La nave dei folli – Dal Verbo fatto carne al “Web” incarnato
Dispositivi acquistabili online fanno dei neonati un feticcio o un’ossessione informatica e forse tornano ad interrogarci sul senso del Natale
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Dispositivi acquistabili online fanno dei neonati un feticcio o un’ossessione informatica e forse tornano ad interrogarci sul senso del Natale
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Dispositivi acquistabili online fanno dei neonati un feticcio o un’ossessione informatica e forse tornano ad interrogarci sul senso del Natale
Nel mito o nel nome del Dio-bambino, immagine insuperata della dignità di ogni uomo, espressa e ritrasmessa nel presepio. Nella sua umiltà di capanna divenuta riparo, di mangiatoia divenuta culla, di asino e di bue divenuti compagni partecipi e fonte di calore e di colore, di Maria povera madre premurosa, di Giuseppe attonito padre inquieto.
Un “brand” bimillenario, il più “fashion” e duraturo nella cronologia del pianeta, un patrimonio da tutelare in modo dinamico, una sorta di brevetto sul quale di può far leva. Lo ha sempre capito la Chiesa, almeno da quando Francesco d’Assisi ha avuto la geniale ispirazione di celebrare il Natale con una rappresentazione, reale, fisica (1223 nel villaggio di Greccio). Francesco voleva rendere visiva (come diceva) “l’umiltà dell’incarnazione”. Lo ha però capito un poco più tardi anche il mercato, fattosi a sua volta concorrente di dio, appropriandosene, pur sottoponendolo poi a massiva e progressiva erosione.
Se si seguono alcuni fatti, pubblicazioni o alcuni dati apparsi recentemente, si può aggiungere – anche se può apparire o blasfemo o terribilmente triste in questo periodo – che al “Verbo si è fatto carne e venne ad abitare in mezzo a noi”, che è poi l’essenza, la ragione o la festa del Natale e dei giorni che seguono, udito spesso dai credenti nelle chiese o nei servizi liturgici televisivi, è andato sostituendosi un’altra dizione che non si sa quanto sia più umanamente triste e volgare o quanto più religiosamente blasfema: “il web si è fatto carne”.
Come? Facendo del neonato un feticcio o un’ossessione informatica, da osservare, registrarne con piccoli tocchi su icone apposite, ogni suo gesto: dall’allattamento (seno destro o sinistro, tempo), al cambiamento dei pannolini (quante volte, solo umido, misto), alle ore di sonno in tempi diversi, ai pianti, ecc. Giorni,settimane, mesi di vita di un pargolo trasformati in cifre, poi registrate e presentate sotto forma di grafici colorati, è quanto propongono una serie di applicazioni, alcune gratuite altre no. Si moltiplicano le applicazioni, seguitissime (Bebe, ad esempio, si trova in 22 lingue e ha milioni di utilizzatori attivi nel mondo, con una media di 100 mila al mese). Ne nascono anche libri che diventano bestseller (come sembra in Francia “Le Bébégraphe”, 176 pagine, 15 euro). Benché si debba ammettere una evidenza: anche quantificato, il bébé rimane sempre una scienza inesatta. E forse così si salva anche un poco di umanità. E di Natale.
L’accostamento fatto può sembrare inappropriato, fuori posto o folle. Almeno due considerazioni potrebbero comunque renderlo lecito.
La prima sotto forma di interrogativo che ci si può legittimamente porre: quanto questo ricorso sfrenato al web, questo “web che si fa carne”, non è frutto d’angosce genitoriali crescenti, come una sorta di fuga per la tangente che cerca modi di rassicurazione, ma sempre e solo in una forma particolare e di consumo?
La seconda è più economica. Gli industriali si avvalgono subito dei grafici messi a disposizione perché hanno subito intuito che il “web che si fa carne” è una miniera d’affari, che vuole rassicurare i genitori. Risulta così che si sono moltiplicati in maniera esponenziale i “rimedi”o le “fughe”, pur avvertendo che… non si tratta di dispotivi medicali. Si possono dunque citare: le calze connesse, che seguono in tempo reale, sullo smartphone, il ritmo cardiaco e il tasso di ossigenazione del pargoletto quando dorme (300 euro); il sensore attaccato agli indumenti che vi avverte se il pargoletto sta dormendo sul ventre (200); la camera di videosorveglianza, con visione notturna, che capta l’umidità e analizza la qualità dell’aria (290); il dondolo intelligente che permette, mediante un’applicazione, di cullare il bambino secondo una intensità classificata in cinque modi (500).
Dire che è la negazione del presepio, è ovviamente troppo. Dire però che si è tolta o si sta togliendo molta umanità nel presepio domestico, se non è una constatazione può essere un avvertimento.
E allora anche il gesto del papa da cui siamo partiti finisce per avere un valore più che simbolico.Ammettiamolo. E così a maggior ragione il Natale: fosse solo perché la tradizione è garanzia di un futuro, più che custodia del passato o delle ceneri.
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