Le agognate riaperture si avvicinano?
Domani il Consiglio federale tornerà sul tema. Intanto i contagi aumentano e l’impazienza anche
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Domani il Consiglio federale tornerà sul tema. Intanto i contagi aumentano e l’impazienza anche
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Domani il Consiglio federale tornerà sul tema. Intanto i contagi aumentano e l’impazienza anche
Non che lo giustifichino le cifre della pandemia che, dopo una tregua pasquale, hanno ripreso a salire (+269 venerdì, +1010 nel fine settimana rispetto all’ultimo di marzo). Il tasso di riproduzione è così tornato ben sopra l’1 (1.14, contro lo 0,96 di venerdì).
È da fine febbraio, quando aveva annunciato le prime riaperture, che il Consiglio federale culla però l’illusione di un ritorno, almeno parziale, alla normalità. Diciamolo chiaramente: è l’ennesimo disastro comunicativo del governo, che grazie in particolare ad Alain Berset già ha al suo attivo parecchie… ultime parole famose, stile Settimana enigmistica, come “conosciamo il virus” e “la situazione è sotto controllo”.
Grazie agli errori accumulati da settembre in poi, oggi siamo nella poco invidiabile situazione di poter sperare soltanto nei vaccini, mentre è in atto una terza ondata, con un livello di contagi elevato e una popolazione che attende con sempre maggior impazienza che le ventilate riaperture diventino realtà…
Insomma, un altro #SwissCovidFail bello e buono.
A questo punto, l’unica soluzione secondo me sarebbe quella di riaprire le terrazze di bar e ristoranti e permettere maggiori attività all’aperto, dove il rischio di contagio è molto inferiore (ne avevo parlato la scorsa settimana).
Contemporaneamente, però, Consiglio federale e Ufficio federale della sanità pubblica dovrebbero spiegare chiaramente perché all’esterno i rischi sono inferiori e, soprattutto, perché all’interno sono invece molto più elevati: riconoscere cioè il ruolo centrale che gli aerosol svolgono nella trasmissione del virus e adattare di conseguenza i famosi “piani di protezione”.
Ciò significherebbe smettere di affidarsi al metro e mezzo di distanza e all’igiene delle mani, come avevo spiegato un paio di settimane fa, e puntare su ventilazione e sistemi di filtraggio dell’aria, promuovendo l’utilizzazione di misuratori dell’anidride carbonica in tutti gli ambienti chiusi per tenere sotto controllo la qualità dell’aria ed evitare che, oltre al CO, nell’aria si accumulino anche i virioni di SARS-CoV-2 (qui una breve spiegazione).
Purtroppo l’Ufficio federale della sanità pubblica non è pronto a fare questo passo: benché sottolinei l’importanza di “arieggiare bene tutti gli spazi chiusi” e di cambiare l’aria regolarmente, sul suo sito continua a definire poco frequenti i contagi via aerosol.
Di conseguenza, il riconoscimento del loro ruolo permetterà probabilmente di favorire nuove aperture, ma non di proteggerci meglio.
Un nuovo capitolo dell’interminabile serie dei #SwissCovidFail!
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