Il profumo dei gesti e delle parole cantate
Daniele Finzi Pasca, con affetto e riconoscenza, ricorda il grande regista teatrale Peter Brook recentemente scomparso
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Daniele Finzi Pasca, con affetto e riconoscenza, ricorda il grande regista teatrale Peter Brook recentemente scomparso
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Daniele Finzi Pasca, con affetto e riconoscenza, ricorda il grande regista teatrale Peter Brook recentemente scomparso
Lo scorso 2 luglio si è spenta una delle vere “leggende” della storia del teatro e dello spettacolo a livello mondiale, il regista Peter Brook. Nato il 21 marzo del 1925, di famiglia russa emigrata in Gran Bretagna, con i suoi allestimenti, soprattutto shakespeariani, ha segnato profondamente l’approccio moderno ai testi classici, ma allo stesso tempo ha più volte firmato messe in scena di testi moderni, che ha reso immediatamente delle pietre miliari. Fra i suoi grandi spettacoli, dei veri eventi planetari, si deve ricordare, il celeberrimo “Marat/Sade” di Peter Weiss, scritto ed andato in scena nel 1964, il “Mahabharata” nell’adattamento di Jean-Claude Carrière dell’85 e “Oh les beaux jours” (Giorni felici) di Samuel Beckett dieci anni dopo.
Molti gli autori, registi, attori contemporanei che gli sono debitori, di soluzioni sceniche, di emozioni, di incontri indimenticabili. Fra essi, Daniele Finzi Pasca, che lo ricorda, per “Naufraghi/e”, nel testo che qui proponiamo. (red)
Nel nostro mondo, quello delle storie che si raccontano e si tramandano, quello dove come bambini continuiamo a giocare a trasformarci in eroi e mascalzoni, quello del teatro che vuole massaggiare l’anima degli spettatori, ci tramandiamo i segreti seguendo i Maestri. Peter Brook è stato per tanti di noi un punto di riferimento, perché ha tracciato una via lucida, carica di leggerezza, brillante nelle sue soluzioni.
L’ho conosciuto in Canada trent’anni fa in un festival meraviglioso che riuniva figure del mondo teatrale tanto belle. C’era Kazuo Ohno, Brook con la sua versione di “Oh les beaux jours”, Robert Lepage e tanti altri. Con Icaro debuttavo in America del Nord e in quei giorni, grazie a preziosi incontri, la vita della Compagnia ha ricevuto un tale scossone che la nostra barca, abituata a navigare nel nostro lago, improvvisamente si è trovata ad affrontare le correnti, i venti e le onde dell’oceano.
Gli incontri forgiano la storia di un giovane attore, lo aiutano a prendere il volo, a capire come prendere decisioni radicali e per me Peter è stato questo e tanto altro. Anni dopo l’ho ritrovato nel suo teatro a Parigi, nuovamente con Icaro. Ricordo l’odore dei camerini, le sedie, i divani, le tavole del palcoscenico che profumavano a gesti, a parole cantate con la potenza e la forza della cristallina semplicità. In quei giorni al Théâtre des Bouffes du Nord è stato un tempo di riflessioni, bilancio, ripartenza ma soprattutto di grande felicità.
Quando ci lasciano i Maestri è come se un pezzettino del nostro mondo si sgretolasse ma la loro voce prende corpo e dimensione dentro di noi. In tanti lo avremo riletto in queste ultime settimane, in tanti ci staremo ricordando di alcune sue meravigliose messe in scena, in tanti avremo sentito la voglia di abbracciare i suoi attori che conservano dentro di loro l’eco di un modo di pensare il teatro così carico di umanità.
Ci resta il compito di tramandare i suoi segreti, la sua visione e il suo modo di dare forma alla bellezza.
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