Il Parlamento europeo si muove contro Pfizer e von der Leyen
Sotto la lente il più grande contratto stipulato dall’UE per i vaccini anti-Covid
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Sotto la lente il più grande contratto stipulato dall’UE per i vaccini anti-Covid
A causa delle zone d’ombra legate al più grande contratto europeo sui vaccini anti-Covid, il quale prevedeva la fornitura di 1,8 miliardi di dosi, la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen e l’azienda farmaceutica Pfizer sono finiti nel mirino degli eurodeputati a capo della commissione speciale del Parlamento europeo sul Covid-19. Questi ultimi, infatti, hanno deciso di chiedere a von der Leyen di comparire pubblicamente davanti alla commissione, con l’obiettivo di indagare sul ruolo da ella svolto nell’ambito della negoziazione dell’imponente contratto.
A rivelarlo è stato il quotidiano statunitense Politico, che sulla base di una dichiarazione rilasciatagli in esclusiva dalla presidente della commissione speciale sul Covid-19, Kathleen Van Brempt, ha fatto sapere che gli eurodeputati non solo hanno deciso di muoversi contro von der Leyen, ma appunto anche contro la multinazionale Pfizer. Van Brempt, infatti, ha affermato che la commissione chiederà altresì di revocare il privilegio di accedere al Parlamento europeo all’azienda farmaceutica, in seguito al rifiuto da parte del suo presidente Albert Bourla di rendere testimonianza.
Sia nel mese di ottobre 2022 che in quello di dicembre 2022, infatti, Bourla ha scelto di non partecipare alle audizioni sui contratti, e mentre nella prima occasione Pfizer era stata rappresentata da Janine Small – presidente della sezione dell’azienda dedicata allo sviluppo dei mercati internazionali – il secondo invito è stato rispedito al mittente da Bourla in maniera ancora più drastica. «Dopo l’udienza Covid di ottobre, non abbiamo ulteriori informazioni da condividere con il Comitato, quindi decliniamo rispettosamente l’invito a parlare nuovamente di questi problemi»: questo avrebbe infatti fatto sapere il presidente di Pfizer tramite una lettera datata 2 dicembre e visionata da Politico.
Eppure, a quanto pare della negoziazione del contratto si sa poco e niente, se non che sembrerebbe non essersi basata sulle procedure negoziali standard adottate per la stipula di altri accordi, al punto tale da aver da tempo attirato l’attenzione di due organi di vigilanza che stanno indagando sui fatti: l’Ombudsman europeo, guidato da Emily O’Reilly, e la Corte dei conti Ue. Nella vicenda, inoltre, risulta essere coinvolta proprio la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, che insieme al numero uno di Pfizer potrebbe aver infranto le regole. Il rapporto della Corte dei conti europea ha rilevato, infatti, che von der Leyen sarebbe stata coinvolta direttamente nei negoziati preliminari per il grande contratto che prevedeva la fornitura di 1,8 miliardi di dosi, mentre la procedura negoziale generalmente seguita prevede colloqui esplorativi condotti da una squadra negoziale congiunta composta da funzionari della Commissione e dei Paesi membri.
Oltre a ciò, la Commissione ha rifiutato di fornire le prove delle trattative con Pfizer, tra cui soprattutto gli sms scambiati tra von der Leyen e Bourla in vista del contratto, che l’istituzione europea ha dichiarato di non poter recuperare. La questione degli sms era stata sollevata nell’aprile del 2021, quando il New York Times aveva riferito dello scambio di messaggi tra von der Leyen e Bourla e la relativa richiesta di renderli pubblici. Così, nel momento in cui Bruxelles ha fatto sapere di non poterli rendere accessibili poiché non erano stati conservati, è stata effettuata una denuncia presso il mediatore europeo, giustificata dal fatto che gli sms rientrano nel concetto di “documento”, previsto dal regolamento 104/2001. Ad aggiungere altra carne al fuoco, infine, è stata la Procura europea, che lo scorso ottobre ha fatto sapere di aver aperto un’indagine sugli acquisti di vaccini anti-Covid 19 da parte dell’UE.
È in tale contesto, dunque, che si colloca l’intenzione degli eurodeputati di interrogare von der Leyen e di revocare l’accesso al Parlamento a Pfizer. Nel primo caso, l’invito dovrà essere inviato alla Presidente del Parlamento Roberta Metsola, la quale deciderà poi se chiedere a von der Leyen di partecipare all’udienza: certo, esso non avrebbe in ogni caso alcun valore legale e, così come fatto da Bourla, von der Leyen potrebbe rispedirlo al mittente, tuttavia ciò non farebbe che rendere ancor più enigmatica la posizione della presidente.
Per trasformare in realtà la revoca nei confronti di Pfizer, invece, la richiesta dovrebbe superare alcune procedure interne al Parlamento, e solo successivamente si verificherebbe la stessa situazione verificatasi nel 2017, quando ai lobbisti della Monsanto venne vietato l’ingresso in Parlamento dopo che la multinazionale si era rifiutata di partecipare a un’audizione parlamentare. Certo, i singoli eurodeputati potrebbero continuare a far accedere i lobbisti di Pfizer come ospiti privati, motivo per cui il provvedimento sarebbe soprattutto simbolico. Tuttavia, non prendere tale decisione non potrebbe che minare ulteriormente la credibilità delle istituzioni europee.
Nell’immagine: Ursula von der Leyen in visita all’impianto di produzione dei vaccini BioNTech-Pfizer di Puurs (Belgio)
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