Ticino, terra di oligarchi
Russia e Ucraina sono grandi esportatori di acciaio: e in Ticino, importante piazza delle materie prime, hanno una delle loro piattaforme preferite; le sanzioni e la crisi del settore
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Russia e Ucraina sono grandi esportatori di acciaio: e in Ticino, importante piazza delle materie prime, hanno una delle loro piattaforme preferite; le sanzioni e la crisi del settore
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• – Gianni Beretta
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Russia e Ucraina sono grandi esportatori di acciaio: e in Ticino, importante piazza delle materie prime, hanno una delle loro piattaforme preferite; le sanzioni e la crisi del settore
Da quelle parti, in Ucraina e Russia, acciaio significa potere. Le più grandi fortune dei due Paesi sono state costruite sul controllo degli stabilimenti siderurgici. In Ucraina, gli oligarchi si contendono le fabbriche con ogni mezzo e si scambiano gli asset come fiches di poker. Sono loro, i padroni dell’acciaio diventati ricchissimi, che tirano le fila della politica a seconda del vento che tira. In Russia, il discorso è diverso: il potere è da anni sempre saldo nelle mani di un unico uomo e agli oligarchi basta non immischiarsi in politica per potere portare avanti tranquilli gli affari. In un caso e nell’altro, la manna siderurgica arride a pochi e i soldi prendono il largo verso i paradisi offshore. Su tutti Cipro, isola d’approdo preferita per le holding dei pirati della siderurgia dell’Est.
Nella catena di questo business che alimenta l’intera filiera industriale mondiale, un ruolo ce l’ha anche Lugano. La città è stata scelta da diversi oligarchi dei due Paesi per insediarvi la loro antenna commerciale, sorta di anello di congiunzione tra la produzione e gli acquirenti internazionali. In Ticino i miliardari dell’acciaio hanno trovato un terreno fertile fatto di personale specializzato, banche interessate a finanziare le operazioni, e massima discrezione. Nessuno si è mai troppo interessato a questa piattaforma dell’acciaio chiedendosi chi controllasse le discrete trading company insediatesi qui. Al massimo, ci si è limitati a qualche evento per intenditori in qualche hotel pentastellato, organizzato da Antonio Fallico, uomo di Banca Intesa e considerato l’italiano più influente a Mosca.
In pochi giorni, l’ignobile guerra scatenata da Vladimir Putin ha travolto le carte di questo mondo tranquillo. Per chi opera con l’Ucraina i problemi sono legati direttamente al conflitto: le fabbriche hanno chiuso, o riconvertito in parte la produzione, senza contare che i porti sono chiusi e dalla martoriata Mariupol non parte più nulla. Chi opera con la Russia deve invece stare attento alle sanzioni con nuovi nomi che, settimanalmente, finiscono nella lista delle persone non grate e a cui congelare i beni. Inoltre le transazioni bancarie sono sempre più difficili anche perché alcuni istituti hanno fatto sapere di non voler più finanziare il commercio di materie prime con la Russia.
Uno dei grandi produttori presenti in Ticino, Severstal, è controllato da un oligarca finito nel mirino delle sanzioni europee e svizzere: Alexey Mordashov, l’uomo più ricco della Russia secondo la rivista Forbes, con una fortuna di 29 miliardi di dollari e molto vicino al presidente Vladimir Putin. L’uomo è anche un azionista di Bank Rossiya, considerata la banca personale della leadership russa. Ha anche una partecipazione in un gruppo che controlla canali televisivi accusati di “sostenere attivamente le politiche di destabilizzazione del governo russo in Ucraina”. La sua ricchezza, Mordashov, l’ha costruita però con l’acciaio, con l’impero Severstal, che dalle steppe si espande fino a Manno, dove ha sede la società d’import export del gruppo. Severstal ha già annunciato che smetterà di esportare acciaio nell’Unione europea: da vedere chi soffrirà di più da questa scelta, lui o l’Europa? Le sanzioni si stanno avvicinando sempre di più anche ad un altro gigante presente in Ticino, la MMK di Viktor Rashnikov. Un altro miliardario considerato vicino al presidente, ma non ancora finito nel mirino dell’Unione europea. In queste ore le sanzioni hanno però raggiunto Mikhail Oseevsky, membro del cda del colosso basato a Magnitogorsk e con antenna commerciale a Lugano. Discorso diverso, invece, per il terzo grande oligarca dell’acciaio russo presente nel nostro cantone: Vladimir Lisin. Patrimonio 21 miliardi di dollari, l’uomo che controlla il gigante NMLK (antenna commerciale a Paradiso) è considerato un miliardario più discreto e defilato. Non è sotto sanzione, e di recente ha scritto che “la morte di persone in Ucraina è una tragedia difficile da giustificare o spiegare”. Lisin ha esortato Vladimir Putin a trovare una soluzione pacifica e diplomatica. Critica sincera o calcolo tattico? Non possiamo saperlo. Certo è che con la concorrenza sempre più accerchiata dalle sanzioni, la NMLK potrebbe maledettamente guadagnarci.
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