La manna del gas (naturale liquefatto)
La DXT Commodities di Lugano ha visto esplodere i propri utili grazie al boom di questa controversa fonte energetica
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La DXT Commodities di Lugano ha visto esplodere i propri utili grazie al boom di questa controversa fonte energetica
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La DXT Commodities di Lugano ha visto esplodere i propri utili grazie al boom di questa controversa fonte energetica
I risultati pubblicati lo scorso 14 febbraio, relativi all’anno finanziario 2023, sono eccezionali: l’utile netto della casa madre lussemburghese è salito del 225% e si attesta a 260,6 milioni di euro (erano 80,2 nel 2022). Di questi, 234,7 milioni – ossia il 90% – sono stati generati da Lugano, dalla DXT Commodities. Eccetto i miliardi registrati negli anni d’oro dalla Luxury Good International – realizzati grazie ai giochetti fiscali della multinazionale della moda francese Kering – in Ticino profitti del genere non sono cosa comune.
Fondata come Dufenergy nel 1999 da alcuni manager del gruppo siderurgico Duferco, tra l’altro con l’aiuto degli stessi fiscalisti che hanno portato Kering a Cadempino, DXT Commodities è oggi una vera e propria multinazionale: commercia gas ed energia elettrica in decine di paesi e ha sedi e filiali dal Brasile agli Stati Uniti, passando per l’Ucraina e la Turchia.
Già nel 2022, il risultato della società luganese era stato molto buono: 82,7 milioni di euro di utile netto (più che la sua stessa casa madre), in un aumento del 90% rispetto al 2021. Quest’anno il CEO, Maurizio Cencioni, non ha però esitato a parlare, nella sua introduzione al rapporto finanziario, di «record storico». Un risultato realizzato oltretutto in un contesto in cui la cifra d’affari del gruppo è diminuita del 38,5%. Ciò che vuol dire margini commerciali maggiori: + 118,6% nel 2023 rispetto al 2022 per la sola filiale ticinese!
Ma a cosa si devono tali risultati? A farla da padrone è stata la divisione gas europea che – citiamo il rapporto – «ha eseguito operazioni altamente redditizie». In altre parole si potrebbe dire che la speculazione ha funzionato, in un contesto in cui le differenze di prezzi stagionali del mercato del gas europeo ha raggiunto livelli storici nel 2023.
La guerra scatenata dalla Russia in Ucraina due anni fa ha suscitato un certo scompiglio sulla piazza di trading luganese: le aziende legate agli oligarchi russi finiti sotto sanzione (Aleksej Mordashov, Vladimir Lisin e Viktor Rashnikov) sono andate via o hanno ridotto al minimo le attività; altre hanno dovuto riorientare i propri flussi. Alla DXT Commodities, l’instabilità sui mercati dell’energia generata dal conflitto sembra invece avere fatto più che bene. Per soppiantare il gas russo, molti Paesi europei hanno infatti deciso di puntare sul gas naturale liquefatto (GNL). Si tratta di gas portato dalla forma gassosa a quella liquida per poter essere trasportato in quantità superiore via nave. Un settore, quello del GNL, dove DXT Commodites è attiva dal 2012 e che ora sembra dare i propri frutti: nel 2023 la società luganese ha fatto arrivare in Europa 43 navi cariche di questo prodotto di cui UE è oggi il principale importatore mondiale. Un vanto per l’azienda luganese secondo cui ha così «contribuito alla sicurezza energetica dell’Europa».
Il settore ha ormai il vento in poppa e il gruppo operativo da Lugano ha quindi deciso di rafforzare la propria posizione di mercato ed «espandere la propria impronta globale», lanciando una nuova filiale a Singapore. Alcune domande restano però inevase. Non è dato ad esempio sapere da dove proviene il GNL commerciato da DXT Commodities. In rete si trova solo qualche notizia del 2021 in cui si dice che la società ha partecipato a dei bandi per ottenere dei carichi in Pakistan; altre tracce portano negli Stati Uniti. Lo scorso anno, la metà circa del GNL in arrivo in Europa proveniva proprio dagli USA, in particolare dal Texas dove il boom di questo business ha il suo lato oscuro. In Italia, Paese in cui nel 2020 DXT Commodities era il quinto importatore di gas, la questione del GNL sta inoltre creando dibattiti e tensioni legate soprattutto alla costruzione dei rigassificatori: mostri industriali che nessuno vuole sulle proprie coste.
Per la società di Lugano, il GNL è visto invece come «centrale per la transizione energetica verso soluzioni più verdi». Nel suo rapporto la società spiega anche che «in linea con il nostro impegno a contribuire a un futuro più verde e sostenibile» ha fondato una società a Londra attiva nel commercio di certificati di compensazione del carbonio e che vuole investire in progetti di riforestazione in tutto il mondo. Un’operazione che sembrerebbe tratta da un manuale di greenwashing. Staremo a vedere se è davvero così. Per ora la sola cosa certa sono i soldi. Milioni e milioni di euro che atterrano a vagonate nelle casseforti lussemburghesi e del Lichtenstein (qui a sede il trust La Sesta che controlla la catena societaria che porta a DXT) di proprietà di Bruno Bolfo. Il manager ligure, dopo aver venduto nel 2014 la maggioranza del settore del trading siderurgico della Duferco ad un colosso statale cinese, si gode oggi la manna generata dalla sua nuova gallina dalle uova d’oro: il GNL.
Nell’immagine: una nave per il trasporto del gas naturale liquefatto (LNG), dal sito della DXT Commodities
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