Lo Zio Bill è nervoso
Ben tre commenti del «Mattino» dedicati all’occupazione degli autogestiti, fra panna montata, rimbrotti e rampogne come piovesse
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Ben tre commenti del «Mattino» dedicati all’occupazione degli autogestiti, fra panna montata, rimbrotti e rampogne come piovesse
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Ben tre commenti del «Mattino» dedicati all’occupazione degli autogestiti, fra panna montata, rimbrotti e rampogne come piovesse
Quello che non sarà sfuggito ai più attenti (e perciò un po’ autolesionistici) esegeti del verbo quadrista, è che stavolta i commenti minimalistici sulla sentenza ed i toni duri e perentori sulla successiva occupazione delle ex-scuole di Viganello da parte degli autogestiti rivelano chiaramente che qualcosa sta ampiamente destabilizzando la granitica sicumera del conducator cadregaro di Via Monte Boglia.
Certo, il ritornello riprende inizialmente quello intonato in prima battuta, a commento della sentenza, da sindaco Foletti e Municipale Valenzano Rossi, puntando sui tempi della giustizia (a carico dei contribuenti) occorsi per riaprire l’inchiesta sull’abbattimento di “un annesso fatiscente dell’ex-Macello”: oltre un anno e mezzo “trascorso a pettinare le bambole” (sic). Eh già, è questa la considerazione riservata ad un’istituzione giudiziaria che si chiama Camera dei Reclami Penali, presieduta dall’ex-sostituto procuratore generale Nicola Respini. Un posto dove si sfogliano margherite più che dossier, si passa il tempo (anzi lo si perde) dietro a questioni inesistenti, manipolate ad arte (e sempre) dai giornalai e pennivendoli di sinistra. A questo punto dobbiamo aspettarci, prima o poi, che si arriverà alle “toghe rosse” che ben ricordiamo dove e da chi venivano evocate e maledette.
Il fatto è che il giochetto, qui, mostra palesemente tutta la sua natura strumentale, perché è evidente per chiunque che con il discredito dell’istituzione si voglia con troppa disinvoltura non entrare nel merito di quanto quella sentenza fa uscire allo scoperto. Una sentenza frutto di una giustizia che fa il suo corso, si spera in modo indipendente, e secondo un funzionamento (largamente e storicamente riconosciuto) che con i suoi diversi gradi di giudizio è fatto per arrivare a garantire equità di trattamento per chiunque. Una giustizia che si era espressa, legittimamente, in primo grado con l’assoluzione per tutti, giudicando la vicenda sostanzialmente condizionata da una “comunicazione claudicante” e che ora la sentenza della CRP giudica invece non sufficientemente indagata, conclusa in modo lacunoso e claudicante, con il non luogo a procedere.
Dovrebbe essere un verdetto da accogliere con soddisfazione generale, perché in fondo chiede, con una nuova e più approfondita inchiesta, di fare maggiormente luce sulle responsabilità (per ora non rinvenute) legate alla decisione di abbattere, senza precisa autorizzazione, un edificio abitato.
Ed è triste prendere atto, ancora una volta, come nella retorica del foglio domenicale (e nelle prese di posizione di Lega e Udc) si torni ad invocare misure severe per chi “occupa illegalmente”, ad impugnare insomma il sacro principio della “legalità” mentre dell’illegale abbattimento di parte dell’ex-Macello si può al massimo segnalare, se proprio si deve, che non si trattava della parte protetta dello stabile. E poi, che diamine, è successo tutto per causa esimente!
Quanto al nuovo stabile occupato (le ex scuole di Viganello), apriti cielo, gli strali dello zio Bill, oltre che gli okkupatori, ovviamente, colpiscono un po’ tutti, dal Consiglio comunale luganese ad ipotetici addetti alla manutenzione degli stabili che “hanno dormito”, non murando gli ingressi e non tagliando l’acqua e la corrente. E qui, al di là della panna, monta un evidente nervosismo del capodicastero Scuole, socialità e protezione, che con il menar fendenti a manca e a manca si dimentica che la sua collega Karin Valenzano Rossi ha intanto palesemente aperto al dialogo, presentandosi a Viganello per due incontri con l’autogestione, e promettendo, a quanto pare, di portare il tema di “spazi alternativi ed autogestiti” al più presto in Municipio.
Cosa possa succedere in seduta di Municipio dove i due si siederanno come ogni settimana per discutere, è tutto da capire. Certamente, una volta di più ed in modo bruciante, emergeranno tutte le preoccupazioni legate ai riflessi che questo episodio (e soprattutto la riapertura dell’inchiesta) può portare ai sette municipali e ai loro calcoli elettorali. Chissà, forse, come due anni fa, non si arriverà neanche a parlarsi chiaramente, a stabilire una strategia comune, così che ancora si assisterà a prese di posizione divergenti, a dichiarazioni rimangiate o smentite, a bordate di sponda a mezzo stampa di uno o dell’altra. E magari ci sarà anche chi penserà che è meglio non far sapere niente a Zanini Barzaghi, che poi corre subito a riferirlo “ai suoi amici molinari”.
E mentre Valenzano Rossi pare disposta ad aprire al confronto (magari anche con il sostegno di Badaracco, e di Zanini Barzaghi, se glielo dicono) il suo dirimpettaio leghista la bastona con greve ironia invocando misure forti. Due modi di andare incontro alle elezioni e rivolgersi al proprio elettorato di riferimento. Quello di Quadri si è del resto già abbondantemente palesato nei commenti sui portali informativi. Riguardo agli autogestiti, già siamo al “prendiamoli a calci”, “chiamiamo uno a sparargli dal balcone” e via discorrendo di inciviltà e intolleranza.
Incrociamo le dita e speriamo davvero che chi semina, per una volta, non raccolga.
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