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Una multa al Consiglio di Stato e un sollevamento di popolo
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Una multa al Consiglio di Stato e un sollevamento di popolo
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Una multa al Consiglio di Stato e un sollevamento di popolo
È stata definita una decisione “storica”, che potrebbe lasciare il segno in tutta Europa. Il Conseil d’Etat (organo amministrativo della Francia, con funzioni consultive e giurisdizionali) ha sanzionato il governo francese per la sua incapacità a ricondurre i livelli di inquinamento di NO2 (biossido di azoto) e particelle fini PM10 al di sotto dei limiti stabiliti dalle su stesse norme sanitarie ufficiali e imperative in otto agglomerati ( Parigi, Lione, Strasburgo, Marsiglia-Aix, Grenoble, Toulouse, Reims, Fort-de-France). Dopo un ultimatum già decretato nel luglio dello scorso anno e disatteso, si è quindi passati alla condanna e alla sanzione: 10 milioni di euro per il primo semestre di quest’anno (54 mila euro al giorno), ripetibile per ogni semestre di ulteriore superamento delle norme. La somma sarà destinata a istituzioni pubbliche ritenute capaci di sostituirsi al governo nella lotta contro l’inquinamento (e cioè: Agenzia di transizione ecologica, Centro di studi sui rischi, l’ambiente, la mobilità e la sistemazione del territorio, Agenzia nazionale di sicurezza sanitaria, Istituto nazionale dell’ambiente industriale e dei rischi).
Immaginiamoci ora che qualcosa del genere capiti anche dalle nostre parti. Le inadempienze per il superamento dei limiti “sanitari” ufficiali frequenti, alle volte clamorosi, soprattutto nel periodo estivo, in regioni come il Mendrisiotto, e la conseguente condanna con ammenda dell’autorità giudiziaria – come dovrebbe essere doveroso – da parte del tribunale amministrativo, metterebbe al muro il nostro governo, il Consiglio di stato. Poiché è stata stabilita una correlazione certa e verificata tra inquinamento e malattie polmonari (in particolar modo tra i bambini) e cardiovascolari e neurologiche (v. studio Università di Basilea), noi potremmo stabilire che il ricavato dalle multe per inadempienza nel rispetto delle norme minime sanitarie dovrebbe essere attribuito, proporzionalmente, agli ospedali pubblici, per le conseguenze sanitarie provocate e far fronte ai costi di degenza… per inquinamento.
Un’ereditiera, danarosa, vuol impadronirsi alle porte di Biarritz, sulla costa basca, di un ampio terreno agricolo, coltivato, di 150 mila metri quadrati, pronta a sborsare oltre tre milioni di euro. Venditore un possidente francese “rifugiatosi” in Svizzera, figlio di un ex-campione di tennis. Prezzo “speculativo”, si dice, ricuperabile nella progettata nuova destinazione (ville, svago, cavalli da competizione, ecc.). La Safer (società che opera per l’agricoltura, la sovranità alimentare, l’ambiente e i territori) hanno chiesto un diritto di prelazione, come gli consente la legge, anche per difendere i due agricoltori che vi lavorano da vent’anni. Ma senza riuscirci. Si ammette che c’è l’immancabile vuoto giuridico del quale approfittano gli speculatori. Il Codice rurale non permette infatti d’esercitare un diritto di prelazione semplice, ribassando cioè il prezzo, affinché corrisponda al valore di mercato (800 mila euro). La vicenda è ormai diventata nazionale. È dalla fine di giugno, infatti, che quel terreno agricolo è occupato giorno e notte dalla popolazione che ne rivendica l’uso solo agricolo. Vi si tengono quotidianamente conferenze, pasti, concerti, mercati dei produttori, giornate per i giovani, con azioni “coup de poing”, come occupazione temporanea dello studio d’architettura o notarile legati all’operazione, 125 trattori che assediano Biarritz, pressioni sul domicilio parigino dell’acquirente.
Immaginiamoci se qualcosa del genere dovesse essere messa in atto di fronte – ad esempio – alla selva di modine che sono sorte sulla collina di Breganzona, fagocitata dalla “grande Lugano”, sugli ultimi spazi agricoli ancora liberi (ma anche di alto pregio paesaggistico, come presso la chiesa di S. Quirico). Anche la cosiddetta via democratica (già usata una volta, positivamente, quando Breganzona era comune, ora inefficace) non risolverebbe niente: che cosa può interessare ai cittadini di Valcolla, di Castagnola o di Brè, chiamati alle urne dalla Grande Lugano, di ciò che capita sul fianco opposto, a Breganzona? La grandezza, l’espansione, uccide la democrazia istituzionale. Quasi paradossalmente, solo il ritorno a un persistente sollevamento di popolo potrebbe forse riuscire a muovere qualcosa.
Nell’immagine: gli occupanti del terreno di Arbonne (Biarritz)
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