I giochi di guerra e di potere che uniscono Cina e Russia
Iniziano oggi le esercitazioni che confermano i crescenti legami tra le due superpotenze
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Iniziano oggi le esercitazioni che confermano i crescenti legami tra le due superpotenze
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Iniziano oggi le esercitazioni che confermano i crescenti legami tra le due superpotenze
La Cina è però reduce da un’estate difficile. La tanto proclamata vittoria contro il Covid-19 grazie alla strategia di tolleranza zero, stenta ad arrivare; al contrario dopo quasi tre anni di chiusure e isolamento, i focolai non si fermano, l’approccio non cambia e la gente soffre. Non aiutano il caldo torrido e le piogge torrenziali, che impediscono all’economia di recuperare terreno. La domanda interna è in calo e i costi delle materie prime sono in crescita. Ci sono poi le interruzioni delle catene globali di approvvigionamento, dovute alla pandemia, alla guerra in Ucraina e anche agli sforzi degli Stati Uniti per ridurre la dipendenza dal mercato cinese. Sono tutte cattive notizie per il Presidente cinese.
In questo contesto delicato, a fare notizia sono le continue esercitazioni militari della Cina attorno a Taiwan, che Pechino considera una provincia ribelle da riunificare, e quelle in corso con la Russia. Le esercitazioni congiunte tra le due potenze vedranno anche il coinvolgimento dell’India, il gigante democratico, che rimane dipendente da Mosca per il suo arsenale militare, oltre che di Bielorussia, Mongolia, Nicaragua, Laos e Siria.
Sebbene i giochi di guerra di Vostok si tengano ogni quattro anni nell’estremo oriente russo, il simbolismo delle manovre di quest’anno non sfugge a nessuno. Da una parte Mosca vuole proiettare un’immagine di normalità, malgrado la guerra in Ucraina, dall’altra sia la Russia che la Cina vogliono dimostrare al rivale comune, gli Stati Uniti, la loro capacità di mantenere le relazioni con altre potenze e alleati.
Le marine russe e cinesi nel Mar del Giappone “praticheranno un’azione congiunta per proteggere le comunicazioni marittime, le aree di attività economica marina e il sostegno alle truppe di terra nelle aree costali” recita il comunicato ufficiale. Pechino ha affermato che la sua partecipazione alle esercitazioni di Vostok, che significa “Est”, non ha nulla a che fare con l’attuale situazione internazionale e regionale.
Gli esperti assicurano che le esercitazioni militari russe si svolgeranno su scala ridotta rispetto a quelle del 2018. I 50.000 membri del personale che, a detta di Mosca, prenderanno parte alle manovre, sono una frazione della cifra ufficiale di 300.000 che si diceva fossero coinvolti quattro anni fa. Secondo gli analisti cancellare le esercitazioni avrebbe inviato un segnale di debolezza, anche se condurle è prima di tutto uno “spettacolo militare”.
Vladimir Putin e Xi Jinping hanno sviluppato forti legami personali e lanciato un “partenariato strategico”, che unisce gli ex rivali comunisti contro le continue pressioni occidentali. Le esercitazioni confermano quindi i crescenti legami di difesa tra Mosca e Pechino, diventati più forti da quando la Russia ha inviato le sue truppe in Ucraina ormai 7 mesi fa. La Cina si è rifiutata di criticare l’azione della Russia, affermando che, sostenendo l’espansione della NATO verso est, gli Stati Uniti sono il “principale istigatore” della guerra. In cambio, nei giorni scorsi, Mosca ha sostenuto con forza Pechino, irritato dalla recente visita della Presidente della Camera statunitense Nancy Pelosi a Taiwan.
Anche se Mosca e Pechino in passato hanno rifiutato la possibilità di stringere un’alleanza militare, per Putin una tale prospettiva non può essere esclusa. Il leader del Cremlino ha recentemente confermato che la Russia ha condiviso con la Cina tecnologie militari altamente sensibili, che hanno contribuito a rafforzare la sua capacità di difesa.
Non ci sono dubbi quindi che le manovre saranno seguite da vicino da Washington e dalle potenze regionali, che si trovano loro malgrado nel mezzo delle acque agitate della geopolitica e della propaganda.
Nell’immagine: una vignetta del Times of India che dipinge Russia e Cina come giganti di argilla, a causa delle loro crescenti difficoltà economiche e sociali
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