Già nell’aprile dell’anno scorso abbiamo scritto sull’inevitabilità della denazificazione dell’Ucraina. Un’Ucraina nazista, banderista [da Stepan Bandera, fondatore nel 1929 del movimento di destra Organizzazione dei nazionalisti ucraini, ndr], nemica della Russia e strumento dell’Occidente per distruggere la Russia non ci serve a nulla. Oggi la questione della denazificazione è passata ad un livello più pratico.La denazificazione è necessaria quando una parte significativa del popolo – molto probabilmente la sua maggioranza – è controllata e trascinata dal regime nazista nella sua politica. Cioè, quando l’ipotesi “il popolo è buono – il governo è cattivo” non funziona. Il riconoscimento di questo fatto è il fondamento della politica di denazificazione, di tutte le sue misure, e il fatto stesso costituisce l’oggetto di questa politica.
L’Ucraina si trova proprio in questa situazione. Il fatto che gli elettori ucraini abbiano votato per la “pace di Poroshenko” e per la “pace di Zelensky” non deve fuorviarci – gli ucraini erano piuttosto soddisfatti della scorciatoia alla pace via Blitzkrieg, a cui gli ultimi due presidenti ucraini hanno fatto palesemente cenno quando sono stati eletti. È proprio questo metodo di “pacificazione” degli antifascisti interni – attraverso il terrore totale – che è stato usato a Odessa, Charkiv, Dnepropetrovsk, Mariupol e in altre città russe. Un metodo che ha incontrato in buona parte il favore del cittadino medio ucraino. La denazificazione è un complesso di misure verso la massa nazificata della popolazione, che tecnicamente non può essere direttamente processata come criminale di guerra.
I nazisti che hanno preso le armi devono essere distrutti il più possibile sul campo di battaglia. Non bisogna fare distinzioni significative tra le Forze Armate Ucraine e i cosiddetti Nacbaty [i battaglioni nazionalisti, ndt], e neppure a riguardo delle milizie di difesa territoriale che si sono unite a questi due tipi di formazioni militari. Tutti loro sono ugualmente coinvolti in una crudeltà indebita contro i civili, sono ugualmente colpevoli del genocidio del popolo russo e di non osservare le leggi e le consuetudini di guerra. I criminali di guerra e i nazisti attivi devono essere puniti in modo esemplare ed eloquente. Deve essere effettuata una lustracjia totale [lustracija o lustrismo: si tratta di neologismi nati nell’Europa orientale post-comunista per indicare l’ostracismo politico delle vecchie classi politiche, ndt]. Tutte le organizzazioni che si sono legate alla pratica del nazismo devono essere liquidate e bandite. Tuttavia, oltre ai vertici, è colpevole anche una parte significativa della massa popolare costituita da nazisti passivi, complici del nazismo. Hanno sostenuto e assecondato il governo nazista. Una giusta punizione per questa parte della popolazione è possibile solo attraverso lo strumento della guerra giusta – con i suoi inevitabili fardelli – contro il sistema nazista, una guerra condotta nel modo più delicato e discreto possibile per la popolazione civile. L’ulteriore denazificazione di questa massa della popolazione consiste nella rieducazione, che si ottiene con la repressione ideologica (il soffocamento) degli atteggiamenti nazisti e con una rigida censura: non solo nella sfera politica, ma necessariamente anche nella sfera della cultura e dell’educazione. È stato proprio attraverso la cultura e l’educazione che è stata preparata e realizzata la profonda nazificazione di massa della popolazione, consolidata dalla promessa dei dividendi della vittoria del regime nazista sulla Russia, dalla propaganda nazista, dalla violenza interna e dal terrore, e pure dalla guerra di otto anni contro il popolo del Donbass ribellatosi all’Ucraina nazista.
La denazificazione può essere effettuata solo dal vincitore, il che presuppone (1) il suo controllo incondizionato sul processo di denazificazione e (2) il potere di assicurare tale controllo. In questo senso, il paese denazificato non può essere sovrano. Lo stato denazificatore – la Russia – non può procedere alla denazificazione da un approccio liberale. L’ideologia del denazificatore non può essere contestata dalla parte colpevole sottoposta a denazificazione. Il riconoscimento da parte della Russia della necessità della denazificazione dell’Ucraina significa il riconoscimento del fatto che uno scenario come quello della Crimea è impossibile per l’intera Ucraina. Tuttavia, questo scenario era impossibile anche nel 2014 nel Donbass ribelle. Sono solamente gli otto anni di resistenza alla violenza e al terrore nazista che hanno portato ad una compattezza interna e a un rifiuto di massa, consapevole ed inequivocabile, di mantenere qualsiasi tipo di unità e legame con l’Ucraina, definitasi come società nazista.
La durata della denazificazione non può assolutamente essere inferiore a una generazione, che deve nascere, crescere e maturare nelle condizioni della denazificazione. La nazificazione dell’Ucraina è durata più di 30 anni – a partire almeno dal 1989, quando il nazionalismo ucraino ottenne forme legali e legittime di auto-espressione politica e si mise a capo del movimento per “l’indipendenza”, destinato a dirigersi verso il nazismo.
La peculiarità dell’Ucraina moderna nazificata è nella sua natura amorfa e ambivalente, che permette al nazismo di essere mascherato da aspirazioni verso “l’indipendenza” e verso un cammino “europeo” (occidentale, filoamericano) di “sviluppo” (in realtà si va verso un degrado), che permette di sostenere che “non c’è nazismo in Ucraina, solo eccessi sporadici particolari”. Non c’è un partito nazista principale, nessun Führer, nessuna legge razziale a pieno titolo (solo una versione ridotta sotto forma di repressione della lingua russa). Di conseguenza, non c’è opposizione né resistenza al regime.
Tuttavia, tutto ciò non fa del nazismo ucraino una “versione light” del nazismo tedesco della prima metà del XX secolo. Al contrario – poiché il nazismo ucraino è libero da tali cornici e limitazioni (sostanzialmente politico-tecnologiche) di “genere”, esso si dispiega liberamente come base fondamentale di qualunque nazismo – come il razzismo europeo e, nella sua forma più sviluppata, quello americano. Pertanto, la denazificazione non può essere un’operazione di compromesso, sulla base di una formula come “NATO – no, UE – sì”. Lo stesso Occidente collettivo è l’ideatore, la fonte e lo sponsor del nazismo ucraino, mentre l’élite banderista dell’Ucraina occidentale e la sua “memoria storica” è solo uno degli strumenti della nazificazione dell’Ucraina. L’Ucronazismo reca in sé una minaccia non minore, ma maggiore per il mondo e per la Russia di quella del nazismo tedesco nella versione di Hitler.
Il nome “Ucraina” non può, con tutta evidenza, essere mantenuto come titolo di una formazione statale completamente denazificata sul territorio liberato dal regime nazista. Le repubbliche popolari di nuova costituzione in territorio liberato dal nazismo cresceranno dalla pratica dell’autogestione economica e del benessere sociale, e dalla ricostruzione e modernizzazione dei mezzi di sostentamento della popolazione.
Le loro aspirazioni politiche non possono infatti essere neutrali – la redenzione dal senso di colpa verso la Russia per averla trattata come un nemico può essere realizzata solo nella dipendenza dalla Russia nei processi di ricostruzione, rigenerazione e sviluppo. Nessun “Piano Marshall” per questi territori dovrebbe essere permesso. Non ci può essere una “neutralità” in senso ideologico e pratico compatibile con la denazificazione. I quadri statali e le organizzazioni che saranno strumenti della denazificazione nelle nuove repubbliche denazificate non possono che contare sul potere diretto e sul sostegno organizzativo della Russia.
La denazificazione sarà inevitabilmente una de-ucrainizzazione – un rifiuto del rigonfiamento artificiale su larga scala della componente etnica dell’auto-identificazione della popolazione dei territori della Malorossia [Piccola Russia] e della Novorossia [Nuova Russia] storiche, che fu iniziata dalle autorità sovietiche. Essendo stato strumento della superpotenza comunista, l’etnocentrismo artificiale non è rimasto orfano dopo la caduta del comunismo. In questa veste utilitaristica è stato assunto da un’altra superpotenza: l’Occidente (un potere sovrastatale). Deve essere restituito ai suoi confini naturali e spogliato della sua funzionalità politica.
A differenza, per esempio, della Georgia e dei paesi baltici, l’Ucraina, come la storia ha dimostrato, è impossibile come stato nazionale, e i tentativi di “costruire” un tale stato portano inevitabilmente al nazismo. L’ucrainismo è una costruzione artificiale anti-russa senza un proprio contenuto di civiltà, un elemento subordinato di una civiltà straniera e aliena. La debanderizzazione da sola non sarà sufficiente per la denazificazione – l’elemento Bandera è solo un interprete e uno schermo, un travestimento per il progetto europeo dell’Ucraina nazista, così la denazificazione dell’Ucraina è anche la sua inevitabile de-europeizzazione.
La leadership banderista deve essere eliminata, non può essere rieducata. La “palude” sociale che l’ha sostenuta attivamente e passivamente attraverso l’azione e l’inazione deve esperimentare le difficoltà della guerra e assorbire l’esperienza come lezione storica ed espiazione della propria colpa. Coloro che non hanno sostenuto il regime nazista, che hanno sofferto per esso e per la guerra che ha scatenato nel Donbass, devono essere consolidati e organizzati, devono diventare la spina dorsale del nuovo governo, la sua dimensione verticale ed orizzontale. L’esperienza storica dimostra che le tragedie e i drammi di guerra giovano ai popoli che sono stati sedotti ed attratti dal ruolo di nemico della Russia.
La denazificazione come scopo dell’operazione militare speciale stessa è intesa come una vittoria militare sul regime di Kiev, la liberazione dei territori dai sostenitori armati della nazificazione, l’eliminazione dei nazisti intransigenti, la cattura dei criminali di guerra, e la creazione delle condizioni sistemiche per la successiva denazificazione in tempo di pace.
Quest’ultima, a sua volta, dovrebbe iniziare con l’organizzazione di organi di autogoverno locale, di polizia e di difesa ripuliti da elementi nazisti, innestando sulla loro base i processi di fondazione della nuova statualità repubblicana, integrando questa statualità in stretta cooperazione con l’agenzia russa di denazificazione dell’Ucraina (di nuova creazione o rifatta, diciamo, a partire dal Rossotrudnichestvo [un’agenzia federale russa che si occupa di collaborazione con la CSI, di assistenza a russi espatriati e di cooperazione internazionale, ndt]), con l’adozione, sotto il controllo russo, di un quadro normativo repubblicano (una legislazione) sulla denazificazione, una ridefinizione dei limiti e della portata dell’applicazione diretta del diritto russo e della giurisdizione russa nel territorio liberato nell’ambito della denazificazione, e l’istituzione di un tribunale per i crimini contro l’umanità nell’ex Ucraina. In questo senso la Russia dovrebbe agire come custode del processo di Norimberga.
Tutto ciò significa che per raggiungere gli obiettivi della denazificazione, è necessario che la popolazione sostenga la Russia dopo essere stata liberata dal terrore, dalla violenza e dalla pressione ideologica del regime di Kiev, dopo essere stata sottratta al suo isolamento mediatico. Naturalmente, ci vorrà del tempo perché la gente si riprenda dallo shock dell’azione militare e si convinca delle intenzioni a lungo termine della Russia – che “non sarà abbandonata”. È impossibile prevedere in anticipo in quali territori questa massa di popolazione costituirà una maggioranza critica necessaria. “La provincia cattolica” (l’Ucraina occidentale, che comprende cinque regioni) è improbabile che faccia parte dei territori filorussi. La linea di confine, tuttavia, sarà l’esito dell’esperienza. Un’Ucraina ostile alla Russia, ma forzatamente neutrale e smilitarizzata, con il nazismo formalmente vietato, rimarrà al di là dei suoi confini. Chi odia la Russia si trasferirà lì. Una garanzia che questa Ucraina residua rimanga neutrale dovrebbe essere garantita dalla minaccia di una continuazione immediata dell’operazione militare se i requisiti elencati in precedenza non saranno soddisfatti. Questo richiederebbe probabilmente una presenza militare russa permanente sul suo territorio. Dalla linea di confine fino alla frontiera russa diventerebbe un territorio di potenziale integrazione nella civiltà russa, che è antifascista per sua natura interiore.
L’operazione di denazificazione dell’Ucraina, iniziata con una fase militare, seguirà in tempo di pace la stessa logica a tappe di un’operazione militare. In ognuno di essi si dovranno realizzare dei cambiamenti irreversibili, che saranno i risultati della tappa corrispondente. I passi iniziali necessari per la denazificazione possono essere definiti come segue:
- L’eliminazione delle formazioni armate naziste (intendendo qualsiasi formazione armata dell’Ucraina, comprese le Forze Armate Ucraine), così come l’infrastruttura militare, informativa ed educativa che assicura la loro attività;
- La formazione di organi di autogoverno e di una milizia popolare (difesa e ordine pubblico) nei territori liberati, proteggendo la popolazione dal terrore di gruppi nazisti clandestini;
- L’installazione di uno spazio informativo russo;
- La rimozione del materiale didattico e la proibizione a tutti i livelli dei programmi educativi che contengono posizioni ideologiche naziste;
- inchieste massicce per stabilire la responsabilità personale per i crimini di guerra, i crimini contro l’umanità, la diffusione dell’ideologia nazista e il sostegno al regime nazista;
- L’elencazione, la divulgazione dei nomi dei collaboratori del regime nazista e il loro lavoro forzato per ricostruire le infrastrutture distrutte come punizione per le loro attività naziste (tra coloro che non saranno soggetti alla pena di morte o al carcere);
- Adozione a livello locale, sotto la curatela russa, di norme primarie di denazificazione “dal basso”, vietando ogni tipo e forma di ripresa dell’ideologia nazista;
- Edificare memoriali, installare cartelli commemorativi, monumenti alle vittime del nazismo ucraino, commemorare gli eroi della lotta contro di esso;
- L’inclusione di un insieme di norme antifasciste e di denazificazione nelle costituzioni delle nuove Repubbliche popolari;
- Creazione di corpi permanenti di denazificazione per un periodo di 25 anni.
La Russia non avrà alleati nella denazificazione dell’Ucraina. Poiché si tratta di un affare puramente russo. E anche perché non solo la versione banderista dell’Ucraina nazista sarà sradicata, ma anche e soprattutto il totalitarismo occidentale, i programmi da questi imposti volti alla degradazione e disintegrazione della civiltà, i meccanismi di subordinazione alla superpotenza dell’Occidente e degli USA.
Per attuare il piano di denazificazione dell’Ucraina, la Russia stessa dovrà finalmente rinunciare alle sue illusioni europeiste e filo-occidentali, per realizzarsi come ultima istanza di protezione e conservazione di quei valori dell’Europa storica (il Vecchio Mondo), che meritano di essere difesi e che l’Occidente ha infine abbandonato, avendo perso nella lotta per se stesso. Questa lotta continuò per tutto il ventesimo secolo e si manifestò nella guerra mondiale e nella rivoluzione russa, inestricabilmente legate l’una all’altra.
La Russia ha fatto tutto il possibile per salvare l’Occidente nel ventesimo secolo. Ha realizzato il principale progetto occidentale, l’alternativa al capitalismo che ha sconfitto gli stati nazionali – il progetto socialista, rosso. Ha schiacciato il nazismo tedesco, la mostruosa progenie della crisi della civiltà occidentale. L’ultimo atto di altruismo russo è stata la mano tesa di amicizia della Russia, per la quale la Russia ha ricevuto un colpo mostruoso negli anni ’90.
Tutto quello che la Russia ha fatto per l’Occidente, l’ha fatto a proprie spese, facendo i più grandi sacrifici. L’Occidente alla fine ha rifiutato tutti questi sacrifici, ha svalutato il contributo della Russia alla soluzione della crisi occidentale e ha deciso di vendicarsi della Russia per l’aiuto che ha disinteressatamente fornito. Da qui in poi, la Russia andrà per la sua strada, senza preoccuparsi del destino dell’Occidente, a partire da un’altra componente della sua eredità storica: la leadership nel processo di decolonizzazione globale.
Come parte di questo processo, la Russia ha un alto potenziale di partenariato e alleanza con paesi che l’Occidente ha oppresso per secoli e che non hanno intenzione di rimettersi sotto il suo giogo. Senza il sacrificio e la lotta russa, questi paesi non sarebbero stati liberati. La denazificazione dell’Ucraina è allo stesso tempo la sua decolonizzazione, cosa di cui la popolazione ucraina dovrà rendersi conto quando comincerà a liberarsi dai fantasmi, dalle tentazioni e dalle dipendenze della cosiddetta scelta europea.