È il secolo più lungo della Storia
L’Europa si accorge della guerra, ma solo perché la crisi ucraina mette in pericolo le sue fonti energetiche, mentre si è sempre girata dall’altra parte davanti alle tragedie del continente
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L’Europa si accorge della guerra, ma solo perché la crisi ucraina mette in pericolo le sue fonti energetiche, mentre si è sempre girata dall’altra parte davanti alle tragedie del continente
• – Redazione
Abbiamo potuto leggere il decreto di non luogo a procedere del procuratore generale; incongruenze, versioni in contrasto, confusione comunicativa. E sulla notte della demolizione il procuratore generale scrive: ‘quel che poi succede ha dell’incredibile’
• – Rocco Bianchi
Una presa di posizione ed una postilla intorno alla scritta apparsa su un blocco di cemento nell’area dell’ex-Macello
• – Redazione
Commentino laico e non allineato ai fatti di Ucraina, Stati Uniti e Russia
• – Marco Züblin
Il neo-zar riconosce ufficialmente le autoproclamate Repubbliche indipendenti; di fatto un’annessione di una parte di Ucraina, se non una dichiarazione di guerra
• – Aldo Sofia
In un libro appena uscito una vicenda che può dire molto sulla realtà giovanile, oltre le discussioni sui livelli o sui centri educativi chiusi
• – Redazione
Il neo-zar ha annunciato il riconoscimento delle due Repubbliche auto-proclamatesi indipendenti da Kiev; un altro passo verso il peggio
• – Aldo Sofia
Credit Suisse accusato di riciclaggio (146 milioni) a favore di un boss della mafia bulgara: un caso che potrebbe riservare altre clamorose sorprese e che conferma la lentezza della giustizia in questi casi
• – Federico Franchini
D’accordo: meglio le bandierine e le medaglie della guerra, ma…
• – Libano Zanolari
Non facciamoci ingannare dai venti di guerra ucraini: stiamo ai fatti per discutere sulla qualità delle nostre forze armate, e anche sull’acquisto degli F-35 americani
• – Fabio Dozio
L’Europa si accorge della guerra, ma solo perché la crisi ucraina mette in pericolo le sue fonti energetiche, mentre si è sempre girata dall’altra parte davanti alle tragedie del continente
Che cos’è una guerra? La prima cosa che succede è che si spegne la luce: come ho visto accadere a Baghdad, Kabul, Sarajevo, Damasco, Tripoli, Mogadiscio. La luce può anche non tornare più per anni, sostituita dal ronzio dei generatori, mentre il cielo viene illuminato dai traccianti dei proiettili.
Gli europei sembra che se ne siano dimenticati e si spaventano soltanto adesso per l’incendio artificiale dell’Ucraina che potrebbe fermare il flusso regolare del gas russo. Eppure di guerra gli europei ne hanno avuta una recente, nel cuore dell’Europa, nell’ex Jugoslavia, ma l’hanno vissuta come l’aspetto lontano di un conflitto etnico e religioso di un remoto Novecento.
Ed è stato questo il più grande errore dell’Europa: pensare che il Novecento fosse finito. In realtà non è ‘il Secolo breve’, come scriveva il marxista britannico, nativo di Alessandria d’Egitto, Eric Hobsbawm. Questo è il secolo più lungo della storia dell’umanità. E continua ancora oggi nel cosiddetto Terzo Millennio. Che vi piaccia o meno.
Allora tutti pensavano, dietro uno schermo fatto di illusioni e ignoranza, che il ‘900 fosse terminato con il crollo del Muro di Berlino nel 1989, e poi con la successiva dissoluzione dell’Unione Sovietica. Certo, cambiavano i regimi, i confini territoriali, nuove nazioni nascevano e fenomenali ideologie che avevano mosso il mondo vennero archiviate assai frettolosamente: ma non potevano scomparire i popoli, con la loro storia, le loro tradizioni, le loro credenze. Così, sul finire del secolo lungo, sono risorti, in forma diversa, quelli che pensavamo fossero fantasmi del passato, come gli imperi seppelliti dl tempo, da quello russo all’ottomano. Forse che oggi non chiamiamo tranquillamente Putin ‘lo zar’ ed Erdogan ‘il sultano’?
Hobsbawm faceva finire il secolo con il crollo dell’Unione Sovietica. In realtà il secolo era duro a morire, e la fine della Jugoslavia, con guerre a ripetizione nel cuore dell’Europa, il coinvolgimento di grandi potenze e Paesi confinanti, lo dimostrava. Con la fine della Jugoslavia si dissolveva uno degli ultimi Stati multi-etnici e multi-religiosi d’Europa. Ma c’è sempre un prezzo da pagare all’indifferenza.
Torna in mente quello che aveva detto a noi cronisti, nel suo appartamentino popolare di Belgrado, Milovan Gilas, braccio destro del maresciallo Tito, colui che aveva trattato con Stalin per fermare un’invasione sovietica della Jugoslavia: “Qui stiamo regolando i conti della seconda guerra mondiale”. Tra massacri e pulizie etniche, con migliaia di morti e milioni di profughi, non era difficile credergli. Vicino a Srebrenica, nel luglio 1995, durante il massacro di oltre 7 mila musulmani bosniaci, vidi in una donna appesa a un albero: si era impiccata pur di non finire in mano alle milizie, e il marito si era fatto saltare con una granata. I morti non dovevi neppure cercarli: la mattina ti risvegliava l’odore dei cadaveri in decomposizione al sole e all’afa.
Ma questi racconti, l’europeo medio, preso dalle vacanze dell’estate, non li voleva sentire fino ad oggi, ha voltato la testa dall’altra parte. Si sveglia adesso perché oltre all’odore dei morti, sente puzza di gas e di crisi economica. E che dire della lunga arroganza di Biden, che accusa la Russia di preparare ‘pretesti’ di guerra dimenticando che gli Stati Uniti ne hanno fabbricati di vergognosi per le aggressioni al Vietnam, in Kosovo, e per l’Iraq nel 2003?
Altro che secolo breve. Nel 1992, con il crollo della Jugoslavia, la Repubblica di Macedonia dichiarò l’indipendenza e a 100 km da Salonicco la gente scese in piazza a protestare davanti alla statua di ‘mega Alexandros’. Greci e slavi si davano battaglia per l’eredità del nome. Per risolvere questa disputa ci sono voluti quasi trent’anni, con la firma dell’accordo di Prespa del 2018, e il cambio di nome della Repubblica di Macedonia in Macedonia del Nord.
Per favore, non chiamate più il ‘900 il ‘secolo breve’. L’amico David Hearst, direttore di Middle East Eye – di origini polacche, ucraine ed ebree – ricorda che nel ’41, quando il Terzo Reich invase l’Urss, i nazisti vennero salutati come liberatori in quella parte d’Europa. Le perdite civili totali durante la guerra e l’occupazione tedesca dell’Ucraina sono state stimate in quattro milioni, inclusi 1,6 milioni di ebrei. Secondo il Simon Wiesenthal Center “l’Ucraina, per quanto a nostra conoscenza, non ha mai condotto una singola indagine su un criminale di guerra nazista locale, e tantomeno ha perseguitato un perpetratore dell’Olocausto”. E neppure se ne è parlato nei giorni della memoria. Oggi nell’Ucraina di Kiev bramosa della Nato, un persecutore e criminale come Stepan Bandera, che giurò fedeltà a Hitler, è considerato un eroe nazionale, e le milizie e i gruppi che si richiamano a lui sono istituzionalmente la ‘Guardia nazionale ucraina’, che addestra i civili e aizza alla guerra.
Chiamatelo ancora secolo breve, se ne avete il coraggio.
Per gentile concessione de ‘il manifesto’
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