Ortega si auto-rinnova ma vince sua moglie
Rosario Murillo nominata vice-presidente, sempre più potente al fianco dell’ex rivoluzionario diventato dittatore
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Rosario Murillo nominata vice-presidente, sempre più potente al fianco dell’ex rivoluzionario diventato dittatore
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Rosario Murillo nominata vice-presidente, sempre più potente al fianco dell’ex rivoluzionario diventato dittatore
In queste prime consultazioni dalla rivolta popolare del 2018 soffocata nel sangue, il regime si è attribuito il 75% dei suffragi, mentre alla vigilia i sondaggi indipendenti della società di consulenza americana Gallup lo accreditava di un 19% (comunque la metà dello zoccolo duro degli esordi dell’orteguismo nel 2007). In effetti, basta tener presente il livello dell’astensione, con le organizzazioni semiclandestine d’opposizione Urnas Abiertas e Observatorio Ciudadano che (mentre i dati ufficiali parlano di un 65% di affluenza) assicurano che l’80% degli aventi diritto avrebbe raccolto l’invito di restare a casa.
A testimoniare la tragica commedia sono giunte da tutto il paese e in particolare dalla capitale Managua quantità di immagini di urne deserte oltre che numerosi dati di singoli scrutatori filtrati dall’interno dei seggi stessi, brogli compresi. La gran parte degli elettori si è così concentrata fra i dipendenti del settore pubblico, che al loro rientro in ufficio dovevano mostrare il proprio pollice macchiato di tinta indelebile; un’usanza post voto seguita da sempre in Nicaragua per scongiurare (al contrario) che qualcuno possa votare più volte.
Il 10 gennaio prossimo dunque Ortega si rinnoverà alla guida del paese. Ma con un’ennesima bizzarra invenzione di certa rilevanza: sua moglie Rosario Murillo da vicepresidente e factotum del governo, assurgerà a co-presidente. Il che vuol dire che in caso di morte del 76enne Daniel gli subentrerà automaticamente. Aldilà della figura messianica del leader, sua moglie è la figura centrale degli orteguisti (al cui interno non è peraltro particolarmente amata) almeno dal ’98, quando sconfessò la propria figlia Zoilamérica che aveva accusato il patrigno Ortega di aver abusato in passato di lei. Fu Murillo a promettere la legge contro l’aborto alla vigilia del primo reinsediamento del marito alla presidenza, ingraziandosi i favori dell’ex nemico numero uno della rivoluzione sandinista, il cardinale arcivescovo di Managua Obando y Bravo (che subito dopo li risposò in chiesa) e rinforzando conseguentemente il patto con l’oligarchia locale. Con le sue pratiche esoteriche e i suoi 35 anelli alle dita (uno contro ogni specifico malocchio) la poetessa Rosario si è così rifatta dello smacco di non essere stata nominata ministro della cultura durante la rivoluzione, al posto del grande padre-poeta Ernesto Cardenal. Al quale fece una guerra feroce organizzando in concorrenza l’Associazione Sandinista dei Lavoratori della Cultura.
Dopo la tirannia dei Somoza, queste elezioni consolidano fatalmente in Nicaragua la dinastia della famiglia Ortega, i cui numerosi figli/e, generi e nuore, sono piazzati nei posti chiave dell’amministrazione, dei media e della sicurezza.
Eppure potrebbe essere anche il principio della fine del sistema autocratico con l’apertura di crepe al suo interno, visto lo sconcerto di diversi suoi sostenitori, sgomenti in questa prova al constatare la distanza abissale che il popolo nicaraguense ha voluto marcare nei confronti di chi lo vuole a tutti i costi capitanare.
Scritto per ‘il manifesto’ di oggi, 10 novembre 2021
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