I negazionisti e la scienza
Si muore di caldo. Non è più soltanto un modo di dire. Ci sono i dati di Nature Medicine a certificare quello che è accaduto la scorsa estate in Europa: una strage, 61 mila morti
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Si muore di caldo. Non è più soltanto un modo di dire. Ci sono i dati di Nature Medicine a certificare quello che è accaduto la scorsa estate in Europa: una strage, 61 mila morti
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Si muore di caldo. Non è più soltanto un modo di dire. Ci sono i dati di Nature Medicine a certificare quello che è accaduto la scorsa estate in Europa: una strage, 61 mila morti
Sono più di quelli che muoiono per molti tipi di tumore, per dire. E sono comunque troppi. Oppure la sostenibilità sociale, che le destre europee usano per provare a fermare qualsiasi provvedimento per l’ambiente, ignora “i morti di caldo”? Quelli non contano? Cominciamo col dire che il caldo, questo caldo, non è normale. Non è vero che “ha sempre fatto questo caldo d’estate”. Finiamola con questa panzana. È vero il contrario: non ha mai fatto questo caldo nel mondo. Mai, almeno da quando le temperature vengono misurate e registrate: dalla fine dell’800.
Può essere utile fornire qualche dato a tutti quelli che confondono il meteo con il clima e che sono abituati ad emettere sentenze in base al tempo che fa oggi nel posto dove stanno: nelle scorse settimane si sono registrate temperature insostenibili, ben sopra i 40 gradi, in larghe zone della Cina, del Giappone, nel sud degli Stati Uniti e in Messico, in Spagna e Portogallo; ma anche in Sud Africa e in America del Sud, dove pure teoricamente sarebbe inverno, il termometro in certe aree non si schioda dai 30 gradi. In inverno. Anche il freddo può indicare il caldo: al Polo Sud i 31,9 gradi sotto zero di qualche giorno fa sono la temperatura più alta mai registrata a luglio; e nell’Artico canadese i 37,9 gradi sono quasi tre gradi in più del record precedente, del 1989. Tre gradi in 44 anni. Questo si accompagna ad incendi, alluvioni e uragani con il loro carico di lutti e nuove povertà. Come stupirsi se a milioni decidono di abbandonare i loro Paesi divenendo profughi climatici? Incendi, alluvioni e uragani ci sono sempre stati, è vero, ma mai così violenti, mai così frequenti. Non sono opinioni o sensazioni: se lo chiedete a qualunque climatologo vi fornirà i dati.
Il nuovo Synthesis Report IPCC: Intergovernmental panel on climate change
Agire ora o sarà troppo tardi
Hanno una pazienza infinita, i climatologi: incredibile come non si arrendano davanti alla nostra indifferenza, al nostro tentativo quotidiano di guadagnare tempo prima di occuparci della “sfida bellissima che abbiamo davanti”, per usare le parole di uno dei pochi leader del mondo ad aver capito cosa sta accadendo: Papa Francesco. Dice proprio così, “sfida bellissima”, ci torneremo.
Il fatto è che la scienza sembra impotente davanti a chi nega il cambiamento climatico in atto e le sue cause. Il mese scorso ad un dibattito con alcuni europarlamentari, hanno mostrato loro le strisce del clima, la celebre rappresentazione delle variazioni delle temperature negli ultimi centocinquant’anni; si va dal blu scuro della fine dell’800 fino al rosso acceso degli ultimi decenni. Il blu indica le temperature sotto la media, il rosso quelle sopra. Non servono parole, non servono numeri, anche un bambino capirebbe cosa sta accadendo. Il mondo si sta surriscaldando. Tra un po’ sarà troppo tardi, anzi secondo un rapporto pubblicato da Nature un mese fa, forse è già troppo tardi, siamo entrati in una fase di instabilità. Ma quel giorno due europarlamentari di destra hanno replicato infastiditi dicendo: e cosa è accaduto nei centocinquant’anni precedenti? E in quelli prima ancora? E quando c’erano i dinosauri? Ce li avete i dati dei dinosauri? No, vero? Il sottotesto delle domande era: i cambiamenti climatici ci sono sempre stati, finitela di fare i piantagrane e lasciamo il mondo così com’è che va tutto bene.
Ma la verità è che i dati ci sono e i dati dicono che è vero che il clima sulla Terra è cambiato tante volte in alcuni miliardi di anni, ma da diecimila anni a questa parte si è stabilizzato e solo questo ha permesso la nascita delle prime civiltà e il progresso umano. La stabilità del clima. Purtroppo quell’equilibrio si è rotto, più o meno dalla secondo rivoluzione industriale, quando le emissioni di anidride carbonica sono aumentate esattamente come le temperature medie… Facile individuare il problema, dobbiamo cambiare modello economico, sappiamo come farlo, potremmo farlo e staremo tutti bene davvero. Niente da fare, i due europarlamentari negazionisti non ascoltavano più da un pezzo.
ll fatto è che i conservatori hanno deciso che il nuovo avversario da battere non sono più i comunisti ma gli ambientalisti. Come se conservare la vita della specie umana sul Pianeta non dovesse essere il primo obiettivo anche di un conservatore. E invece basta prendere un qualunque giornale di destra per accorgersi che ogni giorno qualunque misura che punti a ridurre le emissioni climalteranti viene derisa e attaccata. Ieri c’era un articolo che provava a sostenere che la Co2 faccia bene al pianeta mettendo in fila una tale sequela di scemenze che veniva voglia di ignorarlo. Ma è un errore: è venuto il momento di smontare quelle scemenze, una per una, ogni giorno. Perché sono pericolose. E spiegare ogni giorno quello che sta accadendo. Non nei convegni di specialisti ma parlando alla gente. Su due importanti emittenti francesi le previsioni del tempo sono appena state allungate di qualche minuto per consentire ai meteorologi di dire anche perché fa caldo, perché c’è la siccità, perché le alluvioni. Chissà se vorrà farlo anche la Rai che sotto la presidenza di Marinella Soldi ha scoperto l’importanza della sostenibilità.
Ma per vincere questa “sfida bellissima” sarà poi necessario avere la capacità di raccontarla, spiegare perché dopo il mondo sarà migliore per tutti e individuare con chiarezza gli strumenti finanziari per non lasciare indietro nessuno, soprattutto i più fragili che temono che un qualunque cambiamento possa essere letale. Se gli agricoltori si oppongono alla Restoration Law votata dal Parlamento europeo, vuol dire anche che non è stato fatto un buon lavoro per convincerli che proteggere la natura servirà soprattutto a loro.
Infine servirebbe una sinistra che capisse che la questione ambientale non è, non può più essere, una riga in un programma elettorale, ma un modo nuovo di guardare il mondo.
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