Non per paura, ma per esprimere speranza
Il discorso di David Attenborough al COP26 di Glasgow
Filtra per categoria
Filtra per autore/trice
Il discorso di David Attenborough al COP26 di Glasgow
• – Redazione
La produttività economica può perseguitarti anche da trapassato
• – Silvano Toppi
Da Roma al vertice di Glasgow sul clima: ‘tenute vive le speranze’ dice il premier italiano, ma dal summit dei ‘grandi’ poca concretezza
• – Aldo Sofia
Oltre 400 jet privati atterrano a Glasgow, l'ingorgo in timelapse
• – Redazione
Anche da noi la mafia ammazza e fa affari. E la legge la favorisce
• – Daniele Piazza
C’è di tutto nel menu politico del summit mondiale di Roma; tranne la priorità di soccorrere un paese ridotto alla fame, di cui l’Occidente è il primo responsabile
• – Aldo Sofia
Il vizio ticinese di schivare principi che andrebbero difesi e svicolare da buon senso e razionalità
• – Silvano Toppi
“I paesi ricchi non stanno mantenendo le promesse sulle donazioni delle dosi e impediscono alle nazioni in via di sviluppo di produrre i propri vaccini”
• – Redazione
L’esito dell’inchiesta della Procura sui fatti dell’ex-Macello lascia la cittadinanza in balìa delle tre scimmiette
• – Enrico Lombardi
La vicenda giuridica finisce, ma le risposte sulle responsabilità del Municipio di Lugano per l’abbattimento di una parte dell’ex Macello restano inevase
• – Redazione
Ha avuto grande eco, nella sala della Conferenza di Glasgow sul clima, l’intervento di David Attenborough, 95 anni, il più noto naturalista e divulgatore scientifico del mondo, attivo come documentarista alla BBC sin dal 1952.
La sua è stata una testimonianza non “politica”, ma rivolta ai politici, ai potenti del mondo, per metterli di fronte alle loro responsabilità. Il suo è stato un discorso di uno straordinario “esperto”, che non usa parole difficili, termini scientifici, ma impugna la “speranza” per incitare all’azione, ad una nuova “rivoluzione industriale”.
Signore e Signori, mentre passerete le prossime due settimane a discutere, negoziare, persuadere e a cercare compromessi – perché è sicuro che lo farete – è facile dimenticare, alla fine, che il tempo dell’emergenza si riassume in un solo dato: la concentrazione di CO2 nella nostra atmosfera.
È il dato decisivo che determina la temperatura terrestre, e i cambiamenti di quel dato sono il modo più chiaro per raccontare la nostra storia e ridefinire il nostro rapporto con il nostro mondo.
A lungo, nel passato, nella storia, quel dato è rimbalzato selvaggiamente fra i valori di 180 e 300, determinando così la temperatura del globo. Parliamo di un’epoca e di un mondo brutali, selvaggi e imprevedibili, in cui i nostri antenati sulla terra erano pochi e faticavano a sopravvivere.
Circa 10.000 anni fa quel dato si è improvvisamente stabilizzato, e con esso il clima terrestre.
Ci si è trovati così in un periodo insolitamente favorevole, con stagioni prevedibili ed un clima costante e “governabile”. Questo ha favorito, per la prima volta in modo tanto significativo, la civilizzazione: e non si è perso tempo per approfittarne. Tutti i nostri obiettivi, di società, di civiltà, negli ultimi 10.000 anni sono stati raggiunti, grazie alla stabilità climatica di quel lungo periodo.
In quell’arco di tempo, la temperatura terrestre non è mai oscillata di oltre un grado, in più o in meno. Fino ad oggi.
Oggi tutto sta cambiando: le emissioni tossiche dei combustibili fossili sta distruggendo la natura; la crescita costante dell’industrializzazione sta rilasciando nell’atmosfera quantità enormi di CO2 ad un ritmo e su una scala senza precedenti. Siamo nei guai, veramente.
La stabilità climatica, da cui dipendiamo da sempre, si sta incrinando, sta venendo meno; si sta svolgendo una storia fatta di disuguaglianze e instabilità.
Oggi, chi ha avuto minori responsabilità rispetto a quanto sta succedendo, ne sta subendo le conseguenze peggiori.
In definitiva, tutti noi sentiremo il terribile impatto di quanto sta avvenendo, e per qualcuno si tratta di qualcosa già sin d’ora inevitabile.
È così che deve finire la nostra storia? È così che deve chiudersi la parabola di una specie, divenuta sempre più intelligente, capace di capire e leggere gli eventi naturali, eppure incapace, per la sua gretta umanità, di andare oltre gli obiettivi a breve termine, e di guardare invece in prospettiva, verso il futuro, quello di cui si preoccupano giuntamente le giovani generazioni? Spero che questa occasione ci dia l’impulso per riscrivere la nostra storia, per trasformare questa tragedia annunciata in una vittoria. Dopo tutto siamo i più grandi risolutori di problemi mai esistiti sulla terra.
Noi stiamo comprendendo che si tratta di un grave problema. Sappiamo come fermare l’aumento di quel dato, e farlo rientrare nella norma: sappiamo che dobbiamo ridurre drasticamente le emissioni di CO2 entro questo decennio. Dobbiamo impedire la diffusione di miliardi di tonnellate di CO2 nell’aria.
Dobbiamo fissare un obiettivo concreto: il contenimento ad un massimo di un grado e mezzo di aumento della temperatura, ed abbiamo gli strumenti per farlo. Occorre però una nuova rivoluzione industriale, basata su milioni di soluzioni innovative sostenibili, che in parte sono già sperimentate.
Condivideremo così tutti i vantaggi di avere un’energia pulita a prezzi accessibili; una vita più sana, una natura tanto rispettata da regalarci abbastanza cibo per sostenere tutti noi.
Perché la natura è la nostra più grande alleata.
Se saremo in grado di salvaguardare la natura, essa ci aiuterà nel neutralizzare le emissioni di CO2, riportando il pianeta ad un equilibrio vitale. Mentre lavoriamo per costruire un mondo migliore dobbiamo riconoscere che nessuna nazione ha completato il proprio sviluppo perché nessuna nazione avanzata è ancora in grado di affermare di aver raggiunto la “sostenibilità”.
Tutti hanno ancora strada da fare. Quindi, se tutte le nazioni si adopereranno per raggiungere obiettivi sostenibili, con un ridotto impatto, si saprà raggiungere questo obiettivo; ma solo se si si sarà in grado di capire che si tratta di un processo da favorire e attuare insieme, senza lasciare indietro nessuno.
Useremo questa opportunità per creare un mondo più equo. E la motivazione non dev’essere la paura, ma la speranza.
Noi che viviamo questo presente, e le generazioni che ci seguiranno, guardiamo a questa conferenza considerando primariamente un fatto: se da qui in avanti, quel dato, quel numero che indica i gradi, avrà smesso di crescere, anzi, avrà cominciato a diminuire. La speranza è che sarà questo il risultato dell’impegno preso qui.
C’è un motivo per ritenere che l’esito possa essere positivo: se operiamo separatamente finiremo fatalmente per continuare a destabilizzare il nostro pianeta; sicuramente, lavorando insieme, siamo abbastanza forti da essere capaci di salvarlo.
Nella mia lunga esistenza ho vissuto e sto vivendo un terribile declino, ma voi potreste e dovreste essermi testimoni di uno straordinario rovesciamento di tendenza, in virtù di questa “disperata speranza”.
Signore e signori, è per questo che il mondo vi sta guardando, è per questo che voi siete qui. Ricordatelo.
Grazie.
A proposito della Demoman International (DI), società di hackeraggio israeliana che agisce con il nome in codice di Team Jorge, per manipolare elezioni e referendum in tutto il...
Anche nello sport il cammino delle donne è partito da lontano e non è ancora terminato