Cosa aspetta Mr. Prince?
Giocatore del Lugano, origini americane, ha scelto la nazionalità bielorussa e gioca nella nazionale di quel paese: non ha ancora deciso se militare ancora nella squadra di Minsk
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Giocatore del Lugano, origini americane, ha scelto la nazionalità bielorussa e gioca nella nazionale di quel paese: non ha ancora deciso se militare ancora nella squadra di Minsk
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Giocatore del Lugano, origini americane, ha scelto la nazionalità bielorussa e gioca nella nazionale di quel paese: non ha ancora deciso se militare ancora nella squadra di Minsk
Il signor Shane Prince, di professione giocatore di hockey su ghiaccio, è l’ultimo acquisto – con l’ultima licenza a disposizione del club – dell’Hockey Club Lugano. Si dà il caso che il signor Prince, oltre che “americano dalla testa ai piedi” (come afferma il Corriere del Ticino), sia anche un cittadino della Bielorussia, alleata di Putin. Lo è diventato “per ragioni sportive risalenti a tre anni fa”, secondo le sue stesse parole. Egli ha vestito la maglia della Bielorussia negli ultimi due anni, e ha disputato i Mondiali nel 2021 e le qualificazioni di fine agosto dello stesso anno per le Olimpiadi di Pechino. Ora, con tutto ciò che sappiamo, il signor Prince afferma, riguardo alla sua appartenenza futura alla nazionale di hockey bielorussa, che “sinceramente non lo so, ma non ho preso una decisione”.
Questo signor Prince non è un ragazzino, ha ventinove o trent’anni, ha girato il mondo, forse ha anche letto qualche giornale e guardato qualche telegiornale. Probabilmente sa che lo sport, e persino l’hockey, non sono corpi estranei alla società, ma che ne sono parte integrante, come la cultura o l’educazione. Dice, il signor Prince, che “non poteva prevedere”. Scherziamo? Quando gli hanno offerto la nazionalità bielorussa non poteva non sapere che chi gliela offriva era un sistema dittatoriale senza scrupoli mondialmente conosciuto e denunciato come tale? Quando ha giocato i Mondiali o le qualificazioni non poteva non sapere (lui americano dalla testa ai piedi) che migliaia di cittadini bielorussi venivano incarcerati per aver chiesto democrazia e miglior trattamento salariale e umano? Così come non poteva non sapere che quel regime che gli aveva dato la nazionalità aveva ucciso, e ancora ucciderà centinaia di oppositori politici? Per non parlare, evidentemente, di quanto sta facendo quale spalla di Putin, in Ucraina, fiancheggiando crimini contro l’umanità.
Il signor Prince quindi non ha, a tutt’oggi, ancora preso una decisione, ma concede che questo è “davvero un brutto momento”. Francamente non si sa cosa aspetti non solo a chiudere apertamente e definitivamente con la nazionale di quel paese, ma anche a disfarsi di una seconda nazionalità che non gli fa nessun onore, lui che è “americano dalla testa ai piedi”.
Questi sportivi di élite, che vengono presentati con tanto di conferenze stampa, percorrono il mondo come se nulla fosse, come se il loro statuto di sportivo potesse permettere loro qualsiasi impunità e, magnanimamente, vengono a dirci che ci stanno pensando, e che ci faranno poi sapere se giocheranno ancora, in futuro, per Lukashenko (o magari per Putin quando gli darà la nazionalità russa). In un momento nel quale tutti cercano di capire, di fare attenzione a ciò che dicono o che fanno, in un momento nel quale sta cambiando la storia dell’Europa – e forse del Mondo – ci sono ancora dirigenti sportivi che a queste piccole-grandi cose non pensano, perché “tanto non c’entrano niente con lo sport”. E si compiacciono del loro “ultimo acquisto”. Se questa non è ipocrisia è allora crassa ignoranza di come vanno le cose in questo mondo: nei due casi si tratta di oltraggio alla dignità umana, oltre che allo sport.
Alla Resega vedremo striscioni gialloblù inneggianti alla libertà e anche contro la guerra, poi al primo passaggio, al primo assist o al primo gol verrà applaudito un rappresentante della nazionale di hockey di uno Stato che è al fianco di chi sta invadendo un paese libero, distruggendo città e uccidendo innocenti. Uno Stato, quello bielorusso, nel quale si imprigionano gli avversari politici e si uccidono coloro i quali hanno la spudoratezza di scendere in piazza per reclamare diritti civili che, da noi, sono talmente ovvii che nemmeno ci ricordiamo di avere. Con buona pace dei direttori sportivi.
*Il nome dell’autore è noto alla redazione
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