Libertà, pluralismo, indipendenza: sì, ma dove?
In più di 130 paesi i giornalisti sono ostacolati o minacciati da repressione e censura
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In più di 130 paesi i giornalisti sono ostacolati o minacciati da repressione e censura
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In più di 130 paesi i giornalisti sono ostacolati o minacciati da repressione e censura
La ricorrenza odierna acquista così un sapore amaro, greve, mentre i dati forniscono un quadro allarmante soprattutto per le condizioni in cui i giornalisti si trovano a operare.
Secondo il rapporto annuale di Reporters Sans Frontières (RSF) la professione viene ostacolata in più di 130 paesi: su 180 paesi analizzati, infatti, ben il 73% presenta situazioni molto gravi (in nero l’11,88%), difficili (in rosso il 28,71%), problematiche (in arancione il 32.68%), dati che purtroppo rimangono stabili rispetto al 2020 quando si parla del continente africano e del Medio Oriente.
La pandemia di Covid-19 ha reso ancora più difficile l’accesso al territorio e alle fonti, cosa solo in parte spiegata da precauzioni di carattere sanitario, e la conseguente copertura delle notizie da parte dei giornalisti, complice la repressione e la censura di alcuni governi.
La situazione si aggrava in Arabia Saudita, governata con il pugno di ferro da Mohammed bin Salman: il principale mandante del brutale assassinio di Jamal Khashoggi, giornalista e dissidente politico ucciso e fatto a pezzi all’interno dell’ambasciata di Istanbul nel 2018, continua la sua ascesa al potere nella totale impunità, tra minacce, arresti e morti, dipinto da un esponente della “sinistra” italiana come il portatore di un nuovo Rinascimento.
Non va meglio in Russia, che ha limitato la copertura mediatica delle manifestazioni a sostegno di Alexeï Navalny, oppure in Brasile, in cui il presidente Bolsonaro ha fatto dei giornalisti il capro espiatorio per eccellenza, così da giustificare una gestione dell’emergenza a dir poco disastrosa.
Cina, Turkmenistan, Corea del nord ed Eritrea si trovano come previsto in fondo alla classifica di Reporters.
A destare preoccupazione sono però le politiche messe in atto in alcuni paesi dell’Europa centrale, che stanno limitando le libertà fondamentali dei cittadini e con esse lo spazio di manovra dei cronisti, prendendo a esempio il regime di Viktor Orbán, che censura i canali d’informazione al fine di garantire l’ordine costituito. Nonostante l’Europa resti il continente più favorevole alla libertà di stampa (un obiettivo difficile da mancare se confrontato con il resto del mondo), in Germania, Francia, Italia, Polonia, Grecia, Serbia e Bulgaria raddoppiano le aggressioni a danno dei corrispondenti, a volte anche da parte di manifestanti vicini a movimenti negazionisti ed estremisti, nonché gli arresti abusivi dei giornalisti.
Ma cosa si sta facendo per tutelare il diritto all’informazione dei cittadini e il diritto all’espressione dei reporters? Quali misure sono state o verranno adottate per contrastare una deriva sempre più evidente, che rappresenta a tutti gli effetti una minaccia per la libertà?
La sensazione è che il silenzio delle istituzioni europee sia assordante, che la mancanza di una presa di posizione in merito a fatti gravi e accertati coincida con una mancata volontà politica che persegua il rispetto e la protezione dei diritti umani.
In cima alla classifica mondiale troviamo i cosiddetti virtuosi: Norvegia, Finlandia, Svezia, Danimarca, Costa Rica, Paesi Bassi, Giamaica, Nuova Zelanda, Portogallo e… Svizzera.
Il nostro paese ottiene un buon ranking, anche se la giornalista Natasha Fioretti in questo blog fa emergere una problematica da non sottovalutare: negli ultimi anni i grandi gruppi editoriali hanno operato acquisti e fusioni, concentrando tutta l’informazione nelle mani di pochi e impoverendo di fatto la qualità del giornalismo e la varietà delle sue voci.
L’occasione odierna dovrebbe indurre il nostro paese a una riflessione sul proprio ruolo a livello internazionale: è forse ora di abbandonare i discorsi e la retorica, lasciando da parte i rimproveri sussurrati con poco coraggio, operando una scelta coerente tra valori e interessi economici, tra neutralità e iniziative volte a tutelare la libertà di stampa.
Abbandonare la prudenza, sbilanciarsi per un attimo… potrebbe portarci a compiere un piccolo passo in avanti.
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