Docenti cercansi, anche non formati
Il sistema formativo pare giunto al paradosso: maggior selezione porta ad una riduzione dei futuri formatori e all’impossibilità di disporre di docenti formati - Di Manuela Mazzi
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Il sistema formativo pare giunto al paradosso: maggior selezione porta ad una riduzione dei futuri formatori e all’impossibilità di disporre di docenti formati - Di Manuela Mazzi
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Non qualificato! È la notizia di questi giorni, a poche settimane dall’inizio del nuovo anno scolastico. Siamo una nazione così selettiva e pretenziosa che per “farci diventare o sembrare più intelligenti” ci mantengono stupidi, creando il paradosso di voler formare l’eccellenza con personale non qualificato. Il classicissimo cane che si morde la coda? Sembra proprio così.
In Ticino sono già anni che non si trovano docenti di tedesco e matematica: due tra le materie peraltro che più penalizzano gli allievi a livello di voti scolastici. Già l’anno scorso la responsabile cantonale dell’insegnamento nelle scuole medie, Tiziana Zaninelli, si diceva più serena grazie alla possibilità di impiegare docenti in formazione, data la lunga penuria vissuta negli anni precedenti. In sintesi: mancano o sono in formazione o ancora semplicemente non sono qualificati i docenti che formano il futuro dei giovani svizzeri. Ma come è possibile?
Di studi precisi non ce ne risultano, dunque quanto segue è una mera speculazione, che si basa tuttavia su fatti reali e comprovati. Restando in Ticino, ogni anno circa 350 giovani abbandonano gli studi (compreso ogni tipo di altra formazione). Di fronte a questo “dramma” lo Stato ha pensato bene di introdurre l’obbligo formativo fino a 18 anni, creando mille occasioni per recuperare chi ha mollato, permettendogli di riprendere una formazione. Allo stesso tempo (già da anni) sono stati inventati percorsi formativi per “casi speciali” che, non riuscendo a ottenere un diploma federale di capacità (AFC), permettono di ottenere un pezzo di carta di valore ridotto (CFP) utile non certo per avviarsi verso altri sbocchi, ma a stabilire in buona sostanza che si è incapaci, gli ultimi ingranaggi sociali. Se una volta chi aveva note sopra la media finiva al liceo e gli altri a fare un apprendistato, oggi anche per fare un apprendistato devi avere note stratosferiche, e per ottenere un lavoro dopo, non parliamone. Tra i giovani è risaputo: ancora un po’ e servirà una laurea anche per fare il segretario; di certo oggi hanno più chance i segretari con maturità commerciale, gli altri sono già i falliti del sistema, figuriamoci quelli che hanno solo il certificato professionale (CFP).
Quel che ci si chiede è: come mai quasi tutti gli italiani che conosciamo hanno minimo la maturità liceale e molti sono anche laureati? E aggiungiamo: come mai il giovane che fallisce in Ticino poi riesce in licei e università italiane? Ci sono noti più laureati svizzeri alla Cattolica di Milano che non quelli formatisi Oltregottardo. E i tanti che sono riusciti in licei privati o italiani dopo non essere riusciti non dico a passare ma nemmeno ad accedere a quelli ticinesi – borsello permettendo – sono davvero parecchi. Chi di famiglia meno agiata invece, di solito, resta talmente demotivato da rinunciare a tutto: perché studiare e formarsi per ottenere un pezzo di carta che non servirà a niente se non a stabilire (ingiustamente!) il proprio fallimento sociale (si parla di sistema economico)? Ma si diceva: dunque, oltreconfine l’aria che si respira rende forse più capaci e intelligenti? Oppure la scuola Svizzera è tanto selettiva da autoboicottarsi fino a generare plotoni di depressi convinti di essere degli incapaci e affidare gli altri, quelli potenzialmente capaci, a docenze non qualificate?
Mi si potrebbe far notare che mica tutti devono per forza riuscire a laurearsi. Siamo d’accordo. Ma oggi come oggi, come si diceva, non servono solo note alte per accedere a un apprendistato. Oggi come oggi i posti d’apprendistato sono spesso riservati ai liceali falliti, che già hanno un annetto o due in più, e dunque sono più maturi e garantiscono una riuscita scolastica più di quanto potrebbe fare un allievo con licenza delle medie minima, ma pure rispetto a chi potrebbe esibire ottimi libretti.
È vero: molte storie di chi abbandona la scuola vengono fatte risalire a problemi famigliari, ma anche in questo caso la scuola non agevola con atti di comprensione: o ci sei e ci riesci, oppure ciao. Certo: tutti dispiaciuti, ma questa è la vita. Non conta se potresti farcela oppure no. Conta solo se ce la fai. E così i voti ti castrano sin da piccolo. Ma perché, invece di creare decine di percorsi alternativi e para-formazioni per compensare l’esclusione dal sistema scolastico-formativo-economico (quando ormai è già tardi) e lavarsi la coscienza migliorando le statistiche con falsi certificati di abilità, non rivedere anche solo la rigidità delle valutazioni scolastiche? Ci si è mai interrogati sulla possibilità di incoraggiare invece che punire escludendo? (Mai scuola tanto includente, ci pare, sia mai riuscita a escludere tanto). Oppure sulla possibilità di permettere recuperi prima che l’umiliazione degeneri volontà e autostima? O ripensare a percorsi alternativi per liceali ripetenti che non sia il ripiego verso un apprendistato?
Soprattutto il liceo, infatti, ci sembra essere il collo dell’imbuto, per cui chi passa da lì, ha comunque sempre la strada normalmente più spianata, ma non per forza negli studi: la follia di bloccare il percorso formativo alla seconda bocciatura ci sembra infatti aver peggiorato di molto la situazione: più ex liceali si offrono al mondo dell’apprendistato e più gli ultimi delle classi delle scuole medie verranno esclusi dal sistema. Ci sembra.
E allora torniamo a chiederci perché non esistono percorsi meno castranti? Perché ad esempio un allievo dotatissimo nelle lingue ma negato nelle scienze non potrebbe ottenere una maturità solo nelle lingue e accedere a un’Università specifica diventando un interprete, un insegnante di lingue, o un traduttore di alta qualità o un professore in lingue comparate, o che so io, solo perché in chimica, matematica e fisica si è preso tre due?
O tutto o niente? Perché invece di prenderci cura, di far crescere, facciamo di tutto per castrare per selezionare solo un’ipotesi di élite che non è sufficiente a coprire nemmeno il fabbisogno di docenti? Perché se poi siamo costretti ad assumere personale non qualificato, non potremmo semplicemente qualificare chi ha le potenzialità adatte?
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