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Più che un giallo, un horror
Naufragi

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Ancora sul dibattito RSI su legge anti-Covid e vaccini: la verifica delle sue dichiarazioni smentisce clamorosamente Werner Nussbaumer, ma perché l’Ordine dei medici non prende posizione?

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Puri e Duri
La matita nell'occhio

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Quando il confronto e la discussione diventano impossibili
Naufragi

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Le iniziative vanno sempre… troppo in là
Naufragi

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Con il Polo lo sport è a cavallo (come a San Moritz)
Naufragi

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Macerie - Idee di democrazia

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Più che un giallo, un horror
Naufragi

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Ancora sul dibattito RSI su legge anti-Covid e vaccini: la verifica delle sue dichiarazioni smentisce clamorosamente Werner Nussbaumer, ma perché l’Ordine dei medici non prende posizione?


Enrico Lombardi
Enrico Lombardi
Più che un giallo, un horror
• 11 Novembre 2021 – Enrico Lombardi

Nel periodo elettorale i contributi di candidate e candidati sono benvenuti sulla nostra zattera secondo queste regole

Dalla zattera dei naufraghi abbiamo già espresso tutto lo sconcerto per le derive argomentative proposte durante il dibattito televisivo di “Democrazia Diretta” (RSI, 8.11.21) in particolare da parte del dottor Werner Nussbaumer.

Il confronto di posizioni fra chi sostiene o accetta le misure sanitarie adottate dal governo federale e chi le contesta aspramente si sta facendo sempre più duro ed estremo, specie sul versante no-vax, che si oppone duramente e decisamente alla legge Covid sostenendo il referendum lanciato dagli “Amici della Costituzione” su cui si andrà a votare il prossimo 28 novembre.

In fondo, si sta manifestando un fenomeno a cui un po’ tutti avremmo sperato di non dover assistere, specie dopo che nei primi mesi di pandemia, molto si era detto e giustamente evidenziato circa lo slancio generale di solidarietà ed in particolare di sostegno al personale curante, medico e paramedico: passati gli applausi e i cori di incoraggiamento, in prossimità della votazione siamo oggi allo scontro quotidiano, fatto di slogan e di farneticanti invocazioni alla “libertà” contro una presunta “dittatura vaccinale”.

Insomma, sembrerebbe che di fronte alle oggettive problematiche politiche, economiche, sociali e anche psicologiche di una vita quotidiana vissuta nella pandemia, dopo qualche mese di buoni propositi ormai non ci sia più posto che per il peggio: un dibattito fra schieramenti pare ormai impossibile, ma non solo: le argomentazioni di chi rivendica il proprio diritto a non farsi vaccinare stanno veramente rasentando la dissennatezza.

Non si tratta di generalizzare, sia ben chiaro: fra i cosiddetti no-vax ci sono tante rispettabilissime persone che cercano quotidianamente di elaborare una personale assunzione di responsabilità dentro questa situazione, cercando di comporre un dissidio davvero complesso come quello che riguarda il concetto di adeguamento alle regole sociali imposte da un’autorità verso cui si è in manco di fiducia, le paure circa gli effetti a medio e lungo termine dei vaccini inoculati per combattere il COVID 19, le convinzioni, alquanto radicate, che tutto ciò che viene “imposto dall’alto” sia, di principio, e indipendentemente da ogni distinzione, da combattere in quanto antidemocratico.

Il fatto è che poi, mentre dal versante dell’autorità (politica e medica) vengono indicazioni che contengono in sé sempre anche un margine di dubbio, di adeguamento a circostanze che sono cambiate o che si conoscono meglio, sul versante degli oppositori cresce una generica e sempre più violenta reazione fatta di certezze e assolutismi, impugnati da leader variamente accreditati, sostanzialmente sempre più disposti a diffondere ogni tipo di informazione (tendenzialmente infondata) pur di raccogliere l’adesione di coloro che non possono o non vogliono sottostare alla vaccinazione.

Di questo genere di leader è disseminato il vasto panorama mondiale delle manifestazioni no-vax, in cui si ritrovano estremisti di varia estrazione, che arrivano, per esempio, ad assaltare sedi sindacali, com’è capitato a Roma, o a scontri violenti come al porto di Trieste (dove a dirigere la “lotta” c’era un ex-pugile che poi si è ammalato di COVID e ne ha dato pubblicamente la responsabilità agli idranti della polizia!); o, ancora, come in diverse città svizzere, dove si sono radunate migliaia, anche decine di migliaia di persone per dire no al vaccino con slogan e motivazioni le più diverse e stravaganti, tendenzialmente volte al “complottismo”.

Nel nostro microcosmo cantonale l’inquietante campione di un simile comportamento è il dottor Werner Nussbaumer che, di giallo vestito, manco fosse un minion oltremodo incattivito, si è esibito lunedi sera in una ennesima tristissima rappresentazione del suo peggior repertorio, quello del “sospetto insinuato”, fatto passare per autorevole, vista la sua qualifica di medico che sa perché ha molti pazienti e conosce centinaia di colleghi medici ed infermieri che la pensano tutti come lui, nel negare, di principio, ogni crisma di validità della politica vaccinale in Svizzera (e nel mondo).

Spalleggiato dall’ineffabile economista UDC Paolo Pamini e naturalmente dall’”amico della Costituzione” Sergio Morandi come folkloristici comprimari, Nussbaumer ha gialleggiato per tutto il dibattito al limite della decenza, fornendo dati e cifre un po’ a caso al punto che la RSI si è sentita giustamente in diritto e dovere di pubblicare, martedi, una nota informativa dettagliata relativa alle dichiarazioni espresse da Nussbaumer (e da Pamini) messe a confronto con i riscontri ufficiali forniti nel mondo.

È un “fact checking” impietoso, che inchioda Nussbaumer alle sue tristemente fantasiose esternazioni, attraverso una modalità informativa che il servizio pubblico ha deciso, forse per la prima volta, di adottare, vista la gravità della questione ed il peso della disinformazione cavalcata ed alimentata dal dottor Nussbaumer.

Un interrogativo alquanto pesante resta però pendente anche dopo questa replica di RSI: Nussbaumer può essere smentito dai dati forniti nel citato “fact checking”, e può dunque risultare colpevolmente inattendibile nell’espressione e nella divulgazione dei suoi punti di vista, ma ancora non viene toccato, finora, su un altro piano, quello etico, legato alla professione di medico e di politico che scientemente utilizza tragici casi personali per adattarli pretestuosamente alle proprie tesi anti-vaccinali.

Reiterare il sospetto che l’ex-sindaco di Lugano Marco Borradori sia deceduto a causa della vaccinazione, e ancora di più, raccontare, come nulla fosse, che un giocatore del club calcistico di cui è dirigente si sia suicidato un mese fa a causa del pesante clima pandemico, è gravissimo ed inaccettabile sotto ogni punto di vista.

In un mondo un po’ meno offuscato da logiche argomentative da social, che pervadono ormai ogni forma di discussione anche in sedi più ufficiali, sarebbe stato appena un po’ più consolante, o incoraggiante, veder subito prender forma lo sdegno, il dissenso aperto verso un simile comportamento, sia da parte dei conduttori (che hanno, in verità, aspramente contrastato Nussbaumer quando è tornato sul tema Borradori), sia da parte dei politici presenti.

Possibile che nessuno si sia sentito in dovere di esprimere il proprio totale e incondizionato dissenso nei confronti dell’utilizzazione pretestuosa e crudele di un fatto tragico come quello di un suicidio (facilmente identificabile, per di più, nel nostro microcosmo) e dire al medico in giallo che il suo è puro horror, dei più disgustosi e inqualificabili? Possibile che l’indomani non sia uscito un comunicato che stigmatizzasse quanto avvenuto? Possibile che non ci sia (per ora) una presa di posizione dell’Ordine dei medici? Battersi perché personaggi come il sedicente dottor Nussbaumer non possano più usare pubblicamente a scopo propagandistico le vite e le morti delle persone, dovrebbe essere una battaglia di civiltà. Perché, davvero, qui, si sta cadendo nell’osceno, nel barbaro, e sembra tutto accettabile.

A volte, va davvero detto “basta”.






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