Un anno dopo, un altro Ticino
Un anno fa implorava Berna di prendere misure più efficaci per contenere il virus, oggi è tra i Cantoni che rivendicano riaperture più rapide
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Un anno fa implorava Berna di prendere misure più efficaci per contenere il virus, oggi è tra i Cantoni che rivendicano riaperture più rapide
• – Riccardo Fanciola
Quando i ricercatori dei laboratori universitari di Oxford furono certi di aver scoperto un vaccino anti-Covid (quello di AstraZeneca, di cui la Confederazione ha prenotato 6 milioni di dosi), quei ricercatori pretesero che fosse messo sul mercato al ‘prezzo di costo’. Ma non è andata così.
• – Aldo Sofia
Senza quel simpatico gruppo di evasori italiani, e senza gli effetti della vicinanza italica sullo sviluppo del tessuto industriale, il Ticino sarebbe plaga ben diversa
• – Marco Züblin
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• – Franco Cavani
Il movimento di anonimi cospirazionisti in “rete” raccoglie una massa di adesioni (non pochi anche in Svizzera, garantisce un amico informato, fra no vax e no mask)
• – Aldo Sofia
"Malati Covid non rianimati perché disabili cognitivi". Le considerazioni del dott. Roberto Malacrida
• – Redazione
La RSI merità tutta l’attenzione e la preoccupazione che si stanno manifestando, ma merita anzitutto un più adeguato ed approfondito confronto fra le parti in gioco, un “vero confronto di idee”
• – Enrico Lombardi
È il virus a scandire il ritmo e le decisioni dei governi, non il contrario. Succede così ovunque. E accade anche in Svizzera. Ieri, la conferma. Un Consiglio federale al centro...
• – Aldo Sofia
Per quanto rischiosi, gli allentamenti delle misure anti Covid19 non mi sorprendono. Direi anzi che erano inevitabili: le pressioni erano troppe e difficilissimo per il Consiglio...
• – Riccardo Fanciola
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• – Franco Cavani
Un anno fa implorava Berna di prendere misure più efficaci per contenere il virus, oggi è tra i Cantoni che rivendicano riaperture più rapide
Che le pressioni sarebbero state forti era prevedibile, ed è stato un vero e proprio assalto alla diligenza. Se il Consiglio federale resisterà o (come penso) cercherà un compromesso lo sapremo mercoledì, intanto però alcuni appunti sono indispensabili.
Da una parte, la diminuzione dei nuovi casi, così come di ospedalizzazioni e decessi, continua. Fortunatamente. La scorsa settimana, in media, si sono registrati 1040 casi al giorno. La settimana prima erano 1312. Addirittura, dopo un paio di settimane in cui il calo si era attestato sulle 1500 unità, la scorsa ha superato quota 1900. L’effetto delle nuove varianti più contagiose per ora non si fa sentire. Resta però il fatto che esse diventano più frequenti: secondo l’Istituto di medicina sociale e preventiva dell’Università di Berna, a livello nazionale rappresentano ormai il 61 per cento del totale. Quale sarà la loro influenza sull’evoluzione della pandemia, quindi, lo scopriremo presto.
Dall’altra, per giustificare riaperture più rapide abbiamo sentito più di un novello epidemiologo spiegarci le “evidenze scientifiche” della trasmissione del Covid19. Ad esempio che l’80 per cento dei contagi avverrebbe in famiglia. Che è una colossale sciocchezza: dal momento che il virus non cade dal cielo né arriva per posta, ciò significherebbe che ogni persona che si infetta fuori casa ne infetterebbe quattro in casa. Come ciò sia possibile, viste le dimensioni odierne dei nuclei familiari, sarebbe bello che qualcuno lo spiegasse…
È questo il livello delle “evidenze scientifiche” che permettono di affermare che bar e ristoranti non sono luoghi di contagio, contrariamente a quanto emerge dagli studi sui cosiddetti “superspreaders”, e cioè le situazioni o persone all’origine di molti contagi. Queste affermazioni si basano per lo più sui risultati del contact tracing che, in Svizzera, per obiettivo non ha però quello di individuare il luogo in cui il contagio è avvenuto ma chi potrebbe essere stato infettato. Non a caso, pochi giorni fa il Tages Anzeiger pubblicava un articolo in cui, rifacendosi a un documento interno dell’amministrazione federale, evidenziava che nel 90 per cento dei casi non si sa dove il contagio è avvenuto.
Per questo, c’è da augurarsi che il Consiglio federale sappia tener duro su ristoranti e bar almeno fino alla metà di marzo. A quel punto avremo probabilmente un quadro più chiaro delle conseguenze del diffondersi delle nuove varianti.
In autunno, quando i casi esplodevano, per settimane Berna ha detto che bisognava aspettare per capire cosa succedeva. Altrettanta cautela la dimostri ora!
Dopo Nature, anche British Medical Journal e Lancet evidenziano che il coronavirus si trasmette per via aerea
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