L’ansia dei giovani ora ha un nome. Guai a chi la nega
Paura per l’ambiente. Nel 1992 già ne parlò Severn Cullis-Suzuki. Un malessere ancora oggi deriso
Filtra per rubrica
Filtra per autore/trice
Paura per l’ambiente. Nel 1992 già ne parlò Severn Cullis-Suzuki. Un malessere ancora oggi deriso
• – Redazione
Sull’iniziativa per la riduzione del canone radiotelevisivo si è espresso il Direttore generale della SSR Gilles Marchand. Puntuale è arrivata la bordata di critiche via social
• – Enrico Lombardi
La dura condanna contro il più noto oppositore russo sancisce il passaggio del regime Putin da un ‘paternalismo autoritario’ a una nuova forma di totalitarismo
• – Yurii Colombo
È la data di un’immane tragedia capitata in Belgio, che colpì soprattutto gli emigrati italiani
• – Paolo Di Stefano
La triste odissea migratoria delle donne bloccate al confine fra Italia e Francia nella testimonianza di Jacopo Colomba, responsabile dell’Ong “We World”
• – Roberta Bernasconi
Quello che arriva dal composito mondo giovanile e dalle sue diverse manifestazioni - Di Bruno Brughera
• – Redazione
A proposito del surriscaldamento degli oceani
• – Redazione
È morta a 94 anni la storica Hélène Carrère, madre dello scrittore Emmanuel. Prima studiosa a guidare l’Académie française, anticipò la dissoluzione dell’Urss. Ma non si aspettava l’invasione dell’Ucraina
• – Redazione
Al Landesmuseum di Zurigo 10 testimoni raccontano in presa diretta la loro esperienza migratoria – 36 minuti di italianità senza grandi sorprese
• – Michele Ferrario
Cantanti e musicisti che litigano online e si mandano a quel paese, in un’estate che per fortuna ha altro e di meglio da offrire
• – Gianluca Verga
Paura per l’ambiente. Nel 1992 già ne parlò Severn Cullis-Suzuki. Un malessere ancora oggi deriso
Di Francesca Barra, L’Espresso
Nel 1992 una ragazzina di dodici anni, di nome Severn Cullis-Suzuki, ammutolì l’Onu con un discorso di sei minuti che riguardava la crisi ambientale globale e l’incapacità dei grandi del mondo di farsene carico. «Buonasera, sono Severn Cullis-Suzuki e parlo a nome di Eco (Environmental Children’s Organization). Siamo un gruppo di ragazzini di 12 e 13 anni e cerchiamo di fare la nostra parte. Abbiamo raccolto da noi tutti i soldi per venire in questo posto, lontano cinquemila miglia, per dire alle Nazioni Unite che devono cambiare il loro modo di agire. Sono qui a parlare a nome delle generazioni future e a nome dei bambini che stanno morendo di fame in tutto il Pianeta e le cui grida rimangono inascoltate. Sono qui a parlare per conto del numero infinito di animali che stanno morendo nel Pianeta perché non hanno più alcun posto dove andare.
Ho paura di andare fuori al sole perché ci sono dei buchi nell’ozono; ho paura di respirare l’aria perché non so quali sostanze chimiche contiene. Sentiamo parlare di animali e piante che si estinguono, che ogni giorno svaniscono. Nella mia vita ho sognato di vedere grandi mandrie di animali selvatici, giungle e foreste pluviali piene di uccelli e farfalle, ma ora mi chiedo se i miei figli potranno mai vedere tutto questo.
Tutto ciò sta accadendo sotto i nostri occhi e ciononostante continuiamo ad agire come se avessimo a disposizione tutto il tempo che vogliamo. Sono solo una bambina e non ho tutte le soluzioni, ma mi chiedo se siete coscienti del fatto che non le avete neppure voi. (…) La mia rabbia non mi acceca e la mia paura non mi impedisce di dire ciò che sento. (…) Ciò che voi sta- te facendo mi fa piangere la notte. Voi continuate a dire che ci amate, ma io vi lancio una sfida: per favore, fate che le vostre azioni riflettano le vostre parole».
Severn aveva creato un movimento ambientalista coinvolgendo i suoi coetanei per salvare l’ambiente. Erano i primi tentativi di sensibilizzazione da parte delle nuove generazioni, che coraggiosamente esternavano anche i timori più inconfessabili: «Questa incertezza non mi fa dormire».
Eppure ci risiamo: ogni volta che un giovane pone domande, manifesta un’emozione – malgrado la fase che abbiamo appena superato post-Covid e che avrebbe dovuto renderci tutti più sensibili sui temi salute, rischi, futuro – viene deriso. Si minimizza, si pensa a una «recita per ottenere visibilità», si pensa che ci sia qualcuno dietro a muovere i fili di un complotto. Come se l’impegno e l’attivismo fossero una moda, non una presa di coscienza.
È avvenuto anche con Giorgia, la ragazza che al “Giffoni Film Festival”, qualche giorno fa, è scoppiata in lacrime davanti a Gilberto Pichetto Fratin, ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, ammettendo di soffrire di eco-ansia, di avere paura di mettere al mondo dei figli in questa incertezza: «La Sicilia brucia, ho paura». Un malessere simile a quello che raccontava Severn, ma che oggi ha un nome e che coinvolge Giorgia come chiunque si senta minacciato dalla crisi climatica. «Diventiamo adulti in un mondo avvelenato? La fine del mondo è vicina?».
Il peggiore approccio alla paura è proprio quello che stiamo avallando: negare. «Chi nega la ragion delle cose pubblica la sua ignoranza», diceva Leonardo da Vinci.
Nell’immagine: i giovani di Renovate Switzerland sul palco del Festival di Locarno il 7 agosto
È forse lui il successore al ruolo di boss dei boss di Cosa Nostra, e la sua storia è, una volta di più, raccappricciante
Alessandro Baricco - Stiamo in bilico tra una intelligenza scaduta e un’altra ancora non adulta, e c'è di mezzo anche la pandemia