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Riccardo Fanciola
Riccardo Fanciola
Genova, 20 luglio 2001: la morte di Carlo...
• 20 Luglio 2021 – Riccardo Fanciola

Nel 2002, un anno dopo il G8, con Harry Haener avevo realizzato per Falò “Ritorno a Genova”, un servizio che rievocava quello che era successo l’anno prima. Il documentario era incentrato in particolare sulla morte di Carlo Giuliani, ucciso in piazza Alimonda il 20 luglio 2001, alle 17 e 27, con un colpo di pistola. Nel corso della realizzazione del servizio, nel quale nessuna voce ufficiale aveva voluto esprimersi, avevamo incontrato e intervistato la madre di Carlo, alcuni suoi amici, un’infermiera del Genoa Social Forum, un fotografo e un cameraman che avevano assistito e fotografato, rispettivamente filmato la sua morte. Questo è il loro racconto.

Haidi Gaggio-Giuliani Il giorno prima c’è stata una manifestazione, grande, pacifica, allegrissima, fantasiosa, colorata, non è successo nulla. Perché il 19 non succede niente e il 20 sì? Perché non si fermano gli unici che, in realtà, creano danni alla città? Questi fantomatici Black bloc cominciano già il mattino del 20 a disselciare piazza Paolo da Novi, a rifornirsi di armi, pietre, bastoni.

Monica Battifora, infermiera del Genoa Social Forum La prima piazza dove sono scoppiati gli scontri era piazza Paolo Da Novi dove mi trovavo con un furgone dei sanitari. Dopo il passaggio di quelli che sono stati definiti i Black Bloc, che come cimici hanno cominciato a smontare la piazza, appena si sono allontanati c’è stata la prima carica, molto violenta. Da li abbiamo cominciato a scappare, a girare per la città un po’ allo sbando come tutti gli altri.

Andrea Burlando, amico di Carlo Giuliani Io sono un gran curioso e mi sono fatto un giro della città, ho visto i famosi Black bloc, che erano quattro gatti, ma sapevano fare abbastanza bene quello che facevano. Però la polizia non s’è vista: due ore di disastri senza vedere la polizia.

Haidi Gaggio-Giuliani Piazza Manin era la piazza tematica dei Lilliput, di Mani tese, di Pax Christi, cioè dei famosi violenti, no? Lì Carlo ha incontrato una parte dei suoi amici ed è anche la piazza da cui lo abbiamo sentito per l’ultima volta. Erano circa le tre, tre e un quarto del pomeriggio. Poi dopo che abbiamo sentito Carlo, è arrivato un gruppo di Black bloc che hanno aggredito alcuni manifestanti, soprattutto quelli che avevano le macchine fotografiche, per poi proseguire per Corso Ermellini. Subito dopo, la polizia, che non era intervenuta al passaggio dei Black bloc, ha aggredito i manifestanti e per quanto ne so anche Carlo ha ricevuto delle manganellate.

Enrico Agostino, amico di Carlo Giuliani Io facevo parte del corteo dei disobbedienti, eravamo in diecimila circa. Quello che ci ha colpito già al nostro arrivo è che abbiamo trovato uno scenario devastato. C’era una macchina incendiata proprio in mezzo alla strada, vetrine rotte lungo il tragitto che avevamo percorso, cose che erano già successe durante la mattina. Noi ci eravamo detti, se gli scontri ci sono già stati avranno risolto tutto, ora passiamo noi che abbiamo deciso di mettere in gioco il nostro corpo, di sfidare la zona rossa, ma in modo pacifico. Quando siamo arrivati abbiamo trovato le forze dell’ordine schierate. Non ci hanno dato neanche il tempo di valutare, di pensare alla situazione e ci hanno scaricato addosso una ventina, una trentina di fumogeni. Il panico era generale, l’unica via di fuga era dietro di noi, ma immaginatevi diecimila persone in una strada stretta! Finiscono per calpestarsi. Il rischio più grande lo abbiamo corso lì.

Giuseppe Laruccia, cameraman Ci sono state le prime cariche quando ancora il corteo era in fase di assestamento e il gruppo di contatto si stava sistemando. In un punto dove il corteo era autorizzato.

Marco D’Auria, fotografo Secondo tutte le testimonianze che ho raccolto, i carabinieri hanno attaccato la testa del corteo, dove vi erano fotografi e giornalisti, senza motivo apparente e la battaglia si è svolta in gran parte lungo via Tolemaide, con un lunghissimo tira e molla di poliziotti, caroselli di blindati e manifestanti dall’altra parte che contrattaccavano.

Enrico Agostino, amico di Carlo Giuliani Le cariche sono durate più di tre ore. Loro caricavano, prendevano qualche prigioniero e si ritiravano. E procedevano, avanzavano piano piano. Poi c’erano barricate, più o meno improvvisate, per rallentare la loro avanzata.

Marco D’Auria, fotografo Una cosa che mi ha colpito moltissimo è stato il continuo via vai di blindati dei carabinieri. A un certo momento uno di questi blindati si è diretto a grande velocità verso il corteo, che si è aperto e per puro miracolo nessuno è rimasto sotto. Io credo che questo episodio abbia contribuito a esacerbare ancora di più gli animi. Uno di quei blindati è stato successivamente fermato, c’era un gruppo di ragazzi, chi con sassi, chi con mazze e bastoni, che ha cominciato a danneggiare il blindato, ma qualcuno ha fatto scendere l’autista e lo ha fatto scappare incolume.

Monica Battifora, infermiera del Genoa Social Forum C’erano ferite al capo, alla nuca di persone che stavano scappando, che erano in terra. Segni plurimi, fino a venti segni di manganellate tatuati sulla pelle, persone ferite sulla schiena. Erano ferite da difesa, avambracci, dita spezzate per difendersi dai manganelli. E ferite da lacrimogeni: i lacrimogeni venivano sparati ad altezza tronco. Ho visto denti spaccati, labbra lacerate, contusioni pazzesche. Non eravamo attrezzati per curare ferite simili.

Enrico Agostino, amico di Carlo Giuliani I sentimenti nostri erano prima di incredulità e poi di rabbia, perché non eravamo una minaccia per nessuno.

Andrea Burlando, amico di Carlo Giuliani Eravamo persone disarmate che si sono trovate a correre inseguite per la propria città e a un certo punto abbiamo detto basta, perché se ti inseguono, ti tirano i lacrimogeni, se cadi quelli a terra li bastonano… Io sono venuto per dire quello che secondo me è giusto nelle strade di casa mia, come ti permetti di picchiarmi? Adesso vediamo se a modo mio riesco a farti smettere di picchiare. Non si voleva niente più di quello.

Giuseppe Laruccia, cameraman Sia manifestanti che forze dell’ordine erano su via Tolemaide, ma c’è stato un intervento laterale dei carabinieri, in via Caffa, che ha cercato di isolare il gruppo di contatto delle tute bianche.

Andrea Burlano, amico di Carlo Giuliani Ci siamo trovati tutta la polizia davanti che caricava, l’unica via di fuga era via Caffa, c’erano 30 carabinieri e bisognava passare di lì. Siamo corsi qua. 30 carabinieri, per quanto coraggiosi, quando si trovano di fronte 2000 persone, se ne vanno. Sono scappati.

Giuseppe Laruccia, cameraman Nel retrocedere su via Caffa, le camionette di supporto hanno cozzato fra di loro, poi in piazza Alimonda una camionetta è rimasta bloccata vicino a un cassonetto

Andrea Burlando, amico di Carlo Giuliani La jeep è stata lasciata lì come esca, la gente, esasperata da ore di cariche, ha cominciato a fare quello che hanno definito un assalto criminale, che alla fine non era altro che tirare delle pietre: con più di due minuti di assedio intorno alla jeep, uno è uscito con un graffio e basta. Quindi non era poi così criminale.

Marco D’Auria, fotografo C’era una grandissima tensione, sia perché erano appena stati sparati dei lacrimogeni, sia perché la situazione era in continuo movimento, sia perché la camionetta da una parte era accerchiata, si sentiva continuamente il rumore delle pietre che volavano e quindi era come se si sapesse che doveva succedere qualcosa.

Giuseppe Laruccia, cameraman In quel momento ho avuto la sensazione che si stesse oltrepassando il limite, nel senso che ho avuto la percezione che la situazione fosse fuori controllo da parte di tutti i soggetti presenti in piazza.

Haidi Gaggio-Giuliani Carlo non si vede. Abbiamo guardato i filmati con molta attenzione ma non c’é mai. Carlo si vede spuntare improvvisamente quando la pistola è già puntata ed è puntata contro un ragazzo che é davanti a lui, con la felpa grigia col cappuccio. E in quel momento si vede Carlo che arriva e guarda in basso e evidentemente vede l’estintore e da come lo raccoglie si capisce che ha visto la pistola.

Giuseppe Laruccia, cameraman Tra gli oggetti che volavano a un certo punto ho sentito il primo sparo, che mi ha letteralmente raggelato, e a distanza di uno, due, tre secondi c’è stato il secondo sparo, che ha provocato il fuggi fuggi dei manifestanti che erano attorno alla camionetta. Mentre stavo riprendendo mi sono bloccato, la telecamera mi è letteralmente scivolata dalla mano, soprattutto quando ho realizzato che il defender stava passando sul corpo di Carlo Giuliani, prima in retromarcia, poi andando via.

Marco D’Auria, fotografo Io sono certo che se quello sparo fosse stato in aria, la piazza si sarebbe comunque vuotata all’istante.

Andrea Burlando, amico di Carlo Giuliani C’era un plotone che avrebbe spazzato via duemila manifestanti e non si sono mossi, finché non sono partiti gli spari, era un segnale che stavano aspettando.

Haidi Gaggio-Giuliani Io credo che la morte di Carlo sia stata voluta. Non mi interessa che qualcuno vada in galera. Mi interessa che si sappia come sono andate le cose, chi veramente ha sparato a Carlo, e perché. Mi interessa che chi è responsabile dei disordini e delle violenze gravi che sono state fatte nella nostra città sia messo di fronte alle sue responsabilità. Questo mi interessa.

Una speranza che vent’anni dopo – mi si permetta – in larga misura resta tale.






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