La guerra in Ucraina infiamma il dibattito sulla neutralità
Scendono in campo anche tre ex consiglieri federali. Il duello più acceso è fra Micheline Calmy-Rey e Christoph Blocher. Più pacato, ma altrettanto determinato, Kaspar Villiger
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Scendono in campo anche tre ex consiglieri federali. Il duello più acceso è fra Micheline Calmy-Rey e Christoph Blocher. Più pacato, ma altrettanto determinato, Kaspar Villiger
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• – Redazione
Scendono in campo anche tre ex consiglieri federali. Il duello più acceso è fra Micheline Calmy-Rey e Christoph Blocher. Più pacato, ma altrettanto determinato, Kaspar Villiger
L’atroce guerra in Ucraina riaccende le discussioni sulla neutralità. Caso più unico che raro, ben 3 ex consiglieri federali sono ricomparsi contemporaneamente sulla scena politica. Kaspar Villiger scrive sulla NZZ che in Ucraina si scontrano la democrazia e il dispotismo, lo stato di diritto e l’arbitrio, la libertà e la coercizione, noi ci schieriamo per la democrazia, in questo caso non possiamo essere neutrali. Christoph Blocher è di tutt’altro parere, per lui la neutralità è una saga intangibile, dev’essere “perpetua, armata e integrale”. In due confronti diretti con Micheline Calmy-Rey, organizzati da Tamedia, Blocher inveisce contro le sanzioni decise dal Consiglio federale.
“Partecipiamo ad una guerra economica contro la Russia – dice – non siamo più neutrali”. Come no – replica Micheline Calmy-Rey – la neutralità non è un paravento per rimanere passivi di fronte alle violazioni del diritto internazionale e dei diritti umani che sono l’essenza dei valori della Svizzera. Chi sta a guardare senza intervenire si schiera di fatto dalla parte dell’oppressore e non è neutrale almeno indirettamente, poi Calmy-Rey si rivolge personalmente a Blocher: “tu Christoph ti schieri dalla parte di Putin”. Il fatto è che la neutralità che ci vincola ai trattati internazionali si limita alle implicazioni militari, la cosiddetta neutralità politica è invece molto più flessibile, viene interpretata di volta in volta.
Il ventaglio va dalle attuali severe sanzioni contro la Russia fino al rifiuto di aderire alle sanzioni internazionali contro l’apartheid in Sudafrica che ha contribuito a fare della Svizzera il più grande trafficante d’oro al mondo, anche di oro insanguinato. Christoph Blocher vuole di fatto tornare a queste pratiche, vuole impedire le sanzioni e preannuncia un’iniziativa per una neutralità perpetua e praticamente assoluta.
Di fatto sconfessa il generale Henri Guisan, l’icona della libertà e dell’indipendenza della Svizzera durante la seconda guerra mondiale. Affermava già allora che “la neutralità è uno strumento della politica estera che cambia nel corso degli anni e deve adattarsi ai tempi”. Basti pensare alla recente quanto sorprendente proposta del presidente del PLR Thierry Burkart di intensificare la collaborazione con un’alleanza militare come la Nato. Insomma il concetto di neutralità non rimane fermo ai tempi delle alabarde, si adegua all’era dei droni e dei missili intercontinentali. Non cambia invece il principio morale formulato dallo scrittore e superstite dell’olocausto Elie Wiesel: “Prendi posizione. La neutralità favorisce sempre l’oppressore, non la vittima. Il silenzio incoraggia sempre il torturatore, non il torturato.”
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