Convivere con il rischio
I virus ci faranno compagnia nel futuro, e per anni ancora, forse per sempre; i vaccini servono a poco, se non a creare falsa sicurezza e ad allentare i protocolli
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I virus ci faranno compagnia nel futuro, e per anni ancora, forse per sempre; i vaccini servono a poco, se non a creare falsa sicurezza e ad allentare i protocolli
• – Marco Züblin
• – Franco Cavani
Alla luce dei dati le caute riaperture annunciate oggi rischiano di rivelarsi eccessive. Perché se i casi dovessero davvero ricominciare ad aumentare con le restrizioni in vigore, ogni allentamento non potrà che rafforzare la tendenza
• – Riccardo Fanciola
Che magnifico spettacolo sarebbe se di fronte a questa taciuta strage degli innocenti il mondiale qatariano venisse cancellato
• – Aldo Sofia
Le assurdità del centro sportivo di Lugano, replicate all’infinito, ambiscono ad assurgere ad unica narrazione possibile
• – Marco Züblin
L’impietoso verdetto della giudice Sabina Mascotto per Pierre Maudet sarebbe la prova della sua sostanziale innocenza.
• – Riccardo Bagnato
• – Franco Cavani
Il commosso racconto di un testimone che ha spesso lavorato nel Congo dove è stato assassinato l’ambasciatore italiano
• – Daniele Piazza
Vignetta di Franco Cavani
• – Franco Cavani
Un anno fa implorava Berna di prendere misure più efficaci per contenere il virus, oggi è tra i Cantoni che rivendicano riaperture più rapide
• – Riccardo Fanciola
I virus ci faranno compagnia nel futuro, e per anni ancora, forse per sempre; i vaccini servono a poco, se non a creare falsa sicurezza e ad allentare i protocolli
Non serve la maledetta anagrafe per ricordare: è da anni annorum che si dice (Bill Gates, tra gli altri, Ted Talk del 2015) che le emergenze virali si accamperanno in futuro come minaccia principale e permanente per la nostra salute, e per la nostra vita (sociale, economica, psichica). L’appello era per un potenziamento vero della ricerca, cui dovrebbero essere destinati mezzi attualmente utilizzati per roba del tutto obsoleta e socialmente improduttiva (gli armamenti, su tutti). Nulla è stato fatto, comunque troppo poco.
Non stupiamoci perché quanto era stato pronosticato succede per davvero.
I virus ci faranno compagnia nel futuro, e per anni ancora, forse per sempre; i vaccini servono a poco, temo, se non a creare falsa sicurezza e ad allentare i protocolli. Rilevo che quello cui tutti anelano (il vaccino) con ogni probabilità non ci protegge (totalmente) dal contagio, e in più ci mantiene contagiosi; cioè nessuna immunità, a differenza dei vecchi e cari vaccini della nostra infanzia.
Come viviamo questa situazione? Il problema è che siamo bravi a fare lezioni agli altri, e a non seguirle per quanto ci riguarda; con un fiorire di scuse e di emotività, con il tentativo di sdoganare l’indispensabilità dell’inutile, sempre che ci riguardi personalmente. Tenere la manina all’anziano all’ospizio? Il diritto dei bambini (o dei genitori?) alle vacanze sulla neve? Il cenone di Natale e il veglione di Capodanno? Gli aperitivi? Il carnevale? Sembra che vi sia l’esigenza di trovare, capricciosamente, giustificazioni a esigenze private, con il corollario dello sfuggire alle regole come se fossero state stabilite per farci un personalissimo torto. Penso agli adolescenti che, quali carbonari di serie z, si riuniscono nottetempo nei parcheggi, nei sottopassaggi, come se si trattasse di sfuggire al Grande Fratello (quello vero); penso a coloro che hanno organizzato, e a quelli che hanno partecipato, ai festini di chiusura dei bar; penso a coloro che, ad ogni raggio di sole, si ammassano sulle rive; a quelli che trovano il trainer compiacente che gli apre la palestra; e a tutti gli altri, che hanno pensato che il virus non ci fosse proprio, o comunque che non li riguardasse. Così siamo, e c’è ben poco da fare.
L’unica soluzione è prendere atto del rischio, accettarlo, e convivere con intelligenza con questa minaccia forse ineliminabile. Quindi, più che demandare le nostre speranze alle virtù salvifiche delle campagne vaccinali insistere sul rigido rispetto di protocolli sanitari, e sulla tutela vera delle fasce più fragili (e non come si è fatto da noi, con l’ecatombe di anziani che abbiamo vissuto). In chiaro: apertura generale delle attività economiche, senza eccezioni ma con regole chiare e rigidamente applicate. E vacciniamoci, certo, ma senza riporre esagerate speranze sull’efficacia di questi rimedi, che hanno un solo effetto incontestabile, quello a livello dei bilanci (degli Stati, delle aziende farmaceutiche).
Gli appelli – che agitano nuove minacce, le varianti – degli esperti veri o improvvisati, e quelli della politica (non parliamo poi della narrazione insopportabilmente retorica e ansiogena dei media) hanno ormai ben poca presa, diventano sempre meno credibili, e privi di efficacia per affrontare questo mondo nuovo che sarà il nostro. Un mondo da guardare negli occhi senza paura, ma con una saggia dose di attenzione (e di fiducia nella ricerca) e di altrettanto saggia percezione della nostra inevitabile impermanenza.
Un’informazione che sulle strategie sanitarie contro il virus non approfondisce e troppo spesso si schiera col pensiero dominante
Era invece il comunicato dell’abbandono dell’inchiesta penale sui fatti che portarono all’abbattimento di un’ala dell’ex Macello