Una settimana di buone notizie
I casi continuano a diminuire e la variante delta forse fa meno paura. Ma siamo ancora lontani dalle cifre del giugno 2020
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I casi continuano a diminuire e la variante delta forse fa meno paura. Ma siamo ancora lontani dalle cifre del giugno 2020
• – Riccardo Fanciola
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• – Daniele Piazza
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• – Enrico Lombardi
• – Franco Cavani
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• – Gianni Beretta
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• – Franco Cavani
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• – Riccardo Fanciola
Dubbi, accuse e controaccuse impediscono di comprendere le vere cause della pandemia
• – Loretta Dalpozzo
I casi continuano a diminuire e la variante delta forse fa meno paura. Ma siamo ancora lontani dalle cifre del giugno 2020
Troppo bello per essere vero. È il commento che mi è venuto dinanzi all’evoluzione della pandemia. In Svizzera i casi continuano a diminuire e i tempi di dimezzamento sono ora di circa due settimane. Con i casi continuano a diminuire anche le ospedalizzazioni, seppur a un ritmo inferiore: la scorsa settimana sono state 131, 18 in meno rispetto ai sette giorni precedenti (dimezzano all’incirca ogni quattro settimane).
Unica eccezione, i decessi, che sono stati 32, 13 in più: ma è un aumento che giunge dopo due mesi di cifre quasi costantemente al ribasso, per cui il dato non dovrebbe preoccupare (tanto più che siamo ben lontani dagli oltre 500 morti alla settimana registrati nei momenti peggiori).
Troppo bello per essere vero, dicevo, tanto da chiedermi se questo calo spettacolare non fosse almeno in parte dovuto al fatto che, vaccinate le classi d’età più a rischio, il virus ora circolasse tra classi d’età in cui sono più frequenti asintomatici e pauco-sintomatici (persone cioè con sintomi limitati). Una domanda che su Twitter ho posto a Samia Hurst-Manjo, vicepresidente della Task force scientifica e direttrice dell’Istituto di etica dell’Università di Ginevra.
Senza dubbio le persone antisintomatiche si testano meno, riconosce la prof. Hurst-Manjo nella sua dettagliata risposta, ma se questa fosse la ragione di un calo così sensibile “ci si dovrebbe attendere un’evoluzione diversa nell’analisi delle acque reflue” degli impianti di depurazione: “lì il virus c’è o non c’è, indipendentemente dai sintomi delle persone contagiate”: ed è una differenza che non si vede, come conferma l’ultimo rapporto epidemiologico della Task force.
Non è la sola buona notizia: l’altra riguarda la variante B.1.167, recentemente ribattezzata variante delta dall’Organizzazione mondiale della sanità, che ha introdotto le lettere dell’alfabeto greco per evitare i soprannomi geografici (decisione peraltro tardiva, come annota Nature). Come avevo scritto su Naufraghi/e a fine maggio, questa variante nel Regno Unito preoccupa e molto: oggi è quella dominante e provoca un’impennata dei contagi nonostante il tasso elevato di persone vaccinate.
In Svizzera, dove era stata scoperta a fine marzo, la variante delta resta invece del tutto marginale: l’1.6 per cento dei contagi secondo gli ultimi dati dell’Ufficio federale della sanità pubblica. Fuori dal Regno Unito, in effetti non sembra conoscere una crescita altrettanto spettacolare, come sottolinea Richard Neher, ricercatore al Biozentrum dell’Università di Basilea, che studia come evolvono virus e batteri.
“Benché la variante Delta sia stata individuata in tutta Europa a partire dagli inizi di aprile – ha scritto Neher negli scorsi su Twitter – la sua frequenza è rimasta stabile a qualche punto percentuale in maggio”. Neher sottolinea di non saperne spiegare la ragione, ma dice che probabilmente ha giocato un ruolo il fatto che in aprile i casi fossero pochi. “La variante Delta è sicuramente molto contagiosa – conclude Neher – ma è difficile valutare quale vantaggio abbia sulla variante Alfa” (quella dominante in Svizzera).
Sperando che la situazione resti questa, la luce in fondo al tunnel si fa più forte: fermo restando che il livello dei contagi resta per ora largamente superiore a quello che si registrava un anno fa. Nella prima ondata, agli inizi di giugno si contavano meno di venti contagi al giorno. Se la tendenza attuale si conferma, a quei livelli arriveremo in agosto.
E sarà meglio che a quel momento tutto sia pronto per evitare che nuovi focolai diano il via a nuovi incendi.
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