Odiava la guerra soccorrendo le vittime
La scomparsa di Gino Strada: fondatore di Emergency, senza mai dimenticare ingiustizie ed emergenze sociali
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La scomparsa di Gino Strada: fondatore di Emergency, senza mai dimenticare ingiustizie ed emergenze sociali
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La scomparsa di Gino Strada: fondatore di Emergency, senza mai dimenticare ingiustizie ed emergenze sociali
Mai, per lui, mai che una guerra potesse essere “giusta”, ma sempre il risultato di una prepotenza. E lo ha ripetuto fino al termine dei suoi giorni. Lo ha ribadito anche in merito all’ennesima drammatica pagina che sta conoscendo il ‘suo’ Afghanistan, da dove le forze internazionali (di cui condannò l’intervento militare) battono in ritirata: “Ho vissuto complessivamente per sette anni in Afghanistan – ha scritto nel suo ultimo intervento, sul giornale La Stampa, poco prima della sua scomparsa – , ho visto aumentare il numero dei feriti e le violenze, mentre il paese veniva progressivamente divorato dall’insicurezza e dalla corruzione: dicevamo già vent’anni fa che questa guerra sarebbe stata un disastro, per tutti”. I fatti gli hanno dato ragione, mentre i tre ospedali di “Emergency” distribuiti nel paese in fiamme tornano a riempirsi di feriti, di disperati, soprattutto vittime civili, cosiddette “vittime collaterali”, di una nazione che è senza pace praticamente da mezzo secolo.
Doveva spesso negoziare, anche duramente, ma sempre abilmente per ottenere da governanti e oppositori in armi l’apertura dei suoi centri di soccorso. Ci voleva del coraggio. Anche perché nelle sue strutture venivano soccorsi e curati anche miliziani di fronti contrapposti, che si erano combattuti poche ore prima. E se negava l’accesso ai mutilati dell’esercito o, nel caso afghano ma non solo, delle forze internazionali era perché potevano contare su presidi sanitari organizzati e d’alta qualità, ma soprattutto per un problema di sicurezza dei suoi pazienti innocenti e dei suoi operatori.
Diciotto strutture ospedaliere in tutto il mondo, senza contare i numerosi centri di immediato intervento per i primi soccorsi. E lui spesso, finché ha potuto, finché i problemi cardiaci non si sono manifestati con gravità, era spesso al lavoro in sala operatoria, a salvare e rimettere in piedi (sempre gratuitamente) le vittime dei conflitti più feroci, e spesso più assurdi.
Non solo nel mondo. Negli ultimi due anni Gino Strada aveva voluto che “Emergency” facesse la sua parte, per esempio, anche nell’Italia piagata dall’emergenza sanitaria. E ci sono sue interviste
In cui esprimeva tutta la sua amarezza e la sua indignazione per certi bizantinismi politici, per i troppi ritardi, per le molte contraddizioni che attribuiva a giochi e giochetti della cosiddetta classe dirigente: ancora più incomprensibili, ancora più indecenti nel momento di un dramma nazionale che ancor più affondava la sua lama sulle ingiustizie sociali, che Gino Strada vedeva e denunciava senza sosta. Lui, medico al fronte, denunciava poi come Ingiusta e autolesionista la guerra internazionale del vaccino, la decisione di farne anche un’arma di propaganda geopolitica, il principio della ‘proprietà intellettuale’ – quindi, monopolio dei brevetti – garantito all’industria farmaceutica che, nel caso specifico, con una mano ritira i sussidi necessari alla ricerca e con l’altra raccoglie grandi profitti. E conoscendo bene problemi, limiti e piaghe del mondo sottosviluppato, non accettava la narrazione occidentale dell’impossibilità tecnica di cominciare a trasferire conoscenza scientifica e strutture di produzione dell’anti-virus ai paesi a basso reddito, dove tuttora e complessivamente c’è un misero 5 per cento di immunizzati, e nuove aggressive varianti del Covid 19 possono velocemente diffondersi, e agguantarci.
Ne siamo coscienti, il rischio, in questi casi, è di farne un ‘santino’. Avrà avuto i suoi difetti. Per una certa parte politica soprattutto quello di aver sempre sostenuto e difeso la necessità e la priorità di una sanità pubblica solida e non al centro di intrallazzi politici, e invece bistrattata e sforbiciata senza preveggenza, senza senso, senza ragione, troppe volte solo per favorire settori privati, dove si sono moltiplicati gli scandali e le ruberie, mentre la sua convinzione era che “le cure , semplicemente, non devono produrre profitti”. Paradossale ‘rimprovero’ a chi si era affidato alle sue convinzioni umanitarie e alla sua energia individuale soprattutto per correre in soccorso degli indifesi. I fatti parlano per lui. Anche se sono gli stessi fatti che perpetuano ciò che Gino Strada ha cercato di sconfiggere.
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