Miliardi al vento senza vergogna
I vertici dell’esercito svizzero chiedono miliardi per nuove armi, mentre sulla consigliera federale Amherd si addensano le ombre per l’affare RUAG e per i problemi del contratto d’acquisto degli F-35
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I vertici dell’esercito svizzero chiedono miliardi per nuove armi, mentre sulla consigliera federale Amherd si addensano le ombre per l’affare RUAG e per i problemi del contratto d’acquisto degli F-35
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I vertici dell’esercito svizzero chiedono miliardi per nuove armi, mentre sulla consigliera federale Amherd si addensano le ombre per l’affare RUAG e per i problemi del contratto d’acquisto degli F-35
I vertici grigioverdi pretendono decine di miliardi senza vergogna: spiegano che vogliono “aumentare le capacità di difesa”, mettendo, di fatto, in secondo piano “la protezione e l’aiuto alla popolazione”.
L’invasione e la guerra in Ucraina sono un’occasione d’oro per i grigioverdi gallonati, che ora indossano baschi e tute mimetiche come guerriglieri. Così si inventano una possibile guerra d’aggressione tutta immaginaria, dopo che il nostro Paese è passato indenne attraverso due guerre mondiali. L’ultima volta che il nostro esercito ha sparato è stato per sedare uno sciopero a Ginevra, nel 1932: 13 morti e 65 feriti, per lo più innocui passanti. Negli ultimi 60 anni l’esercito si è profilato soprattutto per i suoi scandali. Nel 1964 fu la volta dei caccia Mirage, che portò alle dimissioni del consigliere federale Chaudet; alla fine degli anni settanta lo scandalo del Panzer 68, che si scoprì “non adatto al combattimento” e costò la poltrona al ministro Gnägi.
L’acquisto dei nuovi caccia F-35, assieme al poco chiaro affare RUAG, potrebbe creare una nuova vittima a palazzo. Sulla vicenda che coinvolge la RUAG, la società della Confederazione che si occupa di armi e di sicurezza, ci sono molte ombre. Viola Amherd, ascoltata ieri dai parlamentari, ha deciso di chiedere a una commissione esterna di chiarire le circostanze dell’acquisto dei 96 carri Leopard da parte di RUAG, per essere rivenduti e inviati in Ucraina. Una vicenda poco chiara per un Paese neutrale in un momento estremamente delicato: bisognerà capire chi sapeva e che cosa. In particolare dovrà essere chiarita la posizione di Amherd, rimasta silente negli ultimi mesi sul delicato affare. La stessa consigliera ha dichiarato ieri: “Il mio ruolo va chiarito”. Infatti, può agire senza controllo un’azienda della Confederazione che dipende dal Dipartimento della Difesa?
Tornando ai caccia americani, la consigliera federale ha proceduto all’acquisto infischiandosi, poco democraticamente, dell’iniziativa che chiede di far decidere al popolo sulla spesa di 6 miliardi di franchi. Oltre ai difetti tecnici e alla mancanza di pezzi di ricambio, ora salta fuori un altro problema: il produttore americano prevede che ci saranno ritardi nella consegna dei 36 jet. Non essendo previste penali in caso di ritardo (complimenti a Frau Amherd per la perspicacia!), l’affare potrebbe costare da 800 milioni a 1,75 miliardi di franchi al contribuente elvetico, per allungare la vita ai moribondi F/A-18. D’altra parte gli americani non avranno fretta di consegnare i caccia, visto che la nostra aviazione ha deciso di tenere soprattutto a terra gli F-35, perché fanno troppo rumore quando volano. Resteranno negli hangar e i piloti li lucideranno come si fa con l’argenteria di casa.
Miliardi al vento senza vergogna. Il capo dell’esercito, Thomas Süssli, ha spiegato che uno degli assi prioritari del nuovo programma è il rafforzamento della cooperazione in ambito militare con la NATO. Inoltre, intende inviare soldati al di fuori dei confini, dove possono esercitarsi meglio perché “i combattimenti si svolgerebbero nelle aree urbane”. I nostri fanti non possono prepararsi in patria, perché – dice il capo – “le nostre basi militari rispecchiano piuttosto una Svizzera rurale”.
Il futuro generale è coerente: poco dopo l’inizio della guerra in Ucraina aveva dichiarato che l’esercito rossocrociato dopo due settimane avrebbe dovuto affidarsi alla NATO, perché da solo sarebbe stato impotente. Una dichiarazione di incapacità e di fallimento annunciato, che imporrebbe di mandare a casa il gallonato, vista la sua gestione fallimentare dei cinque miliardi di franchi annui a sua disposizione.
Miliardi al vento senza vergogna. Più difesa (nelle braccia della NATO) e meno protezione e aiuto alla popolazione, ci dicono i vertici grigioverdi.
I 13 miliardi di franchi dovrebbero invece andare alla vera protezione e al vero aiuto alla popolazione, visto che in Svizzera, nel 2021, 157 mila persone occupate vivevano in condizione di povertà e 279 mila in condizioni di rischio povertà. E mentre il Paese ha bisogno di interventi pubblici per sostenere la sanità e la formazione, il Consiglio federale taglia i finanziamenti ai politecnici.
Per il futuro e la sicurezza del Paese è più importante il clima, come spiega la segretaria del Gruppo per una Svizzera senza esercito, Pauline Schneider: “La maggiore e più acuta minaccia in materia di politica di sicurezza resta la crisi climatica. Non la combattiamo con carri armati e caccia militari”.
La Neue Zürcher Zeitung, giornale liberale, mentre Süssli presentava i suoi esosi desideri miliardari, descriveva la Svizzera come un Paese che può diventare una “Repubblica delle banane”, perché non è in grado di sviluppare e promuovere le proprie infrastrutture. Citiamo solo un esempio di politica ambientale: l’Austria conta 1427 impianti eolici, mentre la Svizzera è a quota 41.
Miliardi al vento senza vergogna. Governo e Parlamento dovranno esprimersi sulla lista della spesa presentata da Süssli e camerati. Speriamo che non si lascino turlupinare. I primi segnali non sono incoraggianti. La sinistra è rimasta imbambolata dalla guerra in Ucraina, dimenticando che nel nostro Paese andrebbe rilanciata la politica pacifista, anche e soprattutto in un mondo che si sta affossando nella corsa agli armamenti. Rinunciare all’esercito e puntare su una forza di pace sotto l’egida delle Nazioni Unite rimane una prospettiva più che realistica in Svizzera.
Cominciamo a invitare i giovani a non andare a scuola reclute e a scegliere il servizio civile. Il loro curriculum sarà più ricco e avranno più facilità a ottenere posti di lavoro interessanti. Questo esercito, che brucia miliardi di franchi, è inutile: va radicalmente modificato o soppresso.
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