Costi della sanità: lo scandalo svizzero
Un unicum europeo che significa cifre folli incassate da Casse Malati e Farmaceutiche sulle spalle di un cittadino sempre più in difficoltà
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Un unicum europeo che significa cifre folli incassate da Casse Malati e Farmaceutiche sulle spalle di un cittadino sempre più in difficoltà
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• – Redazione
Un unicum europeo che significa cifre folli incassate da Casse Malati e Farmaceutiche sulle spalle di un cittadino sempre più in difficoltà
Secondo un recente sondaggio di Tamedia, l’aumento incessante dei premi delle assicurazioni sanitarie è la preoccupazione numero uno degli svizzeri e tocca il il 70% di coloro che hanno risposto al sondaggio. Molto più del clima o dell’immigrazione. Ma il dibattito sul tema si concentra su aspetti di dettaglio, non sulla sostanza: il nostro sistema è il più ingiusto d’Europa. Scandaloso.
La destra sta architettando una legge sulle assicurazioni a basso costo, con una gamma ristretta di cure e vari obblighi. La sinistra è indignata. Ma stranamente non mette in discussione i fondamenti del sistema, che è diverso da quello di tutti i Paesi a noi vicini, dove i costi per la copertura sanitaria sono calcolati in base al reddito e, nel caso dei lavoratori dipendenti, con un contributo del datore di lavoro. Ogni Stato ha naturalmente una propria declinazione delle condizioni assicurative, ma di fatto, ovunque, vigono principi di giustizia sociale applicati alla copertura di base.
Nel nostro Paese no, la quota da versare è invariabile, il miliardario paga lo stesso prezzo della donna delle pulizie. Un’altra differenza di non poco conto sta nel fatto che ovunque, all’estero, le cure dentistiche sono coperte, in tutto o in parte, dalla previdenza sociale. Così come le spese per lenti o per gli occhiali. Spese importanti escluse dalla nostra copertura di base. E tanto peggio per i poveri costretti a fare i conti con i loro denti cariati o la vista offuscata. Certo, gli individui e le famiglie più modeste possono ricevere dei sussidi. Ma non le classi medio-basse, che sono anch’esse sempre più costrette a fare salti mortali per arrivare alla fine del mese. È un approccio costoso per i bilanci pubblici, ma che perpetua l’ingiustizia.
E se guardassimo un po’ di più, appunto, oltre i nostri confini? Il caso della Francia non è in verità molto convincente. La “sécu”, come viene chiamata l’assicurazione sanitaria, è molto generosa, ma costa allo Stato cifre folli. Esistono invece altrove tipi di copertura che dipendono poco o per nulla dai bilanci pubblici. In Austria, ad esempio, i premi per l’assicurazione sanitaria, di invalidità e di disoccupazione vengono detratti dallo stipendio, con una quota a carico del datore di lavoro. I lavoratori autonomi possono stipulare un’assicurazione (fino a un massimo di 480 euro al mese), con eccezioni per bambini, studenti e persone a carico. I pazienti devono versare un modesto contributo per le cure ospedaliere. La macchina funziona bene. Nessuno si lamenta dei costi o della qualità delle cure. Va notato che i vari fondi, disciplinati dal diritto pubblico, non possono farsi concorrenza. E, a differenza della Svizzera, non spendono soldi in vistose campagne pubblicitarie.
È vero che un cambiamento radicale del sistema sarebbe estremamente difficile da attuare. Ma per quanto tempo permetteremo che i costi vadano così fuori controllo? La tendenza è chiara. I centri di assistenza privati si moltiplicano, con obblighi di prestazione. Migros, ad esempio, sta riciclando massicciamente i suoi profitti in investimenti sanitari. C’è una pletora di servizi offerti… almeno nelle città. E sappiamo tutti che più ambulatori medici ci sono, più pazienti vi affluiscono, a volte per cure innocue.
Discutere all’infinito delle nostre preoccupazioni, proporre modifiche qua e là, non serve a cambiare la situazione. È profondamente ingiusto. Tanto più che la lobby farmaceutica, molto influente in Parlamento, frena qualsiasi tentativo di ridurre il costo dei farmaci, compresi i generici, che sono molto più costosi di quelli venduti oltre confine. Perché un prodotto semplice come l’aspirina è quattro volte più caro in Svizzera che in Francia?
I vari gruppi di interesse – aziende farmaceutiche, medici privati e ospedali – si scontrano e bloccano qualsiasi soluzione globale. Lo ammette anche il nostro Ministro della Salute uscente. È solo quando c’è una crisi che il settore pubblico prende in mano la situazione, come ai tempi del Covid, e fa un’operazione di miliardi… senza che nessuno se ne renda conto. Anche se questo significa che milioni di dosi di vaccino, ormai scadute, finiscono poi nel cestino. Ma l’insoddisfazione cronica di una popolazione gravata dai premi assicurativi non è forse anch’essa una grave crisi? Non è forse urgente che il governo scuota un po’ il Parlamento e batta i pugni sul tavolo?
Nell’immagine: una parte dei gruppi di interesse del settore casse malati rappresentati nel parlamento federale tramite uno o più deputate/i (fonte: Lobbywatch.ch)
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