Ken Loach – La speranza è politica
Il discorso del grande regista inglese sul palco del Festival di Locarno per presentare "The Old Oak"
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Il discorso del grande regista inglese sul palco del Festival di Locarno per presentare "The Old Oak"
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Il discorso del grande regista inglese sul palco del Festival di Locarno per presentare "The Old Oak"
In Gran Bretagna, il paese che conosco meglio, tutto si sta dissolvendo. Trasporti, sanità. Istruzione. Povertà. Aree trascurate. C’è un senso di dolore nel Paese, un senso di rabbia. E nessuno sa bene dove andrà a finire. La gente vive in uno stato di sicurezza. Come avete visto. Ma non si tratta solo di fame. Da quando abbiamo girato quel film, ci sono tre volte più persone come Daniel Blake [il protagonista di un film precedente di Loach, ndr]. Tre volte tanto. L’anno scorso sono aumentate di oltre il 50%, solo in un anno. Persone che soffrono la fame. Pensiamo che sia una situazione che non andrà avanti per sempre. Ma è quello che succede, e sappiamo che il pericolo, quando la società è al collasso, è che l’estrema destra si faccia strada. È questo il pericolo che corriamo. Ed è un pericolo molto reale se guardiamo all’Europa. È un pericolo molto reale.
Ma la resistenza c’è. La resistenza sta arrivando. Viene dal basso. Viene dalla base. Ovunque si vada si vedono persone arrabbiate che fanno un uso costruttivo della loro rabbia. Non sono stato molto in Europa negli ultimi mesi, ma ho la sensazione che sia lo stesso anche in Europa, perché l’alternativa è troppo catastrofica per essere contemplata.
Non possiamo tollerare l’ascesa dell’estrema destra e non possiamo tollerare il crollo dell’ambiente al quale stiamo assistendo. Eppure abbiamo un governo che sta concedendo ulteriori licenze per l’estrazione di petrolio e gas proprio nel momento in cui il clima e l’ambiente stanno collassando. E viviamo in un mondo di tale stupidità, brutalità e violenza che la gente cerca capri espiatori. E questo è il grande pericolo, credo, ed è il motivo per cui abbiamo fatto questo film, perché quando le persone si sentono in pericolo, chi ha il potere dice: non guardate in alto, non guardate le persone che vi stanno sfruttando. Non guardate alle persone che stanno creando questo caos. Guardate le persone più povere. Sono loro i colpevoli. Guardate i più vulnerabili. Guardate le persone che fuggono dalla guerra, dalla fame, dall’oppressione. Sono loro i colpevoli. Ed è per questo che abbiamo voluto fare questo film. Perché… perché sappiamo che non è giusto. Sappiamo che l’economia sta crollando. Il collasso della società non è dovuto ai più poveri. È dovuto ai più ricchi.
Vorrei dire un’altra cosa sulla speranza, perché un altro motivo per cui volevamo fare il film era trovare la speranza in questi tempi bui. Trovare la speranza. Perché la speranza è politica. Perché se sentiamo di poter cambiare le cose, allora sì, speriamo. Se sentiamo che non possiamo fare nulla, che l’opposizione è troppo forte, che il mondo è così e non possiamo fare nulla, è lì che la destra colpisce. E spaccia le proprie bugie. Quindi la speranza è politica perché possiamo cambiare le cose. Ne abbiamo la forza. Possiamo organizzarci. E questa è la base della speranza. Non è una favola. È quello che possiamo fare. Quindi speriamo. Ehi, speriamo.
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