Un’equazione dopo i “Pandora Papers”
E se invece di pagare miliardi per gli F-35 chiedessimo agli USA un ristorno per mendacio?
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E se invece di pagare miliardi per gli F-35 chiedessimo agli USA un ristorno per mendacio?
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Stampa / Pdf
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E se invece di pagare miliardi per gli F-35 chiedessimo agli USA un ristorno per mendacio?
Gli Stati Uniti hanno voluto insegnarci (alle nostre istituzioni democratiche o al timoroso vassallaggio politico), con interventi anche pesanti, che cos’è la giustizia fiscale, quale deve essere il suo “modus operandi” dentro le nostre stesse strutture bancarie, quanto siano quindi eticamente riprovevoli e condannabili la scarsa trasparenza e onestà con cui abbiamo manipolato i soldi degli ebrei, il sistematico ricorso all’inviolabilità del segreto bancario per coprire tutto quanto si poteva, l’evasione fiscale anche se solo suggerita o consigliata ai propri concittadini tanto a Washington quanto a Zurigo, la troppo facile accoglienza elvetica ai fondi sporchi dei dittatori dell’Africa o delle Filippine o del Sudamerica o dei neo-plutocrati dell’Est.
La somma che gli svizzeri – banche grosse e medie e persino diverse cantonali o società finanziarie o commercianti di materie prime o le stesse istituzioni federali, dal dipartimento degli Esteri a quello delle Finanze, sotto forma di elaborati dossiers e di successivi lunghi interventi diplomatici di difesa o per infinte assistenze procedurali – hanno dovuto sborsare al Dipartimento di Giustizia americano per tenerlo quieto e poter continuare ad operare negli States, supera complessivamente (calcolando comunque solo le multe via via emerse durante gli anni nelle informazioni di stampa, che non sono tutte) quella che ora ci appresteremmo a versare per l’acquisto degli aerei da combattimento F-35. Se ci aggiungiamo anche la scoppola della crisi dei “subprimes”, rifilata dagli americani alle avide banche svizzere e all’intervento della Confederazione per salvare…l’economia nazionale (il famoso “too big too fail”), raddoppiamo. Questa è l’equazione improponibile o l’accostamento che non regge. Però non si può negare che il conto degli F-35 sarebbe già saldato, con inflazione compresa, o perlomeno che il denaro va sempre in una sola direzione o ancora che da buoni vassalli, timorati del dio-dollaro, a certe sentenze o a certi contratti non si può sottrarsi.
Il discorso non può però fermarsi qui. Ed è per questo che non diventa né improponibile né demagogico. Delle rivelazioni dei “Pandora Papers” (di cui ha parlato qui Aldo Sofia rilevandone importanza e senso; si è sentito invece un commento alla Rsi assai riduttivo, quasi fosse la solita solfa che si ripete) c’è infatti una constatazione che non possiamo lasciarci sfuggire, non per vendetta ma come metro di misura della sincerità e dell’affidabilità di uno Stato con cui stai stipulando un grosso contratto, definito dalla Viola Amherd il migliore possibile. Gli Stati Uniti, ci dicono le rivelazioni “Pandora Papers” sono di fatto uno dei centri finanziari offshore (diciamo, per capirci, un possibile luogo di grande evasione e inganno fiscali) più importanti del pianeta. Infatti, da un lato pretendono dagli altri (Svizzera) lotta all’evasione fiscale e infliggono perciò multe miliardarie agli operatori stranieri, d’altro lato lasciano prosperare sul loro territorio zone defiscalizzate e opache, come il Delaware, il Nevada, il Wyoming, il Sud Dakota, peggiori di tutti i paradisi caraibici, che attirano i ricchi evasori di tutto il mondo e prosperano sulla pelle di tutti i cittadini del mondo, svizzeri compresi. I quali dovrebbero ora barattare gli F-35 con la sincerità e la coerenza. Ma non tiene e non fidiamoci. Allora pretendiamo almeno il ristorno delle multe pagate estorte con mendacio. E l’equazione si chiude.
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