Non solo Ticino
Importanti appuntamenti elettorali anche nel Canton Ginevra e nel Canton Lucerna, con numerose incognite da sciogliere soprattutto in proiezione delle elezioni federali d’autunno
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Importanti appuntamenti elettorali anche nel Canton Ginevra e nel Canton Lucerna, con numerose incognite da sciogliere soprattutto in proiezione delle elezioni federali d’autunno
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Importanti appuntamenti elettorali anche nel Canton Ginevra e nel Canton Lucerna, con numerose incognite da sciogliere soprattutto in proiezione delle elezioni federali d’autunno
Sembrerà incredibile in un cantone sempre più onfalocentrico ma, salvo imprevisti cataclismi, domani la Svizzera guarderà solo distrattamente quanto accadrà in Ticino alle elezioni. A quasi nessuno infatti importa se tra UDC e Lega finirà effettivamente a pistolettate, oppure se il Gran Consiglio si tingerà, letteralmente e non solo metaforicamente, un po’ più di rosa (in particolare le capigliature). Gli occhi dei nostri compatrioti saranno infatti puntati verso altri orizzonti, cantoni strategicamente e politicamente ritenuti più importanti rispetto al nostro.
Ginevra anzitutto, dove in gioco c’è la maggioranza rosso-verde in Consiglio di Stato. I sette posti sono infatti attualmente ripartiti tra due PS, due Verdi e un rappresentante a testa per PLR, Centro e Mouvement Citoyens Genevois (MCG), la versione locale della Lega. Maggioranza giovane, strappata ai partiti borghesi nel 2021 dopo l’uscita di scena forzata dell’ex enfant prodige del PLR Pierre Maudet, estromesso da ogni carica a causa delle sue traversie giudiziarie.
E sarà proprio Maudet la mina vagante di questa elezione. Riuscirà a riconquistare il seggio perduto? Se, come sembra probabile, non dovesse riuscirci, a chi porterà via voti? Al suo ex partito? Al campo borghese nel suo complesso? A quel voto di protesta che tradizionalmente confluiva verso l’MCG?
Difficile prevedere (neppure gli analisti si sbilanciano): quello che è certo è che PS e Verdi presentano una lista comune con quattro candidati, di cui tre uscenti, mentre il campo borghese si presenta diviso essendo fallita l’“entente” tra Centro e PLR a causa delle polemiche su un possibile allargamento all’UDC, e quindi avrà un ostacolo in più da superare per recuperare il seggio perduto due anni fa. L’UDC resta in agguato, mentre nel mirino del PLR vi è non solo il seggio della sinistra, ma pure quello del MCG, che oltre ad essere, per lo meno stando ai sondaggi, in perdita di velocità, si presenta a queste elezioni senza il suo storico candidato di punta, Mauro Poggia, che ha deciso di non ricandidarsi. E forse è proprio per parare il colpo che dovrebbe arrivare dalla destra storica che il Mouvement presenta come candidato un ex PLR, Philippe Morel. Basterà?
Difficilmente avremo tutte le risposte domenica sera, visto che per decidere l’elezione sarà probabilmente necessario il secondo turno, in programma il 30 aprile (in corsa ci sono 23 candidati, divisi su 13 liste).
Apertissima anche la corsa per il Gran Consiglio, anzitutto per i possibili spostamenti di forze tra i partiti a causa della soglia di sbarramento per entrare in parlamento, che a Ginevra è fissata al 7% (la più alta della Confederazione). Basta infatti, come più volte successo in passato, che uno dei partiti in bilico non raggiunga anche solo per una manciata di voti il quorum, per scombussolare tutto. Con l’effetto paradossale che magari perdi voti, ma grazie all’uscita dal legislativo di un’altra formazione guadagni seggi.
Cosa che quasi sicuramente avverrà, visto che ben difficilmente la gauche rimarrà in parlamento (come già nel 2005 e 20009 si presenta divisa in due liste, e i precedenti parlano chiaro), e pure l’UDC è in bilico, tant’è che per salvare il salvabile sulle sponde del Lemano si sono visti a fare indirettamente campagna i suoi due consiglieri federali, Guy Parmelin e Albert Rösti. Pure il campo borghese tradizionale un po’ trema. Manco a dirlo la mina vagante è sempre Pierre Maudet: poche chance di entrare in Gran Consiglio, ma a chi toglierà voti – perché è certo che a qualcuno ne toglierà – è il gran mistero che verrà svelato domenica.
Oggi i 100 seggi sono così ripartiti: PLR 25, PS 16, Verdi 14, Centro 11, MCG 11, “Ensemble à gauche” 9, UDC 8, senza partito 6.
Occhi puntati anche su Lucerna, dove il Consiglio di stato verrà quasi completamente rinnovato (si ripresentano solo in due su cinque). La posta in gioco qui non è tanto sapere quante donne verranno elette nell’ultima roccaforte maschile della Svizzera, perché è certo che almeno un paio lo saranno, ma di sapere se il PS riuscirà a riconquistare il seggio perso nel 2015 (possibile ma non certo) e soprattutto chi sarà la neoeletta.
Gli è infatti che tra i consiglieri di Stato che hanno deciso di ritirarsi vi è anche tale Marcel Schwerzmann, un senza partito di orientamento borghese, la cui poltrona è concupita soprattutto dal PS, che ha lanciato nella corsa la gran consigliera Ylfete Fanaj, già presidente del Gran Consiglio e originaria del Kosovo. In agguato però vi sono, oltre agli altri partiti borghesi, anche i Verdi con la consigliera comunale di Lucerna Christa Wenger e la granconsigliera Claudia Huser, rappresentante dei Verdi-liberali, il partito con il maggiore vento in poppa fra tutti. Dovesse costei riuscire a entrare in Governo, ecco che si ridisegnerebbero i rapporti di forza nel centrosinistra, con possibili riverberi fin alle elezioni federali di ottobre e forse oltre.
Già, perché stando all’ultimo barometro elettorale federale i Verdi sono in calo, il PS stagna mentre i Verdi liberali sono in costante ascesa. Di più: l’area ecologista nel suo complesso si colloca attorno al 19%, ed è così la seconda forza politica della Svizzera. Finora i Verdi liberali sono progrediti soprattutto nei parlamenti cantonali ma, dovessero cominciare anche ad imporsi come forza di governo, c’è da chiedersi fino a quando potranno continuare ad essere esclusi dal Consiglio federale. Se poi a ottobre dovessero superare anche la soglia psicologica del 10%…
E il Ticino? Ah già, ci sono le elezioni anche da noi.
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