La tolleranza arrugginisce le ruspe
Autogestione: una realtà al nord delle Alpi, un’eresia a Lugano
Filtra per rubrica
Filtra per autore/trice
Autogestione: una realtà al nord delle Alpi, un’eresia a Lugano
• – Daniele Piazza
Una poesia “sbagliata" per una giusta causa
• – Redazione
Molinari di nuovo in piazza sabato: attenzione alle provocazioni
• – Aldo Sofia
Ieri, dopo sette mesi, nessun morto di Covid. Ma due svizzeri su tre ancora non sono vaccinati, e tra loro ragazzi e bambini
• – Riccardo Fanciola
Un’affollata, contraddittoria coalizione libera Israele da Netanyahu. L’uomo forte è Naftali Bennett, leader dei coloni, e c’è poco da gioire
• – Aldo Sofia
Storica sentenza di un tribunale olandese: 17 mila cittadini vincono la battaglia contro il gigante dell’estrazione petrolifera
• – Redazione
Due giuristi spiegano perché la demolizione di un’ala dell’ex Macello ‘è completamente illegale’
• – Redazione
I piccoli svizzeri alla ricerca del migliore atteggiamento di fronte alla grande Europa
• – Silvano Toppi
Stampa / Pdf
• – Franco Cavani
La città vuole movida, bella gente, rumorose libagioni, brutta musica sparata in faccia, presenza di riccastri. L’ex-Macello era una silente allusione a un’alternativa possibile
• – Marco Züblin
Autogestione: una realtà al nord delle Alpi, un’eresia a Lugano
“Gli abusivi hanno preoccupazioni legittime” e ancora, un’occupazione “provvisoria e negoziata di edifici vuoti è un potenziale, non un pericolo”. Suona come un’eresia per il municipio delle ruspe di Lugano, non lo è affatto per Michael Aerbersold, capo del dicastero che gestisce gli immobili della città di Berna. D’un canto le aspirazioni dei giovani, la voglia di sperimentare e avventurarsi, non senza eccessi, sulle vie tortuose dell’indipendenza, dell’emancipazione. D’altra parte gli edifici abbandonati da anni che non servono a nessuno e non sono di certo una bella carta da visita di una città.
Una combinazione inconciliabile? Per nulla. Da Berna a Basilea, da Zurigo a Bienne la chiamano la “Zwischennutzung”. È una forma regolata contrattualmente per l’uso provvisorio di costruzioni disabitate da parte di abusivi, ma non soltanto. Ne beneficiano anche gestori di ristoranti, start-ups, giovani imprenditori che condividono uffici collettivi a pigione moderata e così di seguito. E funziona. A Zurigo gli edifici pubblici occupati possono essere liberati soltanto quando vi è una licenza di costruzione o di demolizione, non prima. Dal canto suo la città di Berna ha istituito un apposito ufficio di coordinamento. Promuove l’impiego di edifici pubblici in disuso e presta consulenze ai proprietari privati.
Negli scorsi 6 anni, da quando è stato creato il centro di coordinamento, ci sono state una ventina di occupazioni. Tutte hanno avuto un decorso pacifico, gli abusivi se ne sono andati alla scadenza del contratto per l’uso temporaneo dei locali vuoti. Una sola eccezione quando uno sgombero è sfociato in tafferugli fra polizia e un collettivo di giovani. Insomma i conflitti sono talvolta inevitabili, ma globalmente si è trovato un modus vivendi.
Berna, come Lugano, non vede di buon occhio le occupazioni abusive, ma le modalità per affrontarle divergono diametralmente. Berna ha adottato una strategia di de-esclation, gli interventi della polizia vanno, se possibile, evitati e devono essere proporzionati. Lugano fa esattamente il contrario. Usa le ruspe.
Dove è stata introdotta, la settimana breve ha dato buoni se non ottimi risultati; perché in Svizzera poche aziende l'hanno voluta?
È il severo ma comprensibile giudizio dei giornalisti d’investigazione di mezzo mondo che hanno indagato sui Suisse secrets rivelando le enormi dimensioni dell’ennesimo scandalo...