La seconda vita della Wagner che neppure Putin riesce a fermare
Dopo il “tradimento” di giugno, la milizia privata di Prigozhin continua a operare liberamente, in Bielorussia come in Africa. È la prova che il presidente è ancora vulnerabile
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Dopo il “tradimento” di giugno, la milizia privata di Prigozhin continua a operare liberamente, in Bielorussia come in Africa. È la prova che il presidente è ancora vulnerabile
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In una conversazione avvenuta nel 2001 col direttore della radio Eco di Mosca, Putin spiegò la differenza tra un avversario politico e un traditore. «Con gli avversari politici conduci la tua battaglia, sigli una tregua, fai la pace e magari diventi loro alleato in un’altra battaglia. Ma combatti a viso aperto». Il traditore invece si professa tuo amico, ma, nel momento in cui sei debole, «ti pugnala alle spalle. Nei loro confronti, nessuna pietà». Facendo eco a sé stesso, Putin ha evocato in tv il 24 giugno 2023 il “tradimento” e “la pugnalata alle spalle” dei mercenari del gruppo Wagner dopo l’ammutinamento di giugno. Eppure Wagner continua a operare in Russia, in Bielorussia, in Medio Oriente e nell’Africa centrale e occidentale. Come è possibile che il regime non sia in grado di punire un traditore, come fece con l’oligarca Boris Berezovsky, verso cui erano dirette quelle parole ventidue anni fa?
Wagner ha subìto qualche ritorsione dopo l’ammutinamento, ma senza gravi conseguenze. Il 5 luglio le autorità hanno effettuato un raid negli uffici e nella villa di Prigozhin a San Pietroburgo, confiscando diversi oggetti e somme di denaro. Eppure, qualche giorno dopo sono stati restituiti all’imprenditore l’equivalente di quasi novanta milioni di euro. I canali Telegram legati a Wagner continuano a essere operativi. Lunedì la Bielorussia ha iniziato esercitazioni militari vicino al confine con Polonia e Lituania, confermando l’utilizzo dei miliziani arrivati dal fronte ucraino. Secondo il sito Grey Zone, ci sarebbero almeno 7.000 combattenti di Wagner accampati presso la cittadina di Asipovichy, a circa 230 kilometri dal confine con l’Ucraina. È difficile verificare quanto sia attendibile questa cifra, ma i due paesi Nato hanno rafforzato la sicurezza al confine, aspettandosi delle provocazioni. Infine, in occasione del summit dei leader africani a San Pietroburgo, Prigozhin è stato fotografato mentre stringeva la mano a diplomatici e personalità televisive del continente, lanciando appelli a difesa dei generali golpisti in Niger. France24 e la Cnn hanno confermato che rappresentanti della giunta in Niger hanno incontrato comandanti di Wagner in Mali, facendo presagire un coinvolgimento diretto del gruppo in difesa dei generali.
Perché il dittatore russo non riesce a liberarsi una volta per tutte di questa mostruosa creatura? Putin esercita la sua egemonia attraverso la creazione di poli di potere in competizione tra di loro, riservandosi il ruolo di arbitro. Wagner era considerata in Ucraina un utile contraltare all’esercito regolare, il quale durante la guerra inevitabilmente avrebbe aumentato il suo potere, anche a scapito del presidente (il regime ha anche incoraggiato i blogger militari che criticano le strategie dell’esercito e la corruzione imperante). Wagner è poi strettamente legata al Gru, il servizio di intelligence dell’esercito, guidato da ex membri delle forze speciali, come molti miliziani di Wagner. In Africa, la compagnia continua a promuovere le strategie anti -occidentali di Mosca senza richiedere il coinvolgimento di forze regolari. Esistono probabilmente anche inconfessabili rapporti economici che servono a mantenere ben oliati i rapporti col Cremlino.
Allo stesso tempo, gli exploit della Wagner mettono in dubbio la capacità di Putin di continuare a gestire il suo sistema di potere. La mattina del 24 giugno il presidente si è mostrato incapace di decidere cosa fare, pur sapendo da almeno un paio di giorni della rivolta. L’incertezza al vertice si è tradotta in una paralisi nella catena di comando. Senza ordini espliciti, nessuno si è assunto la responsabilità di fermare i miliziani, pensando che ci dovesse essere un accordo tra Prigozhin e Putin. Gli agenti dell’ex Kgb (oggi noto come Fsb) a Rostov-sul-Don, il 24 giugno si sono semplicemente barricati nel loro quartier generale, senza cercare di affrontare i golpisti che occupavano la città. Il capo del consiglio di sicurezza e lo stesso capo dell’Fsb sono apparsi in pubblico solo dopo la fine della crisi. Come è possibile che un “traditore”, il quale dichiara che la giustificazione ufficiale dell’invasione in Ucraina è una “menzogna”, continui a operare impunemente? È davvero credibile che Prigozhin e il suo vice Utkin perseguano le strategie dello Stato russo in Africa, oppure solo i propri interessi? Perché Putin non ha agito subito per fermare l’ammutinamento? Sono queste le domande che si fanno i funzionari del regime con cui abbiamo parlato in questi giorni.
Nel 2023 si è riproposto lo scenario che la Russia visse durante il tentato golpe dell’agosto del 1991, quando la maggior parte delle unità dell’esercito e dei servizi rimasero nelle caserme. Lo stesso Putin, che nel 1991 era uno stretto collaboratore del sindaco democratico di San Pietroburgo, Anatoly Sobchak, sparì per 36 ore (prese la macchina e andò a Vilnius). «Durante il tentato golpe — ebbe a dire più tardi — avevo sentimenti contraddittori». Come molti funzionari del suo rango, preferì stare alla finestra. Solo quando fu chiaro che i golpisti avevano perso si rifece vivo. I regimi dittatoriali appaiono solidi fino al momento della loro implosione e la pugnalata può ben arrivare da esponenti del sistema, più che da oppositori esterni. Oggi Putin deve convivere con un “traditore” che conta. Ci possiamo quindi aspettare un dittatore ancora più paranoico, che si affida a una cerchia sempre più ristretta di fedelissimi, meno in grado di mediare tra interessi diversi. Fino alla prossima, forse fatale, pugnalata.
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