La pendolare di valuta e il segreto bancario narrati in un romanzo
Storia avvincente di un incontro tutto al femminile nell’esordio di Isabella Venturi
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Storia avvincente di un incontro tutto al femminile nell’esordio di Isabella Venturi
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Storia avvincente di un incontro tutto al femminile nell’esordio di Isabella Venturi
Isabella Venturi si definisce, nel risvolto di copertina, consulente relazionale e di analisi organizzativa per aziende pubbliche e private. È, insomma, una professionista e una formatrice che aiuta le aziende a raggiungere il benessere (bene essere, trascriverebbe lo psichiatra Vittorino Andreoli) al loro interno, a creare una comunicazione e un clima di lavoro positivi organizzando al meglio flussi, compiti e ruoli dei singoli. Residente in Italia, ma con forti radici luganesi (i genitori erano titolari di una elegante profumeria in via Nassa, oggi sostituita dall’ennesima catena internazionale), da poche settimane Isabella – che nel suo sito dà conto di una lunga serie di pubblicazioni specialistiche nel suo campo di competenza – ora ha fatto un passo in più.
Confine di Stato. Tra segreti bancari e umani sotterfugi (Capponi Editore, Ascoli Piceno) è il suo primo romanzo, in cui le due patrie dell’autrice – Italia e Svizzera – si incrociano in chiave utilitaristica e in cui, dietro la finzione della trama, sta un nodo – quello del segreto bancario praticato dal nostro Paese – che ha fatto discutere per decenni. Accanto ai sempre verdi orologi a cucù di wellesiana memoria, accanto al cioccolato, la Svizzera, è stata, sin dal 1934 e per oltre 80 anni, anche quella delle casseforti sicure, inaccessibili, incontrollabili, di un sistema pronto ad accogliere a braccia aperte capitali, tesori e tesoretti d’ogni tipo e provenienza.
Da un lato, i vantaggi per la piazza finanziaria (ticinese in particolare), i posti di lavoro, la crescita del settore terziario nato verso la fine degli anni ’50 del secolo scorso, che ha progressivamente scalzato gli altri rami economici e portato al vero e proprio boom degli anni ’90; dall’altro, il danno all’immagine internazionale della Svizzera, le liste nere, le difficoltà non ancora superate nei rapporti con l’Europa, le complicità nel campo della criminalità internazionale che hanno fatto di Zurigo, Ginevra, Lugano e Chiasso approdi sicuri e intoccabili (anche, non solo) per capitali di più che opaca origine.
Il segreto bancario tra Italia e Svizzera cessa con il protocollo siglato dai due Paesi nel febbraio del 2015. Il romanzo ha inizio pochi mesi prima (ottobre 2014). “Romanzo” osserva l’autrice (p. 337) “che è stato l’espediente letterario per sottolineare essenzialmente due aspetti: il primo è ricordare che cosa abbia significato per l’Italia il segreto bancario svizzero da metà del secolo scorso in termini di facilitazioni alle esportazioni illecite di capitali altrettanto illeciti da un Paese all’altro; il secondo – attraverso l’esemplificazione del capitale “sbiancato” di Miriam – è evidenziare cosa sarebbe realmente accaduto dal 2015 in poi a migliaia di altri capitali “neri” depositati nelle banche svizzere per evitare, da lì a qualche anno, di perdere fondi sottratti al fisco nei due Paesi”.
Sulla trama, solo il minimo indispensabile, poiché il libro si legge tutto d’un fiato: Isabella Venturi scrive assai bene, gestisce tempi, scatti, psicologie, aggirando sapientemente i momenti di stanca e i cali di tensione. Protagoniste sono due donne: Miriam, ottantenne che, il 14 ottobre 2014, uccide a sangue freddo due ispettori del fisco luganesi: subito viene arrestata e ricoverata in un ospedale psichiatrico. Miriam non parla con gli inquirenti, ma chiede di poter incontrare Maria, una giovane giornalista, alla quale – nei suoi ultimi mesi di vita – racconterà la propria lunga attività professionale di “traghettatrice”, pendolare di valuta dall’Italia alla Svizzera, all’interno di una fiduciaria, che le ha permesso di arricchirsi – una cinquantina di milioni il nero da sbiancare – ma che ora le pesa tanto, in termini pratici quanto morali : che fare, infatti, con quei soldi guadagnati illecitamente e depositati in nero? lasciarli allo Stato? No, perché “La Svizzera con le sue leggi sul segreto bancario ha favorito il malaffare internazionale. Lo Stato non ha fatto nulla per mettermi in guardia dall’essere complice. Non ha cercato in alcun modo di farmi capire” (pp. 256-257).
Il romanzo è affidato alla voce narrante di Maria (in cui l’autrice pare identificarsi). Di fronte alla proposta dell’anziana omicida rea confessa, donna dallo “sguardo trasparente”, mani “magrissime, nodose, scheletriche (Forse la morte comincia dalle mani”, p.256), la giovane accetta: “Sì. Sì alla signora, alla sfida, alla curiosità, alla follia” (p. 16). Tra le due donne nasce una crescente complicità: Miriam passa subito al tu. Sin dal primo incontro viene stipulato, con un rituale quasi teatrale, un preciso accordo: la giornalista non potrà pubblicare nulla prima dell’inverno, che coinciderà con la voluntary disclosure italiana. Il rapporto tra le due si fa di giorno in giorno più stretto: sul letto di morte, sotto Natale, in una Lugano innevata, tra un ultimo viaggio in taxi verso un ultimo concerto al LAC, Miriam diventerà per la sua confidente “la mia Miriam”.
Nell’insieme, memorabile la caratterizzazione del personaggio dell’anziana donna: “La mia vita è stata disciplinata da numeri (…). Chiusa tra un numero e un altro. Voglio dire che la mia vita non si è aperta al mondo, si è limitata a conteggi di convenienza”. Ingegnosa tutta la costruzione del romanzo, i punti di svolta, le sorprese, i personaggi secondari che tali, in realtà non sono. Utilissimi, in Epilogo, il riassunto delle tappe che hanno portato la Svizzera, con la fine del segreto bancario, ad essere cancellata dalla black list italiana dei paradisi fiscali, nonché una bibliografia, tanto essenziale quanto preziosa. Opache norme finanziarie per tela di fondo e finzione convivono in questo romanzo che Isabella Venturi definisce, in conclusione, espediente letterario: “Mi piace pensare che dal 2015 sono cittadina di due Stati che, per motivi certamente anche di convenienza economica, hanno fatto passi legislativi di contrasto all’evasione fiscale” (p. 340).
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