Son piovuti troppi soldi sugli stupidi!
L’ipocrita lamento di un miliardario, quello che per alcuni dovrebbe essere il nuovo paladino delle libertà
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L’ipocrita lamento di un miliardario, quello che per alcuni dovrebbe essere il nuovo paladino delle libertà
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L’ipocrita lamento di un miliardario, quello che per alcuni dovrebbe essere il nuovo paladino delle libertà
Una delle mistificazioni più abominevoli in cui ci si può imbattere, proprio per la carica di abbindolamento che contiene, è quella del miliardario che diventa il modello, persino per finanzieri nostrani, laudatori ed esaltatori. I quali, ritenendosi forse consimili per metodi e obiettivi, ne fanno subito un genio o lo rendono protagonista di “una battaglia per la libertà” (grosso titolo di un giornale) per la fame di ciò che condiziona la libertà (diventare cioè padrone di Twitter). Di Elon Musk (detto, altrimenti: l’uomo più ricco del mondo, quello della Tesla, quello di Space X) ha già detto e scritto su questo sito in due occasioni, con confronto o collocamento in contesto più ampio di “cultura” imprenditoriale e aziendale, Lelio Demichelis. Ci sono però fatti che dominano l’attualità, e suoi atteggiamenti su questi fatti, espressi in questi giorni, che servono mirabilmente a scoprire l’assurdità con cui si sono nutriti negli ultimi anni l’economia che si è imposta e i miliardari che vi son cresciuti.
I fatti sono sostanzialmente due, concomitanti: l’inflazione (o rincaro generalizzato dei prezzi) che sta crescendo, sia negli Stati Uniti sia in Europa (un po’ meno in Svizzera); il rischio di una recessione mondiale (cui hanno contribuito pandemia e guerra in Ucraina).
Sul rischio di una recessione mondiale il geniale “più ricco del mondo” si augura semplicemente che avvenga. E’ buona e salutare cosa. Perché mai? Sua precisa dichiarazione, in inglese: “it’s been raining money on fools for too long”; “è da troppo tempo che piovono soldi sugli stupidi”. C’è insomma gente da eliminare. Necessaria e utile selezione economica-darwiniana. Forse per rimanere solo.
E qui tutto dipende dai punti di vista, è vero. Su lui, miliardario, sono piovuti abbondanti, ma non si discute, non è ovviamente uno stupido. Così gli scappano, inconsciamente, alcune verità che non vorrebbe dire. Ad esempio: che effettivamente abbondano ormai troppo gli stupidi, ma bisognerebbe vedere da che parte stanno; che i soldi vanno là dove non dovrebbero andare perché non c’è nessun merito; che i soldi, in quest’economia farlocca, prendono una sola direzione, l’accumulazione del capitale, manovrati dall’inganno o dal ricatto (fool, in inglese, richiama, non a caso, i verbi: ingannare, imbrogliare, ricattare, giocare) e poco verso la retribuzione del lavoro dei meritevoli, degli applicati e tanto meno dei forzatamente assoggettati; che cresce in “valore” chi ha già, per l’ovvia equazione del mercato sorretto dal potere politico, spogliando o togliendo quindi ad altri, che sono poi i più deboli o i veri stupidi, i dindon della farsa economica. E siamo al gioco delle tre carte, che rovescia le posizioni.
Sull’inflazione (o l’aumento generalizzato dei prezzi) che sta crescendo, Musk con l’altro miliardario di Amazon, Bezos, litigando con il presidente Biden (che aveva richiamato le imprese alla loro responsabilità) ne attribuiscono la colpa alle politiche monetarie o alla forte creazione e iniezione di moneta che i governi hanno praticato negli ultimi anni e ancora più recentemente per sostenere l’economia.
E qui emerge un’altra assurdità. Sino a quando il “denaro magico” era fatto piovere a cascate sui mercati finanziari che se ne appropriavano subito e serviva a gonfiare come palloni aerostatici i corsi in Borsa (come quelli di Tesla o di Amazon) gli uomini più ricchi del mondo, non se ne sono mai lamentati e ne hanno approfittato arricchendosi a dismisura. Ora che il “denaro magico” si cerca di iniettarlo nell’economia reale con un piano di spesa pubblica, generando, è vero, un aumento dei prezzi al consumo, i miliardari, non stupidi, non sono d’accordo. Perché il calo dei corsi in Borsa dovuta al ritorno di una politica monetaria restrittiva della Fed (la Banca centrale americana) con l’aumento dei tassi di interesse costa molto di più di un eventuale aumento delle imposte.
Quindi: sì all’inflazione, ma solo quella dei corsi di Borsa, di cui abbiamo goduto. Ed è interessante rilevare gli argomenti che criticano quella politica restrittiva: ne soffriranno i meno abbienti, i poveri, perché perderanno potere d’acquisto. E’ l’ipocrisia fattasi sistema. O è ancora il gioco delle tre carte o delle tre campanelle che i napoletani hanno sempre tradotto nell’espressione: chiagni e fotti! Con gli stupidi da una sola parte.
Nell’immagine: Elon Musk ha già cambiato anche il cielo. Non è difficile ormai vedere nel firmamento notturno i “trenini” di satelliti messi in orbita (peraltro senza bisogno di nessun permesso) dalla sua StarLink (qui una cartina in tempo reale)
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