Piccole storie luganesi
Liquidazione di patrimoni ideali e operazioni chirurgiche da bassa macelleria
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Liquidazione di patrimoni ideali e operazioni chirurgiche da bassa macelleria
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• – Libano Zanolari
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Liquidazione di patrimoni ideali e operazioni chirurgiche da bassa macelleria
“Hanno trasformato i valori del liberalismo in una pianta di plastica da mettere nell’ufficio di qualche banchiere”: la frase, che cito un po’ a memoria senza ricordarne la fonte, illustra bene la liquidazione di un patrimonio ideale e la sua sostituzione con una “pragmatica” (aaagh) prassi di tutela pregiudiziale e vassalla della posizione e degli interessi dei privilegiati. Nella liberale notte dei lunghi coltelli, un anzianissimo trombone, da anni inconsapevolmente (e in buona compagnia concionante) sul carrello dei bolliti, sembra abbia accusato il presidente dimissionario di essere una sorta di cheguevara affossatore del partito, cioè di non aver accettato di continuare ad innaffiare con le solite (e stolide) chiacchiere il ficus di plastica di cui sopra. Tognola non era – per onestà intellettuale, per carattere e per assenza di tornaconti personali: tutti pregi, già, ma che qui diventano difetti – la persona adatta a trovare le farmacistiche alchimie capaci di far uscire il PL(R)T dalla palude in cui i suddetti tromboni lo hanno cacciato, ma l’intenzione era buona e onesta. Chi ora rimane, incavolato o smarrito che sia, non sembra avere la forza (né la cultura) per prendere in mano i cocci, e riproporre una riflessione identitaria; quindi, per inerzia, si andrà avanti così cercando di farsi megafono di istanze popolari purchessia, appiattendosi su discorsi altrui e mandando al macero quel poco di “anima” che ancora è rimasta.
Anche in questo caso, siamo alla caricatura; musica militare spacciata per musica sinfonica, commedia dell’arte che si vuole teatro shakespeariano. E, anche in questo caso, siamo a parlare di cocci e di macerie.
Ma questa distorsione tremenda e offensiva non è patrimonio esclusivo di una parte, coinvolge le istituzioni e le persone che con il voto abbiamo ritenuto degne di governarci. Un esempio, plastico anch’esso, è il comunicato del Municipio (di tutto il Municipio?) a proposito dei fatti dell’ex-Macello, lenzuolata emessa secoli dopo i fatti, in modo tale da poter ben preparare la versione, nascondere le tracce, ottenere le opportune connivenze, nel mezzo di cortine fumogene sollevate tramite vertiginosi e indecenti scaricabarile; un comunicato talmente assurdo e irricevibile da dare la chiara sensazione che il governo comunale tenti di fare passare noi cittadini per fessi. E questo un minimo di fastidio lo dovrebbe pur dare. Le istruzioni erano di demolire solo il tetto, pericolante, ci si dice: ma perché sabato, di notte? perché con una ruspa? perché con questa urgenza, visto che era ormai inoccupato? Vi sono filmati in rete che dimostrano, invece, come la demolizione dell’ex-Macello sia stata non operazione chirurgica, ma proprio da … infima macelleria urbana; distruzione cieca e violenta, da polizia sudamericana, che ha fatto a pezzi anche tutto quanto si trovava all’interno, libri, vestiti, tutto. Ora, bontà loro, i nostri governanti permettono ai molinari di andarsi a riprendere i loro effetti personali, o quel che ne resta dopo lo scempio; non è certo la vergogna o la decenza che acceca lorsignori. Non ci è stata neppure risparmiata la commedia dell’amianto: dapprima una bella perizia assolutoria, poi la plateale smentita da parte della magistratura. Ma anche qui, ecco la capriola del perito, a tentare di mitigare la menzogna altrui: ci dice che l’amianto non era dappertutto, come qualcuno avesse mai pensato che l’ex-Macello fosse interamente fatto di questo bel materiale.
A qualche giornalista muzzanese bisogna dirlo tutte le volte: non si tratta di essere molinari, o loro fiancheggiatori, per opporsi a questo pubblico scandalo. Basta avere a cuore un paio di valori di base, la democrazia, la verità e il rispetto.
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