Guerra alla pandemia e guerra in Ucraina
Cosa segnalano, e cosa dovrebbero insegnarci, due grandi crisi che si intrecciano
Filtra per rubrica
Filtra per autore/trice
Cosa segnalano, e cosa dovrebbero insegnarci, due grandi crisi che si intrecciano
• – Riccardo Bagnato
Parte l’attacco a guida UDC contro il servizio pubblico, con l’insidiosa proposta di un canone SSR ridotto a 200 franchi: sarebbero a rischio molti programmi e la loro qualità
• – Maurizio Corti
Stampa / Pdf
• – Franco Cavani
La guerra non è un gioco, anche se in gioco c’è il nostro destino. Comune
• – Redazione
Quando si può tornare a pensare di tenere aperta la porta di casa
• – Redazione
Dopo le incertezze iniziali il Consiglio federale prende una decisione storica seguendo l’Europa nelle sanzioni anti-Cremlino
• – Daniele Piazza
Dagli slogan contro la guerra da interpretare, alle sanzioni anti Putin, al rischio boomerang per l’Occidente
• – Silvano Toppi
Gli sviluppi della guerra in Ucraina, la resistenza popolare, una trattativa da 'mission impossible', e la necessaria fermezza delle democrazie
• – Aldo Sofia
Stampa / Pdf
• – Franco Cavani
A cento anni dalla nascita del grande scrittore
• – Redazione
Cosa segnalano, e cosa dovrebbero insegnarci, due grandi crisi che si intrecciano
Appena qualche centimetro sotto la drammaticità di queste prime considerazioni, però, c’è altro. C’è una comune indicazione che la pandemia e la guerra ci lasciano intravedere. Di questo è necessario discutere urgentemente, sperando che vi sia il tempo e il desiderio politico di farlo prima che il bottone rosso non minacci anche il pensiero.
Pandemia e guerra in Europa certificano chiaramente che il mondo così come ha funzionato finora non funziona più e non potrà più funzionare.
La pandemia come la guerra in Ucraina stanno infatti fungendo da acceleratori. Entrambi stanno imprimendo una velocità inaudita ai cambiamenti necessari. Quegli stessi cambiamenti più volti auspicati e quasi sempre disattesi. Ed entrambi mettono in luce la pochezza con la quale la classe dirigente sta affrontando le sfide del prossimo millennio. Tuttavia entrambi indicano con precisione il problema. E il problema è ambientale, demografico, energetico.
La pandemia ha accelerato fenomeni già in atto da tempo nel mondo del lavoro e in quello della tutela delle persone, la guerra in Ucraina quello legato all’utilizzo delle materie prime e delle energie.
Il giorno dopo lo scoppio della pandemia ci siamo resi conto che non c’era più un’industria. Era sparita da anni, scomparsa negli stessi luoghi dove è scoppiata la pandemia. Progettavamo cellulari ma non producevamo più mascherine ; sviluppavamo servizi, ma non abbastanza macchinari medici, anestesisti, medici e infermieri. Eravamo ricchi, ma ci è mancato quello di cui avevamo bisogno in quel momento, e per un lungo attimo è stato il panico. Per anni l’hanno chiamata de-industrializzazione. Il mondo del lavoro è cambiato e con esso l’indotto che quel mondo era abituato alimentare. Il telelavoro, un altro esempio fra i tanti, si è insediato dentro di noi senza che ancora ne abbiamo capito tutte le implicazioni.
La guerra in Ucraina poi sta facendo il resto. Perché? Partiamo da una constatazione tanto amara quanto vera. Fino ad oggi è stata l’Europa stessa ad aver finanziato l’invasione in Ucraina comprando miliardi di dollari di gas e petrolio dalla Russia, soldi con cui Mosca ha pagato soldati e armamenti. Non potevamo fare altro, si dirà. Ora, però, il piede sull’acceleratore lo stanno schiacciando tutti, ognuno con le mani su un gigantesco volante globale ma ognuno con le proprie indicazioni di rotta.
Ad esempio, c’è da dubitare che la strada per l’autonomia energetica sia quella del nucleare come da più parti si inizia a riproporre o come ha suggerito il presidente francese Macron dichiarando di voler creare sei nuove centrali nei prossimi decenni. Una parola – nucleare – che proprio oggi risuona nelle nostre teste per altri e più preoccupanti motivi.
Eppure, quello dell’equilibrio energetico mondiale (che è prima di tutto un nuovo equilibrio con la Terra), quello di un nuovo mondo del lavoro (che è prima di tutto un nuovo stile di vita) o di una maggiore attenzione agli aspetti demografici e migratori (che è prima di tutto un nuovo equilibrio con noi stessi e con l’altro) questi sì, sono i veri temi che la pandemia e la guerra ha rilanciato come razzi verso il futuro a una velocità mai vista prima laddove nulla sarà come prima. Gli altri razzi, quelli che ora ci spaventano – sembrerà assurdo e sproporzionato pensarlo – sono poca cosa in confronto.
Diversi rom di origine ucraina vivono in Ticino suscitando paure e preoccupazioni. Tra loro, Roman, un ragazzino che abbiamo frequentato in questi mesi. È davvero di lui che...
La situazione del Ticino di fronte alle prospettive politiche, industriali e occupazionali