Prima di lei solo il Re Sole
In ricordo di Elisabetta II, regina d’Inghilterra, la più longeva sovrana della storia
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In ricordo di Elisabetta II, regina d’Inghilterra, la più longeva sovrana della storia
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Se ne è andata nell’anno del Giubileo di platino, che lo scorso giugno ha segnato i suoi settant’anni di regno, facendola diventare la più longeva regnante della storia, seconda, in assoluto, solo a Luigi XVI di Francia. Tutti i mezzi di informazione stanno inondando reti, canali e pagine di commenti, ricordi per una figura straordinaria della vita politica, sociale, culturale e di costume non solo della Gran Bretagna, ma certamente europea e mondiale, la regina che per un’intera “era” ha saputo tenere fede ad un motto che aveva espresso alla sua incoronazione e che aveva ricordato in un discorso ufficiale nel 1977: «Quando avevo 21 anni dedicai la mia vita al servizio del nostro popolo e chiesi l’aiuto di Dio per tener fede a quel voto. E per quanto abbia fatto quella promessa nei miei anni verdi, quando ero inesperta, non rimpiango né intendo ritrattare una sola parola.» Sono parole che aprono una recentissima e aggiornata pubblicazione di un volume dedicato appunto alla sua incredibile storia, intitolato “Elisabetta e i segreti di Buckingham Palace” (Cairo Editore). Ne è autrice la giornalista e scrittrice Enrica Roddolo, Vice Caporedattore ad personam al Corriere della Sera dove scrive di attualità italiana e internazionale e firma la rubrica On Royalty su Corriere.it. Dall’Introduzione proponiamo qui un estratto, rimandando alla lettura integrale del volume.
Perché ci siamo «innamorati» della regina? Da che cosa scaturisce il fascino di una donna che da quando aveva 25 anni ha ereditato il trono di San Giacomo, prima regina britannica a guardare al traguardo del Platinum Jubilee, 70 anni di regno? E dal 9 settembre 2015 la sovrana da più tempo alla guida della Gran Bretagna? Cosa si cela dietro al suo sorriso enigmatico, come una Monna Lisa contemporanea? E come la Gioconda di Leonardo, magnetica?
Sono stata al cospetto della regina, ospite di un party reale nel giardino di Buckingham Palace, bellissimo e fiorito nell’estate di Londra. Vestiva di un verde smeraldo, per tutti i suoi ospiti aveva una parola di attenzione. Non alla moda, non giovanile a ogni costo come tante donne avanti negli anni, ma impeccabile con il suo rossetto studiato per accendere la carnagione da English Rose.
Ma dietro a quel sorriso – per una vita – si è trincerata la ferrea disciplina con la quale ha portato avanti il suo ruolo. Come giurò con il Coronation Oath pronunciato a Westminster Abbey nel giugno del 1953, durante la solenne incoronazione. E come si era già impegnata in cuor suo sin dal momento in cui – appresa la morte del padre Giorgio VI il 6 febbraio 1952 – si calò all’istante nella parte. Nella gravitas di una sovrana. Senso di responsabilità, saggezza, fermezza che Winston Churchill, il suo primo Primo ministro, aveva già intuito quando l’incontrò bambina.
Venne alla luce il 21 aprile del 1926 al numero 17 di Bruton Street a Londra. Adesso, in quella via a un passo da Bond Street si affacciano vetrine di lusso e moda, allora era una strada centrale di Londra ma nulla di troppo elegante, e il palazzo dove aprì gli occhi al mondo non era per niente sfarzoso ed esagerato. In fondo lei, Lilibet, era solo la figlia del cadetto di Giorgio V. Alla folla di cronisti che attendeva la nascita del Royal Baby, la madre della piccola – Elizabeth Bowes-Lyon, figlia del conte di Strathmore, che sarà conosciuta come la Queen Mum – volle offrire un tè e dei sandwich per ringraziare dell’attenzione, delle tante ore di attesa durante il parto complesso. Del resto la sua Lilibet non era destinata al trono, non ancora. Sarà solo la rinuncia di Edoardo VIII e l’ascesa di Giorgio VI ad aprire a Elisabetta il futuro della corona. E del lavoro con Churchill. Il grande statista, che era già stato al fianco dei genitori di Elisabetta, Giorgio VI e la regina madre Elizabeth Bowes-Lyon, nei momenti più duri del secondo conflitto mondiale, disse che sin da piccola Lilibet trasmetteva un senso di autorevolezza e sembrava riflessiva: «She has an air of authority and reflectiveness».
C’era Churchill ad attendere ai piedi dell’aereo la giovane regina di ritorno a Londra dal Kenya alla morte improvvisa del padre Giorgio VI. Un Churchill stanco, appena rientrato dagli Usa dove aveva discusso della minaccia atomica causata dalla Guerra Fredda, ma sempre infaticabile. Proprio come adesso l’anziana sovrana, che nel 1965 per lui vorrà un funerale di Stato, un onore soltanto regale, concesso eccezionalmente anche a meno di una decina di personalità britanniche in cinquecento anni di storia.
Dunque è questa resilienza, forza di volontà, senso di responsabilità, il segreto dell’affascinante ed enigmatico sorriso di Elisabetta? Di certo è parte della risposta. Un sorriso e uno sguardo indecifrabile che David Bailey catturò nel 2014 con uno scatto fotografico che la regina scelse poi nel 2017 per festeggiare il Sapphire Jubilee, l’ultimo Giubileo – 65 anni sul trono – prima di quello del 2022. Con la parure di zaffiri, dono del padre Giorgio VI per le nozze con il suo amore di una vita, Filippo, la regina nel ritratto del fotografo della Swinging London appare in tutta la sua carismatica serenità.(…)
Come dimostra l’entusiasmo per il nuovo Giubileo della regina nel 2022 – e come confermano periodicamente, da anni, i sondaggi di opinione – con il suo sorriso impenetrabile e seducente Elisabetta ha saputo adattarsi ai tempi. Nel 2021, secondo l’istituto di sondaggi londinese YouGov, la regina convince l’85 per cento dei britannici (e anche nel 2020 non è mai scesa sotto quota 80 per cento). Di più, solo una frangia del 3 per cento ha un’opinione davvero negativa su di lei. Consenso corale, da far invidia a qualsiasi istituzione globale. È stata capace di aggiornarsi, senza scendere a compromessi. Ma assecondando le novità. Così, per esempio, per condividere con tutti i suoi sudditi (concittadini) la festa del Giubileo di platino ha deciso di aprire le porte di Buckingham Palace a un grande e rumoroso concerto rock.
Un bel salto per una tradizione, quella dei Jubilee londinesi, iniziata – solennemente – da re Giorgio III, che il 25 ottobre 1809 volle celebrare tra Windsor e Frogmore con festeggiamenti e fuochi d’artificio i suoi 50 anni di regno sulla Gran Bretagna e le colonie (era il re che perse le colonie americane). Alcuni decenni dopo, la regina Vittoria festeggerà ben due Giubilei: quello dei 50 anni (nel 1887) e poi quello dei 60 anni sul trono.(…)
E pensando alla gioia interiore dell’anziana regina Vittoria, commossa di vedere al suo Giubileo di diamante la folla felice di salutarla, la mente va alla spensieratezza che per le strade di Londra, da settant’anni, contraddistingue i Giubilei della regina. Che restituisce il calore dei suoi concittadini con la serenità del suo sguardo. Ecco dunque un secondo elemento di forza di The Queen sul quale soffermarsi: la serenità. Che fa il paio con un guizzo di ironia. «Oh sì, la regina è anche incredibilmente spiritosa, ironica» mi ha invitata a riflettere l’ottava contessa di Carnarvon, Lady Fiona, che ha sposato il figlio del più caro amico di Elisabetta II, Lord Porchester. Her Majesty è madrina dell’attuale conte, il padre era racing manager della regina e con poche altre persone al di fuori del circuito familiare dei Windsor la sovrana è mai stata in tanta confidenza e intimità.
Ho chiesto a Lady Fiona – nel suo castello di Highclere, a Newbury, nella campagna inglese, è facile imbattersi in foto di famiglia con la regina e il principe Carlo –, come abbia fatto a non fermarsi mai, neppure dopo la morte di Filippo, il duca di Edimburgo. Come c’è riuscita? «Perché la regina è una donna molto cristiana, con una fede profonda e dunque, anche se so bene che non passa un solo giorno che il principe Filippo le manchi immensamente, va avanti. Sapeva che questo era il suo dovere: andare avanti. Ma Filippo lo pensa sempre, perché era un uomo straordinario, capace di incoraggiare e spronare le persone e, come lei, ha fatto tantissimo lavoro.»
Questo spiega forse perché i britannici, ma non solo, amino Elisabetta II e l’abbiano sempre rispettata. «Troppe persone offrono solo parole e zero azione. La regina al contrario ha costantemente lavorato per dare un senso concreto alle sue promesse, una vera inspirational leader» aggiunge Lady Carnarvon. Il pensiero corre alle parole pronunciate dalla sovrana alla vigilia della Cop26 di Glasgow nell’autunno 2021: «È davvero irritante quando parlano e non fanno niente». E rincarate nel messaggio video affidato a capi di Stato e personalità intervenute al vertice Onu sul clima, facendo appello perché dalla politica lo sguardo si elevi a quello di veri statisti. Per auspicare: «In tanti speriamo che l’opportunità (di agire) non sia sprecata».
Parole dalle quali emerge tutto il disappunto dell’anziana sovrana per leader globali sin qui incapaci di dar seguito con azioni efficaci agli impegni presi. «Il fatto è che i politici spesso dimostrano una visione piuttosto corta, mentre basta guardare all’esempio della regina Elisabetta II che nel 2022 festeggia 70 anni di regno: beh, è chiaro che lei ha sempre saputo gettare lo sguardo lontano» conclude Lady Carnarvon. Già, la forza di Elisabetta è anche questa capacità di proiettare le energie su sfide del futuro: è la cifra di una regina che continua il lavoro di una dinastia. Sguardo di lunghissimo periodo, il contrario dell’approccio usa e getta imperante ai nostri giorni.
Imbrigliati nostro malgrado nelle logiche dell’oggi, la sua figura ci affascina dunque anche per quel sorriso aperto su un futuro lontano. In un certo senso, la sua lungimiranza ha supplito per settant’anni alla miopia della società contemporanea. E proprio perché la regina, la Corona, ha una prospettiva a lungo termine, per il Giubileo di platino 2022 The Queen ha voluto un «cuore verde», nel segno del percorso sostenibile avviato dal principe Filippo e continuato oggi da Carlo e William. Non c’è futuro per il pianeta e per la Corona, se non si inverte la rotta del climate change. Anche Elisabetta ne è consapevole.(…)
Una regina, una monarchia. Dai primi vagiti nella borghese Bruton Street, ai venti di guerra nei cieli di Londra. Dall’amore per Filippo, che sposerà nel 1947, alla nascita dei figli. Da Churchill alla Swinging London, fino alla Cool Britannia e oltre la Brexit. Elisabetta II ha attraversato il Novecento con il suo sorriso soave ed enigmatico, ed è entrata nella Storia. Una grande regina, per 70 anni sul trono.
Da Enrica Riddolo, “Elisabetta & I segreti di Buckingham Palace”, Cairo Editore
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