Lista rosso-verde in Consiglio di Stato: una faida interna inevitabile
Se non comunichi subito i contenuti del progetto ovvio che finirai a dibattere e a lacerarti solo sui nomi dei candidati – Il danno di immagine per il PS ormai è fatto
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Se non comunichi subito i contenuti del progetto ovvio che finirai a dibattere e a lacerarti solo sui nomi dei candidati – Il danno di immagine per il PS ormai è fatto
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Se non comunichi subito i contenuti del progetto ovvio che finirai a dibattere e a lacerarti solo sui nomi dei candidati – Il danno di immagine per il PS ormai è fatto
Due giorni fa è arrivata la replica, altrettanto chiara benché indiretta, dei due co-presidenti del PS: basta sterili battaglie sui nomi, fatte per di più sui media e non all’interno degli organi del partito, e concentriamoci sui programmi, che “sui nomi ci confronteremo in maniera democratica e trasparente al congresso” del 13 novembre. Questa in estrema sintesi il senso del peraltro piuttosto lungo e articolato documento inviato sotto forma di newsletter a iscritti e simpatizzanti, in cui si afferma tra l’altro come queste “continue uscite mediatiche che non parlano dei problemi che vive la popolazione ticinese ma di nomi e strategie interne diano una pessima immagine di noi”.
Evviva, ci sono arrivati! Peccato solo che ormai il danno è già stato fatto, e porvi rimedio non sarà per nulla facile, per lo meno nel breve periodo, ossia entro aprile. Perché è vero, come ricordano i due presidenti del partito, che le decisioni sull’alleanza con i Verdi e sulla composizione della lista comune per il Consiglio di Stato sono state prese democraticamente e ad ampia maggioranza, ma è anche vero che la loro comunicazione e la strategia adottata dalla direzione del partito (dei due partiti) ha non solo lasciato agli avversari interni lo spazio per intervenire nel modo e nei toni che in questi mesi abbiamo visto, ma l’ha persino favorito.
Non si comunica una specie di rivoluzione copernicana come è la lista comune rosso-verde senza prima averla preparata a puntino, ossia senza aver pronti i contenuti programmatici, senza aver discusso a fondo con tutti gli attori in causa (in particolare i rivali e le minoranze interne) e senza aver previsto tutte le possibili obiezioni, i possibili rimedi e, soprattutto, i futuri passi da compiere. E anche, se mi si permette, se non le possibili strategie di uscita per lo meno i possibili cambiamenti che si potrebbe essere costretti a fare in corso d’opera, le concessioni che si potrebbero dare.
Inoltre se si afferma che il progetto annunciato lo scorso mese di giugno è “mosso da una chiara visione e da una strategia che tiene conto del contesto storico della lista, ossia quello di rafforzare l’area rosso-verde sulla base di proposte politiche alternative alla maggioranza politica attuale nell’interesse del Ticino e di chi ci vive”, è sì comprensibile (a mio avviso non dovrebbe essere neppure necessario dirlo, ma tant’è) che si specifichi che “non lo piegheremo ad un superficiale dibattito su cosa conviene di più nel corto termine o cosa fa litigare di meno dando contentini a tutti e tutte”, visto che un progetto di tal fatta deve obbligatoriamente essere pensato e impostato sul medio se non addirittura sul lungo periodo; gli è però che per lungo tempo, troppo tempo, di questo progetto, di queste “proposte politiche alternative alla maggioranza politica attuale” – una volta si chiamava programma – non si è saputo né visto alcunché.
C’è stata, è vero, la presentazione a metà settembre del Piano di rilancio per il Ticino 2030 (“Per un Ticino in cui vivere”), un interessante anzi notevole documento che tuttavia è e rimane un prodotto targato PS, non una sintesi di area su cui lavorare, magari anche litigare, e poi da presentare ai rispettivi organi interni e ai rispettivi congressi. Dall’area rosso-verde unita invece non solo i cittadini, ma pure i simpatizzanti e probabilmente anche gli iscritti hanno dovuto aspettare il numero di questo mese (!) di PS.ch e la convocazione per il congresso di novembre per poter leggere la piattaforma comune di Governo. Anche questo un gran bel documento, nulla da dire in proposito, ma giunto a oltre tre mesi dall’annuncio di giugno. Troppo tardi per incanalare il dibattito sul piano politico ed evitare quelle che i due co-presidenti hanno definito discussioni “da tifoseria”.
Ovvio quindi che se queste sono state le condizioni di partenza date (dalla direzione e dalla presidenza, non dalle minoranze interne, è bene ricordarlo), il dibattito non poteva che incanalarsi sull’unico argomento su cui era possibile discutere: i nomi da mettere in lista. Da qui a dar sfogo alle faide interne il passo non solo è stato breve, ma inevitabile, i conseguenti danni di immagine pure. Pure questo limpido e chiaro (Recoaro?).
Nell’immagine: la prima pagina della citata piattaforma di governo PS-Verdi
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