Un drone della polizia sorvola la città di Shanghai e, tramite un altoparlante,
invita i suoi residenti a rispettare le regole di isolamento, e a “tenere sotto controllo i desideri di libertà”. Sono settimane di caos quelle che vive la metropoli cinese da 26 milioni di abitanti, l’ultima vittima di un’ondata di covid-19 che ha spinto le autorità ad imporre un severo lockdown della città.
Hanno lasciato stupefatti le immagini e i video che circolano in rete: le urla dai balconi delle persone arrabbiate ed affamate, catenacci fuori dalle abitazioni senza spiegazione, test a tappeto più volte alla settimana, e malati senza sintomi portati, anche con la forza, in centri di detenzione, dove decine di migliaia di persone sono ammassate in condizioni spartane, e dove le madri sono separate dai propri figli. Immagini drammatiche che sembrano uscite da un inquietante film.
La Cina sembra affrontare l’ondata di Omicron nel 2022 come ha gestito la prima variante del coronavirus nel 2020. Ma i risultati e la pazienza della popolazione non sono gli stessi. Nemmeno la fiducia nel governo è la stessa, anche se non si può dire che il sostegno sia del tutto evaporato. Se per tutti è chiaro che le misure di due anni fa hanno evitato la morte di almeno 1 milione di persone, ora chi vive in Cina fatica ad accettare il protrarsi della tolleranza zero e non perdona l’impreparazione delle autorità di fronte all’ondata di coronavirus, che giunge dopo almeno 18 mesi di relativa normalità. Anche se non sapremo mai quante persone abbiano perso la vita in Cina a causa della pandemia, la stima ufficiale parla di meno di cinquemila morti dall’inizio della crisi sanitaria.
Dopo le tensioni e le proteste degli ultimi giorni, dovute anche alla confusione sulle regole anti-covid, che cambiano quotidianamente e, spesso, da quartiere a quartiere, le autorità hanno allentato alcune misure, permettendo ai residenti di un limitato numero di immobili di uscire di casa per la prima volta in più di due settimane. Ma la maggior parte della popolazione rimane confinata. Basta un caso positivo in un edificio e per tutti gli inquilini scatta un nuovo confinamento di 15 giorni. Shanghai non è l’unica città a trovarsi in questa situazione: 370 milioni di abitanti sono sottoposti a blocchi totali o parziali in tutto il Paese.
Buona parte dei cinesi ha genuinamente paura del virus, ma le conversazioni sui media sociali mostrano che cresce la consapevolezza sulla natura meno grave della variante Omicron. Dei 200 mila casi registrati a Shanghai nell’ultimo mese, soltanto due persone si troverebbe in condizioni serie e nessuno sarebbe morto a causa del virus. La paura è ora quella di risultare positivi ed essere trasportati nelle strutture governative senza privacy e in condizioni igieniche deplorevoli. Sarebbe diverso se non ci fosse il lockdown? Questa è la domanda da un milione di dollari.
Il governo di Xi è cosciente della frustrazione ed anche delle ripercussioni economiche, ma deve aver fatto i propri calcoli. I numeri e le statistiche contano in un paese da 1,3 miliardi di persone. Prepararsi per il peggio, sembra essere parte della strategia, anche se ci si chiede sempre di più quanto alte siano le probabilità dello scenario apocalittico, che spesso viene citato e soprattutto se i leader politici sopravvalutino la possibilità di milioni di decessi ed ignorino le voci di alcuni esperti che mettono in guardia dal prolungamento di un approccio che rischia ora di creare più danni che benefici.
Quanto successo a Hong Kong nelle scorse settimane, città di 7,5 milioni di abitanti, ha allarmato il governo centrale. Tra gennaio e marzo, l’ex colonia britannica ha registrato uno dei tassi di mortalità più alti al mondo. Uno studio pubblicato dai centri di controllo e prevenzione della malattia cinese e americano, ha evidenziato i rischi di morte quando non si vaccinano le persone anziane, un problema esistente a Hong Kong e nel resto della Cina. A fine dicembre 2021, circa il 67% dei residenti di Hong Kong idonei al vaccino, aveva ricevuto almeno una dose, ma solo il 5% aveva ricevuto la terza dose. Delle persone di età pari o superiore a 60 anni, solo il 52% aveva ricevuto una razione dell’antidoto, mentre tra gli anziani di 80 anni o più, soltanto il 20%, risultava immunizzato.
A Hong Kong, le prime infezioni di Omicron sono state rilevate il 6 gennaio, ma il 21 marzo si erano registrati più di un milione di contagi e 5.906 decessi associati al coronavirus. Il tasso di mortalità giornaliero era tra più alti al mondo. Ha pesato la cattiva gestione della crisi sanitaria, ma Pechino teme che senza misure rigide le infezioni potrebbero propagarsi come nell’ex colonia britannica, causando decine di migliaia di morti al giorno soltanto a Shanghai. Gli ospedali cinesi non sono pronti per far fronte ad una tale emergenza.
Sebbene si parli di un tasso di vaccinazione del 90% nella Cina continentale, non c’è chiarezza su quante persone abbiano ricevuto la seconda e la terza dose. E non c’è nemmeno unanimità sull’efficacia dei vaccini Sinovac e Sinopharm, gli unici disponibili in Cina. Come a Hong Kong tra gli ultra 60enni soltanto il 50% sarebbe immunizzato e tra gli ultra 80enni ancora meno. Come è capitato in molti altri paesi asiatici, gli anziani non vedono la necessità di farsi inoculare.
Ironicamente, un Paese che costringe centinaia di milioni di persone a restare nelle proprie case ed è pronto a punirle in caso di infrazione, non ha mai forzato i propri decani a vaccinarsi. E anche se soltanto il 10% o 20% della popolazione non fosse immunizzata con due o tre dosi, parliamo comunque di milioni di cittadini già vulnerabili, a rischio. Le autorità cominciano a rendersi conto che i pericoli provengono anche dal mancato accesso a medicine ed ospedali, dovuti al lockdown, ma cambiare strategia richiede tempo. Gli ordini del governo centrale non vengono sempre seguiti o implementati sul terreno, dalle autorità regionali, locali e comunitarie.
Se è vero, come suggeriscono alcuni analisti, che Pechino voglia evitare il danno all’immagine, provocato da un eventuale alto numero di decessi da coronavirus, cosa dire delle scene viste a Shanghai nelle ultime settimane per la sua reputazione? Queste sono le contraddizioni della Cina, paese complicato, indecifrabile e immenso… con problemi immensi.
Nell’immagine: protesta silenziosa a Shanghai, un frigorifero vuoto esposto al balcone di un palazzo