Diario da Rafah – I nostri corpi scavati dalla fame, non ci riconosciamo più tra di noi
La testimonianza dalla Striscia. L’assenza di cibo sta cambiando anche i nostri volti. Ci sentiamo ancora più miserabili
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La testimonianza dalla Striscia. L’assenza di cibo sta cambiando anche i nostri volti. Ci sentiamo ancora più miserabili
• – Redazione
Confrontati con un calo storico delle nascite, alcuni Paesi stanno tentando, con campagne di comunicazione o sussidi, di incitare la popolazione ad avere figli. Ma ci vuole molto di più per influenzare la scelta delle famiglie.
• – Redazione
I commenti biliosi che trasudano dal domenicale leghista a proposito della mobilitazione degli scorsi giorni si nutrono sempre più di argomentazioni discriminatorie e razziste francamente inaccettabili
• – Enrico Lombardi
Giro di vite per accontentare Comuni e polizia: il neo-consigliere federale promuove anche misure in contrasto con la Convenzione internazionale sottoscritta dalla Svizzera; le iniziative civiche locali dimostrano invece che è possibile un approccio diverso - Di Immacolata Iglio Rezzonico e Martino Colombo
• – Redazione
Anche l'Associazione Mendrisiotto regione aperta ritiene incongruo e ingiusto il punto centrale della riforma annunciata a Chiasso da Beat Jans, e insiste sulle possibilità di maggiore socializzazione e integrazione
• – Aldo Sofia
Favorevole la grande maggioranza della popolazione; vi sono anche calcoli politici nella decisione di Macron di rendere irreversibile l'interruzione della gravidanza. Il commento da Parigi
• – Veronica Noseda
Dopo aver consumato senza esito una generazione ucraina (e russa) si è deciso che la carneficina si allarghi. Stati Uniti e Russia hanno fissato un nuovo limite: entrambi sono pronti a passare alla fase dell’Apocalisse
• – Redazione
Anche in Svizzera la povertà aumenta e il ceto medio è a disagio, così il popolo ha deciso di migliorare il primo pilastro
• – Fabio Dozio
I padroni del mondo della tecnologia - fra elettronica, social media e intelligenza artificiale - hanno in Elon Musk il campione della privatizzazione dello spazio e l’artefice di futuri viaggi interplanetari. Ma che ci vadano loro, su Marte. E ci rimangano
• – Aldo Sofia
Pochi e contesi da troppi affamati. Onu e ong umanitarie criticano i pacchi lanciati su Gaza dagli Stati uniti: vanno aperti i valichi. Le Nazioni unite visitano le vittime della strage di giovedì: «Un gran numero di feriti da arma da fuoco». Negoziato in corso, Israele non va al Cairo: «Prima Hamas risponda sulla tregua»
• – Redazione
La testimonianza dalla Striscia. L’assenza di cibo sta cambiando anche i nostri volti. Ci sentiamo ancora più miserabili
In questi mesi ci sono stati diversi giorni come questo, giorni “no” in cui la disperazione prende il sopravvento lasciandomi senza forze e senza speranza. Ho camminato nel tentativo di avvistare almeno qualche lucina colorata di quelle che solitamente si mettono fuori dalle finestre nei giorni che precedono l’inizio del Ramadan: speravo che qualcuno avesse trovato la forza e la gioia di celebrare l’arrivo del mese sacro.
Niente, di quelle o dei cibi che siamo soliti cucinare per prepararci al digiuno non c’è traccia. D’altronde a quale digiuno dovremmo dare il via se è ormai da mesi che mangiamo come in un Ramadan forzato. Un pasto al giorno, quando si riesce, e non perché stiamo celebrando qualcosa ma perché ci è stato imposto. Per questo ho sentito tanti amici che hanno deciso di non digiunare, sono troppo deboli e affamati per rinunciare al poco cibo che trovano. Assurdo come questa guerra ci stia ponendo davanti a scelte così profonde anche dal punto di vista spirituale.
Giovedì anche io e la mia famiglia lasceremo Rafah e raggiungeremo le quindici persone della nostra comunità che si sono già trasferite nella tendopoli che tutti insieme abbiamo costruito sul mare per sfuggire alla annunciata operazione di terra che potrebbe abbattersi su Rafah. Avevamo rimandato il momento del trasferimento perché speravamo che si potesse arrivare a una tregua ma ora tutto è cambiato e le notizie parlano di una escalation. Vogliamo muoverci prima dell’inizio del Ramadan. Qui non ci sentiamo più sicuri.
Nelle ultime ore i bombardamenti si sono intensificati e la scorsa notte nessuno di noi è riuscito a dormire per il boato delle bombe che cadevano vicinissime. Poco più in là della nostra casa un raid israeliano ha ucciso almeno 17 persone. E così è iniziata di nuovo la corsa contro il tempo: le decisioni devono essere prese velocemente e non è permesso sbagliare. Bisogna calcolare il rischio, valutare le conseguenze e studiare la situazione. È un continuo stress mentale e mi sento molto responsabilizzato per la mia famiglia e per gli altri.
Intanto in tanti stanno cercando di lasciare la Striscia facendo ricorso al denaro arrivato dall’estero grazie alle raccolte online. Il problema però è che la richiesta è diventata talmente alta che le partenze sono state posticipate di almeno due settimane. Chi non riuscirà a muoversi prima di un’eventuale invasione di Rafah non sarà in grado di lasciare la Striscia.
La guerra di Putin è anche uno scontro culturale contro la democrazia, e i suoi alleati sono dappertutto
Presentato a Davos, in occasione del WEF, il rapporto annuale di OXFAM sulla povertà e la disuguaglianza