Tendenze molto positive, ma ancora non è finita
Ieri, dopo sette mesi, nessun morto di Covid. Ma due svizzeri su tre ancora non sono vaccinati, e tra loro ragazzi e bambini
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Ieri, dopo sette mesi, nessun morto di Covid. Ma due svizzeri su tre ancora non sono vaccinati, e tra loro ragazzi e bambini
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Ieri, dopo sette mesi, nessun morto di Covid. Ma due svizzeri su tre ancora non sono vaccinati, e tra loro ragazzi e bambini
Ciliegina sulla torta, il Ticino è tra le regioni che hanno i tassi di incidenza più bassi, come su Twitter mostrava questa cartina elaborata in base a dati raccolti da CovidLaws, un sito che mette in cifre la pandemia in Svizzera e nel mondo. A fine maggio, con 24 casi per 100 mila abitanti nei sette giorni precedenti, il Ticino ancora non era nella categoria di testa (in cui troviamo due distretti basilesi, uno friborghese e tre grigionesi, tra cui la Mesolcina), ma si trovava, seppur di misura, nella seconda.
Sul fronte delle buone notizie, la campagna di vaccinazioni prosegue e accelera, tanto che nella sua ultima comunicazione, l’Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP) annuncia che oltre il 20 per cento della popolazione è stato completamente vaccinato, cifra che sale al 25 per cento per il Ticino (con un 15 per cento che ha invece ricevuto solo la prima dose, sia a livello svizzero che ticinese).
Almeno finora, non sembra quindi far sentire i suoi effetti la temuta variante indiana, ribattezzata variante delta, per evitare riferimenti geografici inesatti e in qualche caso all’origine di stigmatizzazioni di nazioni o gruppi etnici. Secondo gli ultimi dati del GISAID, la piattaforma internazionale di condivisione dei dati genomici dei virus, oggi in Svizzera rappresenta lo 0,9 per cento delle varianti individuate, in crescita rispetto allo 0,6 per cento annunciato dall’UFSP la scorsa settimana (ne avevo parlato qui), ma per ora pur sempre marginale rispetto alla variante alfa (quella inglese), largamente dominante in Svizzera.
Tutte queste belle notizie non devono però farci dimenticare che l’uscita dal tunnel non è per domani, da una parte perché poco meno di due persone su tre ancora non hanno ricevuto nemmeno la prima vaccinazione, dall’altra perché c’è una parte importante della popolazione per la quale ancora non vi sono vaccini: parlo dei più giovani. E se per i ragazzi tra i 12 e i 16 anni la procedura di autorizzazione è in corso, per gli under 12 ci vorranno mesi prima che possa iniziare.
Poco male diranno alcuni che ancora si fidano di quel che diceva il famigerato Mr. Coronavirus un anno fa, ma non è così, perché anche ragazzi e bambini possono soffrire di conseguenze gravi e soprattutto perché possono contagiarsi e contagiare, come conferma l’ultimo studio dell’epidemiologo tedesco Christian Drosten: anche in assenza di sintomi, i bambini sono contagiosi e possono essere dei “superspreader”, riassumeva Watson qualche giorno fa. Nel suo studio, Drosten si è concentrato su pazienti pre-sintomatici, asintomatici e poco sintomatici e, misurando il loro carico virale, conclude che “le differenze tra bambini e adulti sono troppo piccole per produrre da sole differenze importanti nell’infettività”.
È la conferma che, al di là dei rischi che corrono (ne avevo parlato a metà maggio), per lasciarci davvero alle spalle la pandemia la vaccinazione di ragazzi e bambini sarà irrinunciabile.
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