Governo post-fascista ed egemonia culturale
Debutto dell’équipe di Giorgia Meloni, con scelte dei ministri e svolta semantica che sono anche espliciti messaggi ideologici
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Debutto dell’équipe di Giorgia Meloni, con scelte dei ministri e svolta semantica che sono anche espliciti messaggi ideologici
• – Aldo Sofia
Un’autorevole ricerca sui media afferma che a livello globale le notizie non solo non interessano, ma hanno pure stufato
• – Ivo Silvestro
È quanto risulta da uno studio condotto dall’Università di Zurigo dedicato alla Svizzera italiana – Livello d’eccellenza per il TG della RSI – Auspicato un maggiore impegno della politica
• – Rocco Bianchi
Una pellicola ci ricorda quanto transizione ecologica e diritti sociali siano inscindibili
• – Redazione
Intervista alla co-coordinatrice e candidata al Consiglio di Stati dei Verdi del Ticino
• – Enrico Lombardi
Come promettere a cittadini ed elettori di diventare protagonisti e trasformarli in inconsapevoli comparse
• – Lelio Demichelis
“Discorso senza un alito di vento”, una nuova raccolta di versi di Leopoldo Lonati
• – Enrico Lombardi
A colloquio con Laura Marzi, autrice del fortunato romanzo “La materia alternativa”, un ritratto a tratti severo della scuola e della società attuali
• – Simona Sala
'I diari del Myanmar’, la tragedia di un paese ripiombato sotto la dittatura dell’esercito
• – Redazione
Giorgia Meloni si rafforza nonostante lo scalpitare e i dissensi di Berlusconi; e punterà sui temi identitari e su una 'egemonia culturale' tutta da costruire; subito, comunque, la sfida sul reddito di cittadinanza che aveva promesso di cancellare; il PD rimane prigioniero del conflitto interno fra correnti e baronie
• – Aldo Sofia
Debutto dell’équipe di Giorgia Meloni, con scelte dei ministri e svolta semantica che sono anche espliciti messaggi ideologici
Prendiamo l’economia, il ministero più importante, dove, in tempi da far tremare i polsi, se non si vuole un Draghi ci vorrebbe almeno un… drago. Negli uffici di Via XX Settembre, dove transitarono nomi illustri, ci finisce l’applicato Giancarlo Giorgetti, che però è una quarta o quinta scelta considerata la sfilza di rifiuti eccellenti che la first lady ha collezionato prima di orientarsi sul leghista di buon senso. Una squadra formata con il metro della volontà identitaria più reazionaria che conservatrice. Così, il dicastero della famiglia va ad Eugenia Roccella (versione femminile del divisivo presidente della Camera, Fontana): anti-divorzio, anti-aborto (che definisce ‘il lato oscuro della maternità’), anti-gay, e tanto tanto anti-diritti Lgbt+. Oppure il giornalista Sangiuliano (ex direttore Tg2, studioso poco riuscito del gollismo), neo-ministro della cultura, che vuole introdurre “l’egemonia culturale di destra in Italia”. Non si dirà più ‘paese’ ma nazione; non basta “Ministero dell’impresa”, va aggiunto del “Made in Italy” (un po’ di espressioni della ‘perfida Albione’).
Quindi – e non manca mai nella penisola – qualche manciata di familismo e di ‘conflitto di interessi’. Esempi: il ‘gigante’ (per statura) Crosetto, ministro della difesa e fino a ieri titolare di una società di consulenza per il settore armamenti; alle riforme la Casellati, ex legale del Cavaliere, una che (c’è la registrazione video) giurò sull’esistenza di Ruby come effettiva ‘nipote di Mubarak’; o la Santanchè, socia in affari di Briatore (industria del tempo libero), sostenitrice della protesta dei titolari degli stabilimenti balneari, avrà il portafoglio del turismo (che in Italia significa spiagge, ma ancor più arte). Infine il cambiamento dei nomi di diversi ministeri, svolta lessicale tutta ideologica di stampo nazional-sovranista: ora c’è “Istruzione e Merito” (la scuola non può essere di tutti, e prepara alla competizione e all’individualismo); “Agricoltura e Sovranità Alimentare” (come in Francia, ma dove nacque in tempi politici ben diversi); “Ambiente e Sicurezza energetica” (‘transizione’ è concetto fastidioso per chi non la vuole, o la vuole lentissima, soprattutto in ambito industriale). Ecco, manca solo il “Ministero delle corporazioni” di mussoliniana memoria.
Insomma, se Giorgia Meloni ha – e si dà – margini strettissimi o inesistenti su Nato e Politica europea, all’interno conferma platealmente la ‘linea valoriale’ dei reazionari alla polacca o all’ungherese. E sul piano sociale-economico conferma la regola: il populismo sovranista è in realtà lo scudo degli interessi del grande capitale e della finanza vorace: altro che lotta anti-establishment e anti-poteri forti.
Scritto per “laRegione Ticino”
Nell’immagine: bassorilievo dell’anno X dell’era fascista tuttora visibile in Piazza della Vittoria a Brescia
Lo abbiamo amato dal primo momento. Non capivamo un acca, però ci piaceva
Un interrogativo, un episodio raccontato da un premio Pulitzer, una questione che non dovremmo smettere di porre e di porci, cercando anzitutto di saper guardare e ascoltare