Donna e di sinistra, svolta in Honduras
Un voto controcorrente a livello continentale; un paese dominato dal narco-traffico e con metà della popolazione ridotta in povertà cerca una nuova strada
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Un voto controcorrente a livello continentale; un paese dominato dal narco-traffico e con metà della popolazione ridotta in povertà cerca una nuova strada
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Un voto controcorrente a livello continentale; un paese dominato dal narco-traffico e con metà della popolazione ridotta in povertà cerca una nuova strada
In realtà Xiomara Castro alla vigilia era data in testa nei sondaggi. Proprio lei, moglie dell’ex presidente Manuel Zelaya, rovesciato da un golpe civico-militare nel 2009 per aver tradito le sue origini liberali ed essersi collocato nell’orbita dell’allora leader bolivariano Hugo Chavez. Zelaya è peraltro tuttora coordinatore del Partido Libre. Per questo non era facile immaginare che una candidata additata di “comunismo” potesse sfondare in quello che è un narco-stato a tutti gli effetti (manovrato dai cartelli messicani) che garantisce impunemente il transito della cocaina oltre che il lavaggio di una fetta dei suoi proventi. Basti pensare che Tony Hernandez, fratello del presidente in carica Juan Orlando (al governo dal 2013 per il Partido Nacional) si è visto affibbiare l’ergastolo negli Stati Uniti per narcotraffico nel marzo scorso. Mentre lo stesso Juan Orlando è da anni nel mirino della antinarcotici Usa.
Per non parlare poi del terzo candidato, nonché segretario del Partido Liberal, Yani Rosenthal (con meno del 10% delle preferenze) che aveva già scontato in passato tre anni negli states per riciclaggio di narcodollari. Lo stesso Asfura è sotto accusa ma nell’ambito del sistema di corruttele che sconquassano l’Honduras (malversazione di fondi da sindaco della capitale Tegucigalpa quale è). La campagna elettorale aveva registrato infine l’assassinio di una trentina di candidati al parlamento e nelle municipali, in un paese dove la criminalità organizzata imperversa al fianco delle maras (bande giovanili), e che con il 48% contende da sempre al Nicaragua il primato della povertà in America Latina (dopo Haiti).
Evidentemente la disperazione, aggravata dall’impossibilità da tempo di poter emigrare verso il nord, ha indotto il 69% della popolazione (per la metà quasi giovani fra i 18 e i 30 anni) a recarsi alle urne. Un record rispetto alle ultime due consultazioni.
La differenza l’hanno fatta pure gli osservatori internazionali dell’Organizzazione degli Stati Americani, dell’Unione Europea e del Centro Carter, i quali (al contrario che in Nicaragua il 7 novembre scorso) son potuti giungere numerosi a verificare la sostanziale correttezza delle operazioni..
Sta di fatto che la sessantaduenne Xiomara Castro (un cognome, un programma) è apparsa trionfante vestita di rosso e nero, i colori della rivoluzione cubana e sandinista (oltre che del Partido Libre), esordendo con un “hasta la victoria siempre” di guevariana memoria. Aggiungendo: “convertiremo le lacrime e il dolore di questi ultimi 12 anni in allegria”.
Nei suoi propositi si mostra determinata quanto prudente, prefigurando “un governo di riconciliazione, pace e giustizia” e “un dialogo senza discriminazioni ne settarismi”. Il suo approccio è quello di una “rifondazione” del paese con la creazione di una Assemblea Costituente che riformi la Carta Magna.
Xiomara è consapevole di doversi destreggiare fra il narcotraffico e al contempo con Washington che quel malaffare contrasta ma che aveva ispirato il colpo di stato contro il suo consorte. Un messaggio di felicitazioni le è venuto comunque dal segretario di stato Usa Antony Blinken.
Sarà determinante per Xiomara ottenere la maggioranza dei 128 deputati in parlamento. Al riguardo il suo alleato Nasralla ha denunciato brogli che attribuirebbero più del dovuto seggi al Partido Nacional; il che costringerebbe la sinistra a livelli di mediazione più complicati per il governo del paese.
In ogni caso le elezioni in Honduras costituiscono una boccata d’ossigeno; uno squarcio nel desolante panorama politico dell’istmo centroamericano.
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