Nikolai Kapustin – Il maestro della musica ucraina, un compositore che guardava ad Occidente
Parole, suoni, immagini da una terra tormentata
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Parole, suoni, immagini da una terra tormentata
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Putin ha fatto le prove generali della guerra odierna nel paese del Vicino Oriente: centinaia di migliaia di vittime e città rase al suolo per salvare il dittatore Assad
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• – Aldo Sofia
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• – Aldo Sofia
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Uno dei più noti e coraggiosi oppositori del neo-zar racconta sorpresa e smarrimento alla notizia dell'invasione dell'Ucraina
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Lo fa a modo suo, deformandola per giustificare la sua aggressione a uno Stato sovrano
• – Redazione
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È scomparso il 2 luglio 2020 il pianista e compositore Nikolai Kapustin. Se ne è andato nel silenzio generale, lontano dal clamore mediatico e da magniloquenti commemorazioni pubbliche, con quella riservatezza e quella discrezione che hanno contrassegnato tutta la sua vita e che colpiscono particolarmente nella misura in cui contrastano con la evidente vitalità e vivacità della sua musica. La musica di Kapustin è entrata nel repertorio da concerto di pianisti importanti ed è oggetto di studio per moltissimi studenti. Compositore prolifico, Kapustin ci ha lasciato oltre 160 opere tra composizioni per pianoforte solo, musica da camera e orchestrale.
Era nato il 22 novembre 1937 a Nikitovka, un sobborgo di Horlivka in Ucraina. Avvicinatosi al pianoforte da bambino, mostra subito una spiccata creatività e una certa vocazione alla composizione tanto che all’età di 13 anni compone la sua prima sonata per pianoforte.
Giovanissimo, Nikolai Kapustin va a Mosca a sostenere l’esame di ammissione al Moscow Musical College e studia pianoforte nella classe di Aurelian Rubach. Nel 1956 entra al Conservatorio di Mosca dove studia pianoforte con Alexander Goldenweiser e si diploma nel 1961.
In questo periodo di studio Kapustin si avvicina al jazz, nonostante le evidenti difficoltà, nell’Unione Sovietica dell’epoca, di reperire ed ascoltare questo tipo di musica, seguendo alla radio il programma “The Voice of America” e le grandi orchestre di Duke Ellington, Count Basie, Glenn Miller. Dopo il diploma al Conservatorio di Mosca entra a far parte della Oleg Lundstrem Big Band, un’orchestra allora molto popolare in Unione Sovietica, per cui Kapustin, oltre a suonare il pianoforte compone molti brani.
Nikolai Kapustin nell’esecuzione dell’ Impromptu, op. 66, no. 2
Dagli anni Ottanta in poi Kapustin si dedica esclusivamente alla composizione e a qualche performance pianistica in radio o tv in cui venivano eseguite le sue composizioni.
Kapustin era un pianista che non aveva mai studiato composizione come materia specifica, dunque aveva espresso questo suo interesse e questa sua attitudine da autodidatta, forgiando uno stile personale in cui le forme e le strutture della musica colta occidentale incamerano la ricchezza armonica e ritmica peculiari del linguaggio del jazz.
Il giovane pianista russo Dmitry Masleev, con l’Orchestra Siberiana, nel Concerto per Pianoforte e orchestra n.2 di Nikolai Kapustin
Le sue composizioni recano, nella migliore tradizione della “musica classica”, numeri di opera, sono “sonate”, “studi”, “preludi”, “concerti”, eppure al pianista classico quelle armonie e quei ritmi suonano strani, differenti da tutto ciò che è abituato a suonare, ma suonano strani anche alle orecchie del pianista jazz, che deve destreggiarsi in una scrittura funambolica e densa dove il cardine stesso dell’estetica di questo linguaggio, l’improvvisazione, è assente.
Per chi volesse conoscere più da vicino il pensiero di Kapustin è disponibile una biografia in forma di intervista al compositore curata da Yana Tyulkova e pubblicata da Schott Music (Conversations with Nikolai Kapustin). Il volume è in lingua inglese, ma di agevole lettura e comprensione.
(da “A proposito di Nikolai Kapustin. Ricordando il pianista e compositore”, di Paola Parri, in “Pianosolo.it”)
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