Idiozia e incompetenza non hanno passaporti
Non è la nazionalità (svizzera) dei dirigenti delle grandi aziende a fare la differenza, è la loro competenza e onestà
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Non è la nazionalità (svizzera) dei dirigenti delle grandi aziende a fare la differenza, è la loro competenza e onestà
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Non è la nazionalità (svizzera) dei dirigenti delle grandi aziende a fare la differenza, è la loro competenza e onestà
Il gruppo parlamentare UDC avrebbe infatti intenzione di depositare un atto parlamentare in cui chiede al Consiglio federale appunto queste due cose: che “in futuro la maggioranza dei membri del consiglio di amministrazione debba avere un passaporto svizzero” e che “la maggioranza dei diritti di voto degli azionisti sia in mani svizzere». Da notare: solo dei diritti di voto, il che significa che la maggioranza del capitale potrebbe dunque rimanere in mani estere.
Tecnicismi a parte (ma chi spenderebbe milioni se non miliardi per acquisire un’azienda in cui non avrebbe nulla o ben poco da dire?), agli UDC e a quei politici di altri partiti, anche di sinistra, che stanno guardando con favore a questa proposta si devono ricordare i due casi più famosi di fallimento o quasi fallimento che hanno interessato il nostro Paese: UBS nel 2008, salvata allora grazie a un massiccio intervento statale, e Swissair una decina di anni prima, questa invece lasciata fallire.
Ebbene, in entrambi i casi management e CdA erano svizzeri, e questo non ha impedito che entrambe avessero gravi problemi. Perché idiozia e incompetenza, per fortuna nostra e del mondo, non posseggono passaporti, ma sono diffuse un po’ ovunque (non lo dice anche il proverbio che la madre degli imbecilli è sempre incinta?). La buona gestione di un’azienda è invece questione di personalità, capacità, esperienza e, non da ultimo, di onestà, per cui in questo senso meglio avere un manager del Burundi che possegga queste qualità che un perfetto cretino; attinente magari di Niederbipp, ma che cretino resta.
All’apparenza, più sensata parrebbe l’idea di fare in modo che le aziende di importanza sistemica – in generale le grandi aziende operanti sul nostro territorio – mantengano dei legami con la Svizzera e la nostra cultura. Bel proposito, ma si dimentica che non solo i manager stranieri se ne vanno il giorno dopo che hanno mandato in tilt un’azienda, come affermato da Matter, e tanti saluti ai cocci da riparare che lasciano alle loro spalle, ma anche quelli svizzeri, perché pure loro pur di mettersi in tasca qualche franco in più abusano delle leggi del mercato. Insomma, non c’è alcuna garanzia non solo che un manager elvetico dirigerà meglio un’azienda elvetica proprio perché elvetica, ma neppure che farà di tutto per salvarla.
L’esempio ci viene ancora dal grounding Swissair, compagnia area svizzerissima che fu lasciata fallire dalle nostre svizzerissime banche dal management e dai CdA altrettanto svizzeri e consegnata alla stranierissima Luftansa. E chi ha buona memoria si ricorda che mentre l’ultimo Ceo di Swissair cercava disperatamente ma invano di salvarla, gli svizzerissimi membri del CdA si rifiutarono di rinunciare ai loro viaggi gratuiti in prima classe, che solo una volta fallita alcuni di loro (non tutti) rinunciarono a bonus ed emolumenti a favore dei dipendenti – misura più declamatoria che altro, visto che con la società fallita avrebbero ricevuto poco o nulla – e che nessuno restituì tutto quanto ricevuto negli anni passati. Perché non solo idiozia e incompetenza non hanno passaporti, ma anche arroganza e brama di potere e denaro.
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