“Draghstore”, la farmacia di Mario Draghi
“Draghstore”. Così titola, brillante e beffardo come spesso gli capita, “il manifesto”. Per dire della grande “farmacia” di Mario Draghi, alle cui cure quasi tutti i politici...
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Ed eccoli ora questi nuovi/vecchi naufraghi aggrappati al salvagente lanciato dai due presidenti, Mattarella e “Super Mario”, già provvidenziale salvatore dell’euro e dunque della sballottata nave UE: il Salvini nazional-populista-sovranista, voltamarsina folgorato sulla via di Bruxelles, dopo il disastro del Papeete, dopo ettolitri di bile anti-europeista, e dopo che i suoi hanno fatto a gara per indicare nel redentore di oggi il peggio dell’alta finanza “affamatrice”; lo Zingaretti che canta vittoria (“la Lega costretta a cambiare, non noi”) ma che deve guidare un PD più preoccupato e depresso di prima; il Grillo che ai… ”grulli” votanti pentastellati sulla piattaforma Rousseau (quelli che dovevano aprire il parlamento “come una scatola di tonno”) impone l’ennesima normalizzazione istituzionale del movimento affinché rimanga ben avvitato alle poltrone del Palazzo; il Berlusca che spera nella rianimazione dei forzisti da lui trascinati nel baratro elettorale dopo aver confuso una minorenne egiziana con la nipote di Mubarak, mentre in parlamento deteneva la maggioranza assoluta; il Renzi, che si attribuisce inascoltato il merito dell’ultima rottamazione e dunque della porta spalancata a Draghi, il quale, algido, lo ricambia invece con poco o nulla.
Non c’è la coerente Meloni, ma meglio così, almeno nell’immediato, visto che fra i due (lei e il “bauscia” lombardo) é sicuramente la Giorgia a rivelarsi più inquietante per ideologia politica post-fascista. Così nasce il governo d’ “alto profilo”. Alto? Forse “medio”. O anche un tantino “basso profilo”. Con poche signore, una manciata di tecnici, e tanti, troppi politici che erano finiti dietro la lavagna. Manuale Cencelli riabilitato per garantirsi una fedeltà non eterna ma, si dice, di appena un paio d’ anni, giusto il tempo di prepararsi al Colle più alto, quello del Quirinale. Governo di “salvezza nazionale”? Si spera. Governo di uno speziale capace, ma per nulla preoccupato dell’equilibrio interno alla adorante nuova compagine governativa. Infatti: un po’ più di destra, poco generosa con gli asfittici pd, e un tantino misogina. Ma non solo questo.
Draghi (lo ha dimostrato negli anni di presidenza della Banca euorpea, indifferente a trappole e calcioni della Bundesbank e dei ‘virtuosi’ rigoristi anseatici), Draghi , dicevamo, sarà anche un… drago di competenza, tenacia, astuzia diplomatica. Ma il rischio è che sdogani e ripulisca la destra salviniana (o giorgettiana, nella nuova versione moderata), riportandola in quota, spianandogli la pista per un prossimo trionfo elettorale, lasciando al palo un centro-sinistra a corto di idee e leadership. E poi, quando mai i “tecnici” sono riusciti a cambiare abitudini, vizi, irresponsabilità di ampia parte della politica peninsulare? La storia della Storia racconta un’altra… storia.
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