso guerre, crisi e genocidi.

Ci sono radici ancora più antiche, nella storia dell’impero russo e di altri imperi europei, ma credo che ciò che sta accadendo oggi abbia le sue radici nella grande divisione dell’Europa alla fine della prima guerra mondiale e dopo la rivoluzione russa, seguita naturalmente dal nazismo e dalla guerra fredda.
La conclusione che ne traggo, per proporre delle prospettive, è che l’obiettivo deve essere una ricomposizione dell’Europa, nell’interesse dei russi, degli ucraini e nostri, dove la questione delle nazioni e delle nazionalità sia ripensata da cima a fondo. Non sto dicendo che dovremmo tornare al 1920. Ma dobbiamo prendere questa lunga traiettoria delle divisioni interne dell’Europa per cercare di pensare al suo futuro collettivo. E questo detta in parte ciò che dovremmo fare in questo momento, e come dovremmo farlo.

D. Pensa che l’attuale risposta dell’Unione Europea a questa guerra sia all’altezza? Non teme un’escalation militare?
R. Ho molta paura dell’escalation militare, compresa quella nucleare. È terrificante e ovviamente non è fuori questione. Ma il pacifismo non è un’opzione. L’imperativo immediato è aiutare gli ucraini a resistere. Non ripetiamo il “non intervento”. L’Unione Europea è comunque già coinvolta nella guerra. Anche se non invia truppe, sta consegnando armi, e penso che sia giusto farlo. Questa è comunque una forma di intervento. In secondo luogo, gli eserciti europei sono in allerta, stanno inviando distaccamenti alla frontiera. Non c’è modo di sapere cosa succederà se le armate russe vi arriveranno a loro volta. E in terzo luogo, nel quadro occidentale, l’UE sta adottando “sanzioni” economiche che, se devono essere efficaci, sono un modo “ibrido” di fare la guerra, e possono portare a ritorsioni russe.
La grande incognita è cosa faranno allora i cinesi, ma tutte le prove suggeriscono che mentre vedono qualche beneficio nei russi che fomentano i problemi nel mondo occidentale, non sono pronti a seguirli ovunque. I cinesi non pensano in termini di “parti”. Ma hanno un modo per far pensare Putin? È meno ovvio.
Per tornare alla sua domanda, Noam Chomsky ha detto in questi giorni che dovremmo sostenere gli ucraini, ma dare a Putin una via d’uscita, e che queste sanzioni economiche non dovrebbero portare a reazioni eccessive da parte dei russi. Con tutto il rispetto, penso che si sbagli.
Se si vuole costringere Putin a fare marcia indietro, bisogna colpirlo duramente. Ma è assolutamente vero che le sanzioni economiche sono a doppio taglio, e che gli europei probabilmente soffriranno in termini di forniture di gas, petrolio e grano. L’inflazione si scatenerà. Potrebbe anche esserci un “rischio sistemico” per la finanza globale.
In generale, siamo in un periodo molto lungo sotto il segno del rischio. Non si può intervenire nella guerra che Putin ha iniziato, in varie forme, e credere che non costerà nulla né comporterà alcun rischio.
L’imperativo, ripeto, è innanzitutto sostenere gli ucraini. Quindi non voglio dare a Putin una via d’uscita. Inoltre, lui stesso non lo vuole. Si è messo in una posizione di tutto o niente. È questo che fa paura.

D. Putin ha brandito una presunta minaccia della Nato per giustificare la sua guerra, come se fosse il prodotto delle rivalità interimperialiste con gli Stati Uniti. Come uscire dal “campanilismo” che sta alimentando, e che vediamo nonostante tutto ricomporsi in occasione di questa guerra?
R. Sono tra coloro che credono che la NATO avrebbe dovuto scomparire alla fine della guerra fredda, insieme al Patto di Varsavia. All’epoca, l’Occidente pensava che avendo vinto la guerra dei “sistemi”, doveva raccogliere i frutti di questa vittoria su tutti i terreni: economico, ideologico, militare. Tra le cose che conservava c’era la NATO, che aveva funzioni esterne, ma anche e forse soprattutto la funzione di disciplinare, per non dire addomesticare, il campo occidentale.
Tutto questo è certamente legato all’imperialismo: la NATO è uno degli strumenti che garantiscono che l’Europa in senso lato non abbia una reale autonomia geopolitica rispetto all’impero americano. Questa è una delle ragioni per cui la Nato è stata mantenuta dopo la guerra fredda. E le conseguenze sono state catastrofiche per tutto il mondo.
La NATO ha consolidato dittature nella propria zona d’influenza, ha coperto o tollerato ogni sorta di guerra, alcune delle quali orribilmente assassine, con crimini contro l’umanità. Quello che sta succedendo ora non mi fa cambiare idea su questo punto.
Tuttavia, l’aggressione russa è reale, e per i cittadini degli Stati baltici, per esempio, l’unica protezione, apparentemente, è la Nato. Hanno il 30 o 40% di persone che parlano russo. L’impero russo ha sempre voluto l’accesso al mare, a nord e a sud, e Riga potrebbe temere il destino della Crimea. La Polonia potrebbe già essere un altro problema, con una grande quantità di nazionalismo ereditario, così come il trauma del patto tedesco-sovietico…
La cosa migliore sarebbe che l’Europa fosse abbastanza forte da proteggere il proprio territorio, e che noi avessimo un sistema di sicurezza internazionale efficace – cioè un’ONU rinnovata democraticamente, liberata dal potere di veto dei membri permanenti.
Tuttavia, più la NATO sale come sistema di sicurezza, più l’ONU affonda. In Kosovo, in Libia e soprattutto in Iraq nel 2003, l’obiettivo degli Stati Uniti e della NATO al loro seguito era quello di rompere le capacità di mediazione, di proposta, di composizione e di giustizia internazionale delle Nazioni Unite.
Se ci chiediamo quali garanzie possono avere i popoli contro le aggressioni, la NATO è l’ultimo bastone a cui possono aggrapparsi in certi casi. Ma non è l’ideale, a dir poco. Perché con la “protezione” della Nato arriva l’incorporazione nel conflitto strategico degli imperialismi globali.
Per tornare alla domanda, penso che questo sia ovviamente un pretesto da parte di Putin. Non è stata l’aggressione della Nato a spingere Putin alla guerra. Ma che ci sia stata una politica sistematica di rosicchiamento delle posizioni intorno alla Russia dal 1991, basta guardare la mappa per capire che questo è vero.

D. Dall’inizio della guerra, non solo gli ucraini hanno resistito, ma in Russia ci sono state manifestazioni contro la guerra, e chi ha protestato lo ha fatto correndo un grande rischio. Il popolo russo può aiutare a respingere Putin?
R. Sì, e sono molto entusiasta di questa idea. Se si pone la domanda sotto forma di:’ cosa può fermare Putin?’, la prima risposta è: il popolo ucraino, se viene aiutato. Ma la seconda risposta è: il popolo russo, nonostante la violenza dell’apparato repressivo a cui è sottoposto.
Non so se si può dire che la maggioranza del popolo russo preferirebbe la democrazia al sistema attuale, ma ci sono elementi che puntano in quella direzione. Penso che Putin temesse che lo spirito democratico guadagnasse terreno in Ucraina, in uno spazio culturale e politico che è intrecciato in ogni modo possibile con la Russia e che soffre in parte degli stessi problemi di corruzione.
Ricordiamo anche le proteste contro Putin quando fu rieletto nel 2012, con un ampio margine ma forse con risultati truccati. C’è un’opinione pubblica in Russia, anche se non escludo che molte persone aderiscano al suo discorso di restaurazione della passata grandezza russa, soprattutto sotto l’influenza della Chiesa ortodossa. Quanto alla mitologia fascista del continente “eurasiatico” dominato dagli slavi, questo mi sembra molto meno certo.
Infine, c’è un altro elemento a cui mi aggrappo: è che non dobbiamo considerare il popolo russo e l’esercito russo separatamente.
Nell’esercito russo ci sono professionisti, “unità speciali” da cui ci si può aspettare il peggio, come hanno già dimostrato altrove, ma ci sono anche i coscritti, e dietro di loro, ci sono le loro famiglie. All’epoca della guerra in Cecenia, le madri dei soldati russi uscirono dalle loro case per protestare. Quindi c’è un grande punto interrogativo: quali ondate di scoraggiamento e di protesta politica possono diffondersi all’interno della società russa dal fulcro della guerra?
Certo, questa è la mia vecchia cultura marxista: Engels aveva sostenuto che con gli eserciti di leva, il proletariato era nell’esercito e sarebbe insorto contro le guerre. Si è scoperto che questo era molto idealista, ma ci sono esempi di resistenza almeno passiva dei soldati alle guerre che vogliamo che combattano.
Torno alle mie congetture dell’inizio: un esercito russo ha invaso l’Ucraina, ma chi sono le persone dietro questo esercito? Allora la domanda diventa: quali sono i nostri mezzi per aiutare anche loro? Non certo isolandoli, alzando una cortina di ferro morale tra loro e noi… Questo è il mio lato internazionalista.

D. Quindi parte della soluzione del conflitto sarà l’internazionalismo?
R. È difficile essere internazionalisti quando il nazionalismo trionfa, ma c’è un piccolo spazio in cui l’internazionalismo può filtrare: è la solidarietà con i popoli di entrambi i lati del campo di battaglia. Questo mi sembra tanto più vitale in quanto abbiamo i nostri nazionalisti o “sovranisti” in casa, sovvenzionati o ispirati da Putin. Paradossalmente, anche loro formano una specie di Internazionale.
Ma la mia ossessione in questo momento è sapere come praticare l’unità degli opposti: fare la guerra all’esercito russo e a Putin, visto che ce lo impone, e pensare a una via d’uscita da questa guerra, che non sia la ricostituzione dei blocchi. L’obiettivo, a lungo termine, non è solo che Putin faccia marcia indietro. C’è un obiettivo politico più interessante: che il suo popolo si liberi di lui.
E una ancora più ambiziosa: inventare la grande Europa multilingue e multiculturale, aperta al mondo. Non fare della militarizzazione dell’Unione Europea, per quanto inevitabile possa sembrare a breve termine, il senso del nostro futuro. Evitare lo “scontro di civiltà”, di cui noi saremmo l’epicentro.

Nell’immagine: l’Orchestra sinfonica di Kiev suona l’”Inno alla Gioia” in Piazza Maidan






Resta informata/o, iscriviti alla newsletter

P.f. controlla la tua casella di posta o la cartella spam e conferma la tua iscrizione

Il nostro magazine online è attualmente in edizione estiva. Uscirà con meno articoli e con frequenza un po’ ridotta, ma con lo stesso impegno per quanto riguarda la qualità. Buona estate, compatibilmente!

Redazione
Redazione
  • Share Article:

Dal nostro archivio

Le nebbie della guerra e quelle della pace
Il meglio letto/visto per voi

Le nebbie della guerra e quelle della pace

La guerra ucraina ci mostra un chiaro esempio di sovrapposizione di errori speculari

Pubblicato il 19 Marzo 2022 – Redazione
Vladimir, repressione interna  ed esterna
Il meglio letto/visto per voi

Vladimir, repressione interna ed esterna

Delitto e misfatti di un autocrate che fa della Russia il suo show personale

Pubblicato il 25 Febbraio 2022 – Redazione